D'Urso scrive dal carcere br Oggi il piano anti-terrorismo di Ruggero Conteduca

D'Urso scrive dal carcere br Oggi il piano anti-terrorismo Terza lettera: è indirizzata al direttore de IP «Avanti!» D'Urso scrive dal carcere br Oggi il piano anti-terrorismo H giudice sequestrato ripete il ricatto degli eversori ai giornali - Il pretore di Roma respinge la richiesta della famiglia. D'Urso di costringere i quotidiani a pubblicare i documenti - Una foto di Alunni diffusa per il rapimento Moro era di Senzani? - Forlani alla Camera apre il dibattito, confermando la linea della fermezza - Il psi ribadisce il suo appoggio ROMA — .Mi sembra sia noto ormai che il processo a cui sono stato assoggettato si è concluso con la condanna a morte, la quale, peraltro, potrà non essere eseguita qualora da parte dei più importanti quotidiani si faccia luogo alla pubblicasAone dei comunicati provenienti dalle carceri di Palmi e di Trani...»: la terza lettera del giudice D'Urso è stata lasciata dalle Brigate rosse nella cassetta della posta di un cittadino qualunque, a pochi passi da Montecitorio dove oggi si apre il secondo dibuttito sul sequestro del magistrato. La lettera è indirizzata al direttore de VAvanti! Ugo Intini, autore in questi giorni, di alcuni editoriali ispirati alla linea «umanitaria» con la quale l'organo del psi ha giustificato la pubblicazione di stralci dei documenti delle Br. E' molto recente, ma sembra esser stata scritta in due tempi. Nelle prime righe infatti D'Urso si rivolge a Intini e gli dice che oltre ad aver appreso «di alcune dichiarazioni rilasciate da mia figlia Lorena nella trasmissione "Tribuna politica flash", mi è stata data la possibilità di leggere il suo articolo Tutta la frase riferita alla figlia è stata aggiunta su un testo già scritto: è infatti inserita tra un rigo e l'altro. Evidentemente i carcerieri del giudice hanno voluto che il messaggio fosse il più «attuale» possibile, anche per dimostrare che l'ostaggio è ancora in vita e la «prigione del popolo» non lontana da Roma. Il messaggio, scritto su tre fogli di quaderno a righe (le lettere di Aldo Moro erano quasi tutte su carta di quaderno a quadretti), si chiude con una «preghiera»: 'Qualora non dovessi più vedere mia moglie, voglia essere lei, direttore, a dirle della mia gratitudine per quello che ha fatto, su nient'altro poter contare che non fosse la forza del suo amore per me e per le nostre figlie-<. Questa nuova richiesta di pubblicazione, scritta di pugno dal magistrato è stata interpretata subito come un rinvio dell'ultimatum scaduto già da diverse ore. Alcuni direttori di giornali, fra cui 'Il Messaggero*, e 'Il Secolo XIX» l'hanno inoltre considerata come una risposta diretta alla loro domanda di «garanzie» legata all'accettazione del ricatto delle Br. Cosi oggi i due quotidiani pubblicheranno i documenti dei comitati di lotta di Tram e di Palmi. Lo stesso D'Urso dà una motivazione che ricorda da vicino quella addotta da Moro nel corso della sua «prigionia». Scrive D'Urso: 'Sarebbe palese il carattere esclusivamente umanitario, sotto il profilo della necessità che caratterizza la contingenza che ne occupa, e che sarebbe di tale natura da non coinvolgere punto alcunché o alcuno, al di fuori degli organi di stampa che intendessero realizzarla'. L'iniziativa di pubblicare i testi delle Br è giustificata con uno 'Stato di necessità» (cosi diceva Moro), che per D'Urso non intacca in alcun modo né lo Stato né le sue leggi. Unici destinatari del ricatto delle Br restano dunque i giornali. Questa interpretazione è stata accettata ieri sera anche dai colleghi di D'Urso, i quali in una riunione svoltasi al ministero di Grazia e Giustizia, hanno rivolto un 'Unanime e fermo appello» alla Rai-tv e alle principali testate nazionali. Sostengono che dalla lettera inviata da D'Urso al direttore de YAvanti! .emerge con evidenza che l'unica condizione posta per la liberazione del collega è la pubblicazione dei comunicati» e che .quanto richiesto non costituisce lesione dell'ordine giuridico e della difesa dello Stato». Non ha partecipato alla riunione il direttore generale Ugo Sisti che sin dai primi giorni del sequestro aveva subordinato l'accetta zione delle richieste delle Br alla liberazione di D'Urso. Anche ieri la famiglia del giudice rapito si è mossa in di verse direzioni. Il fratello Corrado D'Urso ha presentato alla pretura civile di Roma tramite l'avvocato Carlo D'Inzillo, un ricorso ai sensi dell'art. 700 del codice di procedura civile chiedendo che il pretore ordini la pubblicazione immediata dei comunicati di Palmi e Trani delle Br sui giornali di massima diffusione. L'articolo invocato prevede un ricorso al giudice per sollecitare provvedimenti d'urgenza a tutela di un diritto che un cittadino senta -minacciato da un pregiudizio imminente e irreparabile». Ma nel tardo pomeriggio il pretore Michele Aiello, dirigente della prima sezione civile, ha respinto l'istanza. In mattinata, invece, la signora Franca D'Urso aveva inviato una lettera ai direttori di alcuni giornali che si erano dichiarati disponibili alla Sandra Bonsanti Ruggero Conteduca (Continua a pagina 2 in sesta colonna)

Luoghi citati: Palmi, Roma, Trani