Mosley, duce mancato del fascismo inglese

Mosley, duce mancato del fascismo inglese I RETROSCENA DELL*AIUTO DI MUSSOLINI Mosley, duce mancato del fascismo inglese La recente scomparsa di Sir Oswald Mosley, deceduto a 84 anni nel suo esilio parigino, è un avvenimento che merita forse maggior considerazione di quanto non sia stato fatto, proprio perché dimostra che anche la Gran Bretagna non fu estranea a un certo tipo di fascismo. La storia di Mosley ha, a dire il vero, poco a che fare con quella di Mussolini o di Hitler, due proletari per eccellenza. Egli era invece il rampollo di una famiglia di ricchissimi proprietari terrieri, il cui titolo baronale risaliva al 1600. Dopo aver ricevuto la migliore educazione tipica degli aristocratici inglesi, sposò nel 1920 Cynthia, figlia del famoso marchese Curzon e nipote del miliardario americano Levi Zeigler Leiter. Alla cerimonia nuziale presenziarono i reali inglesi, quelli del Belgio e le massime autorità britanniche. Fu nel 1932 che fondò la British Union of fascists (Buf), con l'appoggio, pare, di alcuni magnati dell'industria inglese e del giornalismo. Quest'appoggio crebbe quando Mosley, rimasto vedovo, si risposò con Diana Mitford, già moglie di Brian Guinness, proprietario delle note fabbriche di birra. Il matrimonio venne celebrato a Berlino, alla presenza di Hitler, di Goebbels e di Goering. Una sorella della sposa, infatti, divenne nota in seguito per la sua amicizia personale con Hitler. Intanto la Buf, affiancata da una Fascisi Defence Force di tipo squadristico, prendeva piede, e per le vie di Londra si potevano incontrare sempre più spesso delle «camicie nere» in divisa paramilitare. Una tale organizzazione richiedeva però un notevole esborso di denaro. Da alcuni documenti di archivio, si apprende che Mosley ricevette la prima rimessa di denaro italiano per il tramite, guarda caso, di un docente della «clinica neuropsichiatrica» dell'Università di Roma, con il quale mantenne i contatti anche in seguito. La seconda rimessa gli venne consegnata da un legale giunto appositamente a Londra, in gran segreto, alla fine di agosto del 1933. Sir Oswald si lamentò con quest'ultimo del ritardo delle rimesse, che aveva ostacolato l'esecuzione dei suoi piani, e fece sapere che il sussidio avrebbe dovuto aggirarsi sulle 60.000 sterline annue (circa 3.600.000 lire di allora) da versarsi possibilmente in Francia o in Svizzera. Dopo di che consegnò all'agente italiano «un messaggio di ringraziamento al duce» e altri documenti. L'ammontare dei sussidi non bastava evidentemente a ricompensare la fede dei fascisti britannici se, nel maggio del 1934, Mosley spedi a Roma il capo di Stato Maggiore del Buf, Jan Dundas, con il compito di far notare a Mussolini «l'enorme sviluppo preso dal Buf che richiedeva ingenti mezzi per l'organizzazione delle masse accorse sotto i gagliardetti del partito». Inoltre, da un loro «agente che faceva parte dell'esecutivo comunista» inglese, Mosley era venuto a sapere dell'imminenza di un tentativo di forza contro il governo e contro il Buf da parte delle sinistre, preceduto da uno sciopero generale. In tale eventualità al Buf occorrevano forniture di armi, e perciò era opportuno prendere accordi sulle località e sulle modalità dello sbarco di queste. Infine il sig. Dundas «richiedeva informazioni sulle eventuali possibilità di una alleanza italo-inglese dopo l'assunzione del potere da parte del Buf in Inghilterra, sugli eventuali accordi commerciali desiderati dall'Italia in compenso dell'aiuto prestato, sulle aspirazioni coloniali dell'Italia, proponendo l'inclusione dell'Italia nell'unione doganale imperiale e la rinuncia a favore degl'Italia dei diritti inglesi sull'Etiopia». Le preoccupazioni di Mosley di non ricevere altri sussidi dal duce erano dovute al peggioramento dei rapporti italo-inglesi e ai prodromi di una guerra italo-abissina. Scoppiata la