La morte nucleare uccide (nel segreto) in Francia

La morte nucleare uccide (nel segreto) in Francia Deceduta per leucemia una ricercatrice, altri incidenti tenuti nascosti La morte nucleare uccide (nel segreto) in Francia Bruyèresle-Chatel in un posto che «poteva comportare rischi di esposizione ai raggi». sostiene che la donna «non era mai stata implicata in incidenti da irradiazioni». Per quanto velata da un'atmosfera di segretezza, la notizia della morte misteriosa della ricercatrice è finita in questi giorni sui giornali, suscitando inquietanti interrogativi legati al problema della sicurezza nucleare, problema particolarmente sentito dall'opinione pubblica in quanto la Francia è all'avanguardia in Europa nello sfruttamento pacifico dell'energia atomica. Anche Le Monde si è occupato diffusamente del caso, e, pur presentando in forma interrogativa le cause della morte della ricercatrice, ha rivelato altri particolari che hanno accresciuto l'inquietudine. Interrogando medici ed esponenti sindacali, il giorna¬ e e o e a e i i o - DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — La morte nucleare ha colpito anche in Francia? Una ricercatrice, Renée Breugnot, impiegata da dodici anni nel Centro di applicazioni militari del Commissariato per l'energia atomica, è morta nei giorni scorsi per leucemia. Secondo la previdenza sociale, e secondo i suoi familiari, la donna sarebbe deceduta a causa di una •malattia professionale». E questo lascerebbe supporre che la morte sia stata provocata dalle ripetute irradiazioni che la donna potrebbe aver subito negli anni maneggiando prodotti radioattivi prelevati dopo gli esperimenti nucleari dell'esercito francese nel poligono di Mururoa. Il Commissariato per l'energia atomica respinge naturalmente questa tesi, e, pur ammettendo che la ricercatrice - i lavorava al centro di no allo stabilimento, senza avvisare la popolazione dei rischi. Nei mesi scorsi avevano destato sensazione le dimissioni del responsabile del servizio di sicurezza degli impianti nucleari, e gli ultimi incidenti a La Hague, oltre alla morte misteriosa della ricercatrice, hanno rilanciato in Francia «la sindrome cinese», il clima di paura che aveva accompagnato anche in Europa la clamorosa fuga radioattiva di Three Mile Island. I francesi, che pur sono in maggioranza favorevoli all'estensione dell'energia nucleare per uso pacifico, hanno motivo di voler essere rassicurati dalle autorità: una dozzina di centrali sono già in funzione, e altrettante sono in costruzione e in progetto per coprire nel 1990 l'SO per cento del consumo d'elettricità. Paolo Patruno inquietante episodio avvenuto la settimana scorsa. Nel centro di riciclaggio delle scorie nucleari di La Hague è scoppiato un incendio, proprio nei depositi del materiale irradiato. L'incidente ha causato la fuoruscita di un certo quantitativo di radioattività che ha contaminato (non si sa in qual misura) un imbianchino e diciannove pompieri. Il centro di La Hague è da tempo oggetto di polemiche, perché sembra che gli incidenti (tenuti segreti) siano già numerosi, e gli ecologi si sono scontrati a più riprese con la polizia nel tentativo di impedire l'arrivo delle scorie radioattive. Dopo quest'ultimo incidente, gli antinucleari sostengono che la direzione dello stabilimento ha acquistato decine di auto «contaminate» e ha esteso i controlli sull'inquinamento nucleare in una zona di venti chilometri attor¬ le sostiene infatti che la vicenda di Renée Breugnot non è unica. Ogni anno i sanitari riscontrebbero due o tre casi analoghi fra il personale dell'industria nucleare e degli organismi di ricerca nucleari, e al commissariato all'energia atomica nel 79 sarebbero state depositate sette richieste perché le malattie riscontrate nel personale siano riconosciute come «professionali». Ci sono tutti gli elementi perché le polemiche collegate allo sfruttamento intensivo dell'energia nucleare anche per uso civile siano rilanciate in periodo preelettorale (fra tre mesi i francesi designeranno il presidente della Repubblica), considerando che il propugnatore principale dell'«opzione atomica» è proprio Giscard d'Estaing. Ma che non si tratti soltanto di strumentalizzazioni preelettorali è dimostrato da un secondo,

Persone citate: Chatel, Giscard D'estaing, Hague, Paolo Patruno, Three Mile Island

Luoghi citati: Europa, Francia, Parigi