«No» alle Br anche dalle sette tetstate Rai-tv Al Messaggero assomblea con Franca D'Urso

«No» alle Br anche dalle sette tetstate Rai-tv Al Messaggero assomblea con Franca D'Urso Dopo la decisione dei maggiori quotidiani di non pubblicare i documenti di Trani e Palmi «No» alle Br anche dalle sette tetstate Rai-tv Al Messaggero assomblea con Franca D'Urso DALLA REDAZIONE ROMANA ROMA — La gran parte dei quotidiani italiani, e tutti i maggiori, continua a respingere l'ultimatum-ricatto delle Brigate rosse. Già sabato sera, assieme a quella del nostro giornale, le direzioni del «Corriere della Sera», della «Repubblica», del «Giornale nuovo», del «Giorno», del «Tempo», del «Resto del Carlino», di «Paese Sera»', de «l'Unità» e del «Popolo» avevano fatto sapere che non avrebbero pubblicato i documenti usciti da Trani e da Palmi. Un fronte compatto cui si sono unite le sette testate radiotelevisive. Diversa la scelta del quotidiano socialista l'«Avanti!», del «Lavoro», del «Manifesto» e di «Lotta continua». Più sfumata la posizione del «Secolo XIX» e del «Messaggero». Nella sede di quest'ultimo si sono svolte due assemblee: la prima, lunghissima, l'altra sera, preceduta da un incontro fra la redazione e Franca D'Urso e le due figlie che hanno rinnovato l'invito a pubblicare quanto chiesto dai brigatisti, la seconda, ieri. Al termine, informa un comunicato, è stato chiesto, «per motivi umanitari e democratici già ampiamente dibattuti ed esposti, la pubblicazione dei documenti dei detenuti di Trani e Palmi sull'edizione di oggi». Dal canto suo, il direttore, Vittorio Emiliani, ha ribadito che è pronto a renderli noti integralmente «nel momento in cui avrà la certezza che la vita e la liberazione del giudice dipendono dalla riproduzione di quei documenti». • Potremo farlo in qualsiasi momen lo — ha scritto il direttore del "Secolo XIX" Michele Tito — se lo riterremo giusto e conveniente, certo tenendo anche conto che c'è una vita umana da salvare, ma sicu¬ ramente protetti dal rischio di favorire, piuttosto che evitare, l'arroganza dei terroristi e la morte del giudice». Non mancano i casi di spaccature interne, come è avvenuto nei quotidiani del gruppo Rizzoli e al «Giorno», dove un gruppo di giornalisti è contrario al «no» deciso da Guglielmo Zucconi. Nonostante la linea della fermezza sia stata riconosciuta giusta dalla maggioranza della stampa italiana, quella di ieri, a parte la scadenza dell'ultimatum delle Br per D'Urso, è stata una giornata ancora molto tesa. Per due motivi: da una parte si è assistito al rilancio massiccio soprattutto da parte radicale e socialista delle pressioni sui giornali che hanno respinto il ricatto. Dall'altra, in numerose redazioni si sono svolte assemblee, riunioni e incontri, spesso concitati, cui hanno preso parte in qualche caso anche gli editori, per discutere su come comportarsi, cioè se pubblicare i testi integrali dei documenti dei brigatisti detenuti a Palmi e a Trani. Sul caso D'Urso l'assemblea dei redattori de «Il Giorno» ha manifestato tre posizioni diverse, ma numericamente quasi equivalenti. Soltanto il primo dei tre documenti discussi è stato approvato a stretta maggioranza. In esso si chiede alla direzione del giornale che •consideri la possibilità di pubblicare i documenti dei brigatisti (non senza adeguato commento! solo dopo la liberazione» del magistrato. Nel secondo documento si chiede invece la pubblicazione immediata dei documenti dei terroristi «in quanto unico passaggio obbligato per la liberazione di D'Urso». sottolineando che ciò avverrebbe •solo in stato di necessità e sotto il peso di un ricatto ignobile». Il terzo documento, infine, dichiara «che non è possibile pubblicare integralmente i comunicati delle Br» dopo aver affermato che «a nessuno deve essere consentito di mettere in pericolo la sopravvivenza di un'intera collettività, la sua sicurezza e la sua aspirazione a vivere in pace». «La decisione di pubblicare, con o senza commenti, testi e interviste di terroristi è questione morale e politica: il comitato di redazione e il consiglio di fabbrica della "Mondadori ", ritengono che la stampa non debba farsi portavoce o cassa di risonanza delle forze terroristiche». Lo afferma un documento del Cdr e dell'esecutivo del Cdf della «Mondadori» di Segrate, diffuso a Roma, e nel quale si rileva che «non è ipotizzabile considerare la decisione presa in merito dalle singole testate un reato, e va respinto fermamente qualsiasi tentativo di imporre leggi che lo sostengono o codici di comportamento dettati dal potere politico o giudiziario e non dalla singola testata e dai suoi giornalisti». A proposito della pubblicazione di documenti di gruppi terroristici, il Cdr e il Cdf della «Mondadori» si dicono convinti «che il lettore deve essere informato sempre e comunque» e si pronunciano «contro il silenzio stampa». Gli organi sindacali della «Mondadori» rilevano tuttavia «che la scelta di pubblicare o non pubblicare questo materiale debba dipendere da una valutazione critica delle informazioni raccolte, e che la pubblicazione debba avvenire solo allo scopo di fornire elementi certi di conoscenza alla pubblica opinione, nella convinzione che questo sia uno dei modi per contribuire alla lotta contro il terrorismo». Il quotidiano genovese «Il Lavoro», che secondo notizie di carattere ufficioso non avrebbe dovuto uscire oggi, sarà regolarmente in edicola. Il giornale sarà firmato da Lorenzo Jorio, direttore della divisione quotidiani del gruppo Rizzoli - Corriere della Sera: la sua firma sarà affiancata da quella del redattore capo Francesco Cevasco che controfirmerà il giornale come redattore capo responsabile. La ventilata sospensione delle pubblicazioni del «Lavoro» traeva origine dalla vicenda Zincone-Rizzoli, a proposito del mancato allineamento del quotidiano genovese alla linea editoriale della Rizzoli circa la pubblicazione dei documenti delle Brigate rosse. «Il comitato di redazione del "Corriere della Sera" — è detto in un comunicato — smentisce la notizia diffusa dalla Adn-Kronos secondo la quale la redazione del "Corriere della Sera" ha discusso e valutato in un documento le decisioni adottate dalla direzione editoriale e giornalistica sul caso D'Urso».

Luoghi citati: Palmi, Roma, Segrate, Trani