D'Urso legato 33 giorni sotto una tenda Sette mandati di cattura firmati da Sica di Liliana Madeo

D'Urso legato 33 giorni sotto una tenda Sette mandati di cattura firmati da Sica Il racconto del giudice rilasciato ieri dalle Brigate rosse nel centro di Roma D'Urso legato 33 giorni sotto una tenda Sette mandati di cattura firmati da Sica Il magistrato dopo il rapimento è stato portato nella «prigione» fuori Roma con un furgone - Due terroristi l'hanno interrogato mostrando di sapere molte cose - A volte è rimasto bendato, altre erano i «carcerieri» che portavano un cappuccio - Il covo potrebbe essere nella zona di Bracciano - I mandati di cattura riguardano il rapimento del giudice e Passassimo Galvaligi - CZ7 - . ... . . Già un primo arresto ROMA — «Si, si, sono D'Urso, sono io...'-, la voce, lontanissima, viene dall'interno di una 127 chiara. Il vetro è appannato e lascia appena intravedere un viso scavato, pallidissimo, smarrito; il resto del corpo, legato e infagottato, è nascosto sotto una co¬ perta cosi come Aldo Moro era apparso ai primi che si accostarono alla Renault rossa. Giovanni D'Urso esce dal tunnel dei 33 giorni di prigionia, sono le sette e 45 del mattino e davanti a lui una piccolissima folla di agenti e cittadini tentano di aiutarlo. Dodici ore dopo il giù dice Sica firmava i primi sette ordini di cattura contro i brigatisti con l'accusa del sequestro D'Urso e dell'omicidio del generale Galvaligi. A tarda sera dalla Questura filtrava la notizia che uno era già stato catturato da diversi giorni. L'operazione è proseguita tutta la notte e si attendono notizie più precise entro oggi. Il viaggio dalla «prigione del popolo» è durato circa un'ora e mezzo per strade accidentate e per brevi rettilinei. Doveva ancora fare giorno quando i terroristi lo hanno svegliato, consegnandogli gli abiti che indossava la sera del 12 dicembre. Lo hanno fatto distendere sul fondo di un furgone, per un primo lungo trasferimento. Poi, forse alle porte di Roma, lo hanno messo di peso nel portabagagli della 127. Poco dopo lo hanno lasciato di fianco alla Sinagoga, sotto due piante fiorite di gerani. E' il cuore di Roma, a qualche centinaio di metri c'è il grande palazzo del Ministero di Grazia e Giusti zia dove D'Urso lavora. Le sedi della de e del pei non sono lontane. Una zona che gli inquirenti avevano circoscritto con un segno rosso: qui erano state disposte e annunciate particolari misure di controllo, per sorprendere le Br nel momento conclusivo di questo sequestro. Invece i brigatisti sono arrivati indisturbati, cosi come avvenne in via Caetani e si sono dileguati non si sa come e non si sa dove. Alle sette e mezzo quando hanno parcheggiato la 127 con il suo carico, in quello slargo del Portico d'Ottavia passavano gli studenti di un liceo e i negozianti alzavano le saracinesche. Stordito dalla musica assordante che gli è stata fatta ascoltare con una cuffia per ore, forse per giorni, il giudice è sorretto e estratto dall'auto. Un commesso e l'agente di una volante gli tolgono il nastro da imballaggio con cui i Sandra Bonsanti Liliana Madeo (Continua a pagina 2 In prima colonna) Itti ',' iHP W ::;jP Roma. Il giudice Giovanni D'Urso poco dopo la liberazione in via del Portico d'Ottavia (Ansa)

Luoghi citati: Bracciano, Roma