Comunisti in corteo per ribadire il «no » al ricatto delle Br di Adalberto Minucci

Comunisti in corteo per ribadire il «no » al ricatto delle Br Roma: ha parlato Adalberto Minucci Comunisti in corteo per ribadire il «no » al ricatto delle Br ROMA — Mobilitata in poche ore dalla Federazione romana e dalla Fgci. la base comunista ha ribadito compatta il «no all'infame ricatto dei terroristi, ai cedimenti e alle oscure manovre, per la salvezza della democrazia». Dalla fontana dell'Esedra un corteo di tremila persone ha raggiunto sotto la pioggia piazza Santissimi Apostoli dov'era stata fissata la manifestazione. Poche parole introduttive, quindi ha preso la parola Adalberto Minucci, della segreteria nazionale. Un discorso, quello del responsabile del settore stampa e propaganda, articolato in due parti. Nella prima Minucci ha ricostruito le fasi del rapimento D'Urso, sottolineando le ragioni della «fermezza» contro ogni trattativa o cedimento, «l'unica via possibile per tentare di salvare vite umane oggi e domani». A chi ritiene possibile « trattare con questi assassini — ha detto tra l'altro — la vicenda dell 'Asinara, con le incertezze e le spaccature emerse nel governo, doveva aver aperto gli occhi». TI supercarcere sardo, ha proseguito Minucci, è stato chiuso, D'Urso è rimasto prigioniero e i brigatisti, «come risposta, hanno assassinato il generale Galvaligi». Mentre la maggioranza 'dava un penoso spettacolo, scossa da "tentennamenti assurdi", i terroristi hanno innescato la secondo fase del loro mostruoso piano: la pretesa di far pubblicare i loro messaggi di guerra e di morte, autentici reati contro le istituzioni: A questo punto, ha sostenuto l'esponente comunista sferrando un durissimo attacco ai radicali, si è sviluppata «una torbida manovra, un attacco alla legalità, una campagna isterica che, invocando la libertà di informazione, favorisce soltanto il ricatto di chi vuole condizionare la stampa». Indicare i direttori dei giornali come «reponsabili dell'assassinio di D'Urso — ha detto Minucci fra gli applausi — significa metterli nel mirino dei terroristi». E ancora: «Chi ha visto in tv la figlia del giudice costretta a definire "boia" il padre, si è reso conto del vile teatrino messo in piedi dai radicali». Cedere significa «esaltare il ruolo di questi criminali, la posta in gioco non è un carcere o un comunicato ma la libertà di tutti noi». Dopo l'attacco al partito radicale e una serie di frecciate ai socialisti, Minucci ha sparato a zero contro la de, «incapace nella guida del Paese, logora e compromessa, il cui atteggiamento compromissorio ha favorito i patteggiamenti occulti con i brigatisti». E qui ha ripreso con veemenza le tesi della «svolta» comunista: «Siamo a un passagio cruciale della democrazia italiana. Dobbiamo rilanciare un grande movimento di partecipazione e di lotta che abbia come obiettivo la difesa della libertà. Le forze che ci hanno governato finora non ce la fanno più. Vogliamo aprire una fase nuova in cui i governi siano imperniati sul pei come forza garante». g. fe.

Persone citate: Adalberto Minucci, D'urso, Galvaligi, Minucci

Luoghi citati: Roma