Prendiamo la scossa Colpa della siccità

Prendiamo la scossa Colpa della siccità Le scariche di elettricità statica Prendiamo la scossa Colpa della siccità In questi giorni in cui, nell'Ttalia del Nord, l'aria è asciuttissima, con una siccitp che si protrae quasi ininterrotta da un paio di mesi, accade con relativa frequenza di «prendere la scossa». Basta a volte passare la mano sul ripiano di un juke-box fatto di vetro e di acciaio, toccare la maniglia o lo sportello di un'automobile, sfiorare la modanatura di una porta, rimuovere un oggetto di ferro su un basamento di legno, per risentire — con maggiore o minore intensità — quella sensazione indefinibile che si manifesta in un brivido a fior di pelle, alla mano o al braccio, e accompagnata da una vampata di calore, che chiamiamo «scossa elettrica». Non è certo la scossa che si potrebbe riportare toccando un cavo nel quale corra una corrente ad alta tensione. Qui si tratta di energia «elettrostatica», una cosa ben più modesta e non pericolosa. L'energia elettrostatica è, in sostanza, la prima forma di elettricitp conosciuta dall'uomo, l'elettricità «dastrofinio», quel fenomeno al quale i greci hanno dato nome dall'ambra (che in greco si dice appunto elektron) e che consiste nel fatto che l'ambra, soffregata a lungo con un panno di lana, acquista lo strano potere di attrarre corpuscoli leggeri. Usando una immagine facilmente percepibile, si può dire che lo strofinio non fa altro che staccare gli elettroni dagli atomi cui si accompagnano. Si hanno quindi due tipi di cariche elettriche, positive (il vetro cui sono stati sottratti elettroni) o negative (la resina). Ma a parte questi citati, in realt£ tutti i corpi possono elettrizzarsi per strofinio (o per altre cause) ma nel¬ la maggior parte di essi la carica si disperde subito, perché gli elettroni vi si possono muovere facilmente; si tratta appunto dei corpi detti «conduttori». Tn questi, perché possano elettrizzarsi occorre anzitutto impedire, isolandoli, che si perda la carica Questo «isolamento» che permette l'accumularsi di cariche elettriche ferme (e per questo sono dette statiche) sui pili svariati oggetti, è facilitato da un clima secco e ventoso. Tanto pii'i probabile è quindi che si riceva una scossa non appena si determini un contatto fra noi e uno di quegli oggetti. Avviene che il nostro corpo, che è conduttore, offra un «passaggio» alle cariche stesse, (che subito si disperdono) con la conseguente sensazione spiacevole, sia pur momentanea, che avvertiamo. T vestiti sintetici, la suole isolate, le auto (che hanno le ruote di gomma, e quindi sono isolate) sono facilmente soggetti a provocare gli accumuli di cariche. Ed ecco, alla prima occasione, la famosa scossa. u. odd.