L'ombra della guerra nucleare nel discorso d'addio di Carter di Ennio Caretto

L'ombra della guerra nucleare nel discorso d'addio di Carter A cinque giorni dalla scadenza del mandato L'ombra della guerra nucleare nel discorso d'addio di Carter DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — Nel discorso di commiato alla nazione, pronunciato a cinque giorni dalla scadenza del suo mandato, il presidente Carter ha denunciato «la minaccia della distruzione nucleare» che incombe sul mondo e ha esortato il suo successore Reagan ad adottare una politica diretta a prevenirla. Il Presidente ha anche ammonito gli americani che «la democrazia è un'opera che non finisce mai», e li ha esortati a continuare quest'opera «in questa difficile era di transizione», consolidando le istituzioni repubblicane ed adoprandosi «per l'universale adozione dei diritti civili» anche all'estero. Carter aveva sperato sino all'ultimo di poter annunciare il rilascio degli ostaggi di Teheran: in assenza di un accordo, che potrebbe tuttavia concludersi di ora in ora, ha chiesto al Paese di «sperare e pregare». Carter ha evitato di trarre un bilancio dei suoi quattro anni al supremo vertice dello Stato. Non ha neppure tracciato il programma del partito democratico, uscito diviso e sconfitto dalle ultime elezioni. Il suo discorso ha mostrato carenze vistose: nessun cenno alla crisi economica, la ve¬ ra ragione del successo di Reagan, né al pericolo che la distensione con l'Urss finisca. E' stata una nostalgica carrellata sugli ideali mai realizzati del cristiano del «profondo Sud» accidentalmente eletto alla guida del Paese più forte del mondo. Il portavoce della Casa Bianca, Powell, ha spiegato che Carter ha evitato gli argomenti di fondo per non imbarazzare 11 suo successore. Ma il presidente ha lasciato il segno con la denuncia della minaccia atomica. Nessun capo di Stato americano era mai stato cosi duro ed esplicito. Ha parlato dal famoso studio ovale, due ore dopo che Reagan era arrivato a Washington dalla California (prenderà le consegne martedì prossimo alle 12). Oltre che sul rischio dell'olocausto nu- cleare, ha insistito su altri tre punti principali: la diffusione dei diritti civili, l'impegno ecologico, la salvaguardia della democrazia. Menzionando gli ostacoli che attendono il suo successore, ha detto: «Capisco, come pochi altri possono, quanto sia difficile il compito di un Presidente americano. Mi impegno, nei limiti della mia coscienza e delle mie convinzioni, ad aiutarlo in tutto ciò che mi sarà possibile. Gli auguro successo, e l'aiuto di Dio». Il presidente ha affrontato il problema nucleare in diretto riferimento all'Urss, pur senza nominarla mai. «Il problema dell'olocausto atomico si fa sempre più grave — ha detto — gli arsenali delle superpotenze aumentano di dimensioni e, a mano a mano che altri governi si impossessano di queste armi, si delinea la possibilità che un gesto di follia, di disperazione, di ingordigia, o semplicemente un errore di calcolo scatenino forze terribili... In una guerra nucleare, ogni secondo sarebbe scatenata una forza distruttiva superiore a quella Ennio Caretto (Continua a pagina 2 in nona colonna)

Persone citate: Powell, Reagan

Luoghi citati: California, New York, Teheran, Urss, Washington