quale, il capo del fascismo inglese non trovò di meglio che fare opera di mediazione in favore dell'Italia. Egli convocò a Parigi, alla fine di novembre del 1935, l'amico neuropsichiatra romano, con il quale ebbe un lungo colloquio in una sala del museo del Louvre. Fatto straordinario, assisteva al colloquio il capitano dell'Intelligence Service Gordon Canning (alias Gordam Graham) «che appariva controllare le parole di Sir Osvaldo» (sic!), e che poi intervenne ripetutamente nel colloquio. Mosley disse di parlare a nome del Foreign Office che «non aveva fiducia in Grandi e nessuna opinione nell'intelligenza di Sir...» (l'ambasciatore inglese a Roma). Aggiunse che dirigenti inglesi erano desiderosi di addivenire ad una soluzione pacifica del conflitto italo-inglese e che erano pronti a giungere ad ampissime concessioni purché fosse salvato il prestigio dell'impero e della S.d.N., con la quale l'Inghilterra si identificava». Il Foreign Office prospettava la cessione all'Italia del Tigrai e dell'Ogaden, la concessione di un mandato su altri territori etiopici, esclusi quelli abitati da popolazioni amhara. e la partecipazione all'opera della S.d.N. per la riorganizzazione dell'Etiopia. Infine la Banca Morgan avrebbe concesso all'Italia, a condizioni vantaggiose, un prestito di cinquanta milioni di sterline. Il sottosegretario agli Esteri Suvich, nel portare a conoscenza di Mussolini questo piano, prospettò due ipotesi: che non si trattasse di un tentativo «serio», oppure che il Foreign Office si fosse servito di Mosley per sapere se le richieste italiane, già comunicate a Londra, fossero «suscettibili di modificazioni e di riduzioni». In una nota di Suvich in margine al documento, che reca il visto di Mussolini, si legge: «Il Capo ritiene che la cosa non sia seria. Si risponda ai delegati inglesi che le proposte vengano fatte per il tramite normale. S.». E cosi fu fatto. Guerra di Etiopia, guerra di Spagna, guerra mondiale portarono ad un progressivo esaurimento del Buf. i cui esponenti vennero alla fine arrestati o internati. Mosley, imprigionato con la moglie in un edificio separato all'interno del penitenziario di Holloway, fu liberato nel novembre del 1943. E poiché egli continuò a protestare nei suoi scritti contro una tale persecuzione, il ministro degli Interni del governo Attlee. fece alla Camera dei Comuni, il 16 giugno 1946. la seguente comunicazione: «Lettere del conte Grandi, ambasciatore italiano a Londra, a Mussolini sono state trovate tra le carte di quest'ultimo. La parte importante di una di queste lettere datata 30 gennaio 1934 è la seguente: "Mosley mi ha chiesto di esprimervi la Sua gratitudine per avergli inviato la considerevole somma di denaro che io ho provveduto a consegnarli oggi. Egli parlò anche con gratitudine della pura generosità con cui voi accettaste come impegno per il futuro la sua richiesta materiale"». La parte importante di una successiva lettera datata 1" marzo 1935 è la seguente: «Attualmente voi state spendendo un mucchio di quattrini in Inghilterra. Fino a pochi giorni fa voi davate a Mosley tre milioni e mezzo di lire all'anno, in mensilità di circa 300.000 lire. Tutto questo denaro credetemi, duce, anche nella migliore delle ipotesi finisce semplicemente nel nulla... con un decimo di quello che voi date a Mosley ritengo di poter produrre un risultato dieci volte maggiore». Mosley non si arrese neppure allora. Egli fece altri tentativi per risuscitare il suo movimento, e solo dopo il loro fallimento si decise, nel 1951, ad abbandonare l'Inghilterra, forse anche per sfuggire alle nuove gravose tasse. Ad Orsay, vicino a Parigi, acquistò la villa fatta costruire dal gen. Moreau, il maresciallo che tradì Napoleone e fu ucciso dai francesi a Dresda mentre combatteva nelle file dello Zar. Per una strana palingenesi vi è morto Sir Oswald Mosley, il duce mancato del fascismo inglese. Enrico Serra