La paura del terremoto non li ha vinti ma forse ci riuscirà il gelo dell'Irpinia di Livio Zanotti

La paura del terremoto non li ha vinti