Arrivano altre dimissioni nel governo Begin (ma il Likud tenta un disperato salvataggio) di Giorgio Romano

Arrivano altre dimissioni nel governo Begin (ma il Likud tenta un disperato salvataggio) H premier cerca di prendere tempo per evitare elezioni anticipate Arrivano altre dimissioni nel governo Begin (ma il Likud tenta un disperato salvataggio) NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE TEL AVIV — Un gruppo di ministri estremisti del Likud sta facendo un ultimo tentativo per prolungare la vita del governo fino a novembre, evitare le elezioni anticipate e proporre un rimpasto nel gabinetto. Il principale fautore di questo piano è il ministro delle Abitazioni David Levy, che si dice sicuro di ottenere in Parlamento da 61 a 63 voti. Per conseguire questo risultato, egli suggerisce di dare il portafoglio della Difesa a Ariel Sharon. quello delle Finanze a Yoram Aridor, che è appena stato nominato ministro delle Telecomunicazioni, quello dell'Industria e Commercio a Haim Corfu, quello dell'Agricoltura a Eliezer Arkabi del partito nazional-religioso, nella speranza che quest'ultimo, che contesta le posizioni del premier e gli ultimi atteggiamenti del governo, si senta lusingato da un dicastero in più. Tale piano comporta qualche variante ma non sostanziale. Levy pensa che il guadagnar tempo sia vantaggioso, non solo perché dimostrerebbe che la posizione governati- va non è cosi debole come appare, ma perché il passare dei mesi può offrire ai partiti della maggioranza parlamentare l'occasione di riprendersi, di stabilire un piano di lotta comune e di cercar nuove soluzioni: forse prima dell'autunno gli eventi saranno più favorevoli. E' tuttavia molto dubbio che questo piano ottenga anche la tenue maggioranza che Levy ritiene sicura e che l'opposizione contesta, perché il movimento democratico del professor Yadin ha annunciato che uscirà dalla coalizione se le elezioni non saranno anticipate, tra i liberali c'è un forte scontento e il ministro Moday minaccia le dimissioni; la scelta stessa del nuovo ministro delle Finanze, di cui martedì sera Begin ha assunto l'interim, già solleva discussioni e gelosie. Inoltre rimane il problema aperto del partito nazionalreligioso, che è lacerato e oggetto di diatribe interne. L'atteggiamento del ministro degli Interni, che ha avuto colloqui anche col capo dell'opposizione, Peres, è stato vivamente criticato, e la faccenda del licenziamento del capo della polizia ha fatto molti scontenti. In più, martedì sera, la Knesseth ha votato (con 63 voti favorevoli, 33 contrari e 5 astensioni) la rimozione dell'immunità parlamentare al ministro dei Culti Aharon Abuhatsira, il quale ha preso congedo anche dal suo dicastero, dove sarà sostituito dal ministro dell'Educazione. Zevulun Hammer. E' un avvenimento destinato a pesare sul partito nelle prossime elezioni, quale possa essere la sentenza che il tribunale di Gerusalemme emetterà. Intanto a Tel Aviv ieri mattina sono ripresi i negoziati tripartiti per l'autonomia a livello dei funzionari. Da tutte le parti si sostiene che il pas saggio dei poteri in Usa e la crisi in Israele non debbano costituire un ostacolo al prò gresso delle trattative, e qualcuno ritiene perfino che proprio le scadenze che si approssimano potrebbero suggerire al premier israeliano una maggiore elasticità per giungere a qualche conclusione, e dimostrare che egli è ansioso che il processo di pace progredisca. Tuttavia Begin non ha preso posizione su ciò che riguarda il rimpasto ministeriale e gli sforzi per prolungare la vita del suo dicastero, e secondo la tattica che ha adottato da qualche tempo, preferisce non pronunciarsi e temporeggiare. Giorgio Romano

Luoghi citati: Gerusalemme, Israele, Tel Aviv, Usa