Armi e consiglieri Usa alla giunta del Salvador
Armi e consiglieri Usa alla giunta del Salvador Contro le «infiltrazioni» (Cuba) nel Paese Armi e consiglieri Usa alla giunta del Salvador Forniture di materiale per 5 milioni di dollari - Un'equipe di sei ufficiali collaborerà con il governo per domare l'insurrezione DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — Aiuti militari per 5 milioni di dollari saranno forniti dagli Stati Uniti al Salvador. La decisione è slata presa ieri dal presidente Carter e dal segretario di Stato, Muskie. Gli aiuti consisteranno in materiale «difensivo», pezzi di ricambio di elicotteri, apparecchi e automezzi pesanti, munizioni, attrezzature radar. Inoltre, gli Usa manderanno nel Salvador anche un'equipe di sei ufficiali, che si stabilirà nella capitale. Il suo compito sarà di collaborare con le Forze Armate salvadoregne nel conflitto contro i guerriglieri di sinistra. Gli aiuti militari, previsti già l'anno scorso, erano stati sospesi da Carter in seguito alle accuse di repressione rivolte alla Giunta di San Salvador. Il motivo per cui gli Stati Uniti hanno cambiato atteggiamento negli ultimi giorni è che massicce forniture belliche sono pervenute ai ribelli sembra da Cuba e dai Paesi satelliti dell'Unione Sovietica. Una sanguinosa offensiva, scatenata dopo l'arrivo delle armi, ha causato centinaia di morti. Le cittadine di San Francisco Gotera e Zacatecoluca sono in questo momento contese. Ha contribuito alla decisione anche l'ambasciatore Robert White, deciso sostenitore dei diritti umani, fino a due giorni fa uno dei più rigidi avversari della Giunta. White ha riferito alla Casa Bianca e al Dipartimento di Stato di «infiltrazioni straniere» nel territorio salvadoregno. Lo spettro di un altro Nicaragua si è cosi presentato a Washington, alla vigilia dell'insediamento di Reagan. La decisione è stata presa dopo consultazioni con il prossimo governo repubblicano, e prelude probabilmente ad un più chiaro appoggio alla Giunta da parte degli Stati Uniti. I ribelli del Salvador contano circa 5 mila uomini, perfettamente addestrati, e riuniti nel Fronte democratico rivoluzionario: l'appoggio della popolazione, a differenza di quanto accadde in Nicaragua, è stato però giudicato dalla Casa Bianca e dal Dipartimento di Stato «solo parziale». Le Forze Armate della Giunta contano 15 mila uomini, ma la loro superiorità numerica non ha impedito ai ribelli di ottenere alcuni successi, in particolare con i missili contro gli elicotteri. La crisi è stata oggetto dell'incontro fra Reagan ed il presidente messicano Lopez Portiilo ai confini fra il Messico e gli Stati Uniti il 5 gennaio scorso. E' probabile che Reagan abbia avvertito il Capo di Stato messicano che non consentirà il crollo della Giunta del Salvador. Uno dei punti fermi del programma repubblicano è il consolidamento dei regimi amici nell'America Centrale. Reagan ha dichiarato pubblicamente che. prima di provvedere alle riforme sociali, è necessario stabilire l'ordine e la pace nei Paesi sconvolti dalle insurrezioni. L'inversione di rotta del suo governo rispetto a quello di Carter si preannuncia perciò drastica. Carter ha aperto la strada, col ripensamento dell'ultima ora; Reagan sicuramente la percorrerà fino in fondo, riaffermando la presenza della superpotenza in una zona strategicamente molto importante. Uno dei punti principali della politica estera carteriana è di aver stabilito con i Paesi latino-americani nuovi tipi di rapporti basati non più sull'intervento, ma sulla fiducia. Questa considerazione sembre secondaria per il suo successore: Reagan ha detto che non consentirà mai rivoluzioni marxiste sulle porte di casa. e.c.
Persone citate: Gotera, Lopez, Reagan, Robert White
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