Negli Anni 60 lo studioso di criminologia politicizzava i giovani usciti dal carcere di Clemente Granata

Negli Anni 60 lo studioso di criminologia politicizzava i giovani usciti dal carcere A Genova Senzani era vicino al gruppo dei «marxisti-leninisti» Negli Anni 60 lo studioso di criminologia politicizzava i giovani usciti dal carcere pDAL NOSTRO INVIATO SPECIALE GENOVA — Vengono alla luce qui a Genova legami che ripropongono dubbi, fanno risorgere inquietudini, rafforzano polemiche mai sopite. I legami sono questi: il professor Giovanni Senzani mediatore dei terroristi nella vicenda «Espresso» e sospetto inquisitore del giudice D'Urso è sposato con Anna Fenzi. 33 anni, nativa di Bussila e Anna Fenzi è la sorella del professore universitario Enrico, assolto la primavera scorsa con formula piena dall'accusa di banda armata con una sentenza che suscitò scalpore. Enrico Fenzi a sua volta è legato a Gianfranco Faina di «Azione rivoluzionaria» anche egli genovese, rilasciato in libertà provvisoria nei giorni scorsi dalla magistratura fiorentina. Semplici legami d'amicizia e affettivi? O essi sottendono qualcosa di più in quella Genova considerata una delle «culle» dell'eversione armata e per molto tempo «santua¬ rio» impenetrabile del terrorismo? I dubbi e le inquietudini, dicevano, risorgono e si ripensa a quella sentenza assolutoria, subito appellata dalla Procura, che esentò da ogni colpa il professor Fenzi e altri sedici coimputati. E' probabile che pensasse a quella sentenza il generale Dalla Chiesa, i cui uomini avevano condotto le indagini nei confronti di Fenzi. allorché lanciò in un discorso la sua invettiva contro «/'ingiustizia che assolve». C'è il fatto che alcuni degli imputati sono tornati in carcere, c'è il fatto che Walter Pezzolini, legato al gri1- , Fenzi. fu ucciso dai carabinieri in uno scontro a fuoco a Milano l'il dicembre scorso, c'è il fatto che lo stesso docente genovese è introvabile essendo passato probabilmente alla clandestinità e c'è ora la scoperta del rapporto tra Senzani e Fenzi. Sono tutti elementi che possono presentare sotto una luce nuova una vicenda giudiziaria complessa e contrasse¬ gnata anche da tragici eventi: l'assassinio del sindacalista Rossa, che aveva denunciato Francesco Berardi quale «postino» delle Br: lo stesso Berardi (che aveva chiamato in causa Fenzi) suicida in carcere a Cuneo; l'avvocato Arnaldi, difensore del docente genovese, suicida nel suo alloggio quando gli fu notificato l'ordine di cattura per partecipazione a banda armata. Su quella sentenza assolutoria si fecero molti commenti, non sempre lusinghieri nel confronti di chi l'aveva pronunciata. Dice ora il pubblico ministero Luciano Di Noto, che aveva chiesto la condanna di Fenzi a sei anni: «Si affermarono per la verità molte cose prive di fondamente, compreso il fatto che alcuni giudici fossero intimoriti. Falso. I giudici interpretarono gli indizi raccolti dagli inquirenti in modo opposto da come li avevamo interpretati noi. Succede. Noi naturalmente siamo convinti che la interpretazione esatta fosse la no¬ stra e quella dei carabinieri. Per questo abbiamo interposto appello. Riesamineranno ora tutto i giudici di secondo grado». Ma quale fu l'attività a Genova di Senzani amico e cognato di Fenzi? Giovanissimo fu impegnato con alcuni esponenti di un gruppo «marxista-leninista», in quelle formazioni un po' velleitarie che furono i comitati spontanei di quartiere. Si era sul finire degli Anni Sessanta. Senzani faceva parte del comitato del molo, vicino al porto, nel centro storico di Genova, zona popolare con larghe fasce di emarginati. Avvicinava giovani appena usciti dal carcere, s'incontrava con essi in casa di conoscenti perché il comitato non aveva ancora una sede fissa. In salita San Francesco dove ora si trova la sede del quartiere «Pré - molo - Santa Maddalena», quartiere ormai •istituzionalizzato», riconosciuto dal comune come le altre circoscrizioni genovesi, c'è chi lo ricorda: «Un giovane a posto, sa? Molto educato, molto studioso». La polizia, comunque, non condivideva del tutto questi giudizi e si interessava all'attività del giovanissimo Senzani. Ma allora non trovò nulla di compromettente. Di Senzani tornò ad occuparsi nell'autunno del 1978, quando fu trovata in un mezzo pubblico una borsa contenente documenti delle Brigate rosse. Uno di essi riguardava un docente genovese di criminologia: abitudini, orari, spostamenti, le informazioni che preludono a un attentato. Si fecero indagini nell'ambiente dell'università e in quell'occasione, tra i sospettati, venne fuori il nome di Senzani che per qualche tempo aveva frequentato l'istituto di criminologia. Furono avvertiti gli inquirenti di Firenze, ma le indagini non diedero risultati utili. Senzani appariva ancora «un giovane a posto». Clemente Granata

Luoghi citati: Cuneo, Firenze, Genova, Milano