Casa, niente stangata ma i dubbi restano di Clemente Granata
Casa, niente stangata ma i dubbi restano Casa, niente stangata ma i dubbi restano Timori dei proprietari che la razionalizzazione nasconda nuove imposte - I Comuni potranno tassare gli immobili? - Sperequazione tra case occupate dal titolare e case affittate TORINO — Ci sarà, non ci sarà? «No — assicurano presso il ministero compentente — , non è prevista nessuna stangata fiscale sulle case». E i proprietari tirano un sospiro di sollievo, che è molto robusto, stante il fatto accertato (dato recentissimo) che il 58,9 per cento degli italiani ha un alloggio in proprietà: record europeo. Le inquietudini, le angosce dunque s'attenuano. Ma si sa come vanno le cose in materie come queste: le assicurazioni non sono mai sufficienti, le preoccupazioni tornano a prendere il sopravvento. E' comprensibile, logico, umano: il proprietario spesso è un piccolo risparmiatore, che si è tolto il pane di boccaper avere quattro mura. Al ministero per le Finanze dicono: «Nessuna nuova imposizione sul bene alloggio, razionalissazione di questo particolare settore sema alterare la parità del gettito fiscale». — E subito gli interessati si arrovellano: «Che cosa sarà mai questa «razionalissazione*? Razionalizzare vuol dire molte cose. Per esempio, affermano al ministero, significa rendere più agevoli i trasferimenti dei beni, sottoposti ora a una giungla impositiva che spaventa (10 per cento in più). E questa, tutti sono concordi, è una buona idea. Ma i dubbi risorgono e sono formulati da gente esperta. Dice a Genova l'avvocato Marino, presidente nazionale dell'Unione piccoli proprietari (Uppi): «Non vorrei che si riprendessero abbondantemente con una mano quello che ci danno con l'altra». E sostiene: «Il ministero annuncia un libro bianco sulla materia. Vorrei sbagliarmi, ma l'esperienza dimostra che i libri bianchi sono sempre serviti a preparare psicologicamente gli italiani a digerire nuovi tributi. Sono pessimista: ritengo che prima o poi si punterà con decisione a tartassare la seconda casa, già gravata d'imposizio¬ ni. E allora addio risparmio, addio turismo, addio occupazione edilizia*. «Il ministero smentisce e ne prendiamo atto — afferma il dottor Maurilio Fontana, presidente degli amministratori d'immobili a Tornino (Anai) — nello stesso tempo però prevede che sarà restituita autonomia impositiva ai Comuni e si sa che certe amministrazioni hanno sempre guardato con interesse alla seconda casa. Può essere, ansi, la premessa per future imposizioni e anche per quella iattura che sarebbe la "patrimoniale", un'autentica falcidia». Si tratta beninteso di illazioni, timori, voci che attendono conferme. In altri settori c'è qualcosa di meno indefinito. Ci troviamo di fronte a ipotesi di proposte elaborate negli ambienti ministeriali nell'ambito di quell'esigenza di realizzazione di cui si è detto. Proposte che naturalmente devono essere ancora discusse in modo approfondito. Per esempio, far «pagare sul¬ l'occupazione», vale dire in base ai metri quadrati effettivamente utilizzati sia che il proprietario occupi lo stabile, sia che lo affitti: una persona che vive sola in 600 metri quadrati dimostra maggior capacità contributiva di chi vive in uno spazio ben più ridotto. Per esempio agganciare la tassazione all'equo canone, tanto nel caso in cui l'alloggio sia abitato dal proprietario altrettanto nel caso in cui lo stesso sia abitato da inquilini. Attualmente nella prima situazione si deve pagare in base alla rendita catastale aggiornata, ma il catasto è vecchio (ci sono più di 4 milioni di volture in sospeso) e occorrerebbero più di cinque anni per aggiornarlo. Nel secondo caso (appartamento affittato) già ora si pagano le tasse sulla base della rendita effettiva (equo canone) depurata del 25 per cento di spese. Si tratterebbe ora di unificare le due forme d'imposizione. Ma dire se e quando ciò avverrà è prematuro. L'argomento comunque ri¬ propone la questione dell'entità delle spese che si possono detrarre dall'equo canone ai fini della tassazione. Il notaio Gianfranco Gallo Orsi, coordinatore a Torino del «Gruppo dei Duecento», che elaborò un progetto per la città, afferma che la detrazione del 25 per cento è insufficiente in modo assoluto. Siamo in presenza, egli ricorda, di un equo canone «frenato», nel senso che il suo aggiornamento può avvenire soltanto sulla base del 75 per cento del costo della vita, ma non sono per nulla «frenate» le spese, che si adeguano invece in modo completo al costo della vita, sicché consentire soltanto la detrazione di un quarto è una palese ingiustizia e si traduce in un danno: nessuno svolge più opere di manutenzione e ristrutturazione e il patrimonio edilizio si degrada. C'è un rimedio? SI. risponde Gallo Orsi: ammettere la detrazione di spese superiori al 25 per cento purché documentate. Clemente Granata
Persone citate: Gallo Orsi, Gianfranco Gallo Orsi, Maurilio Fontana
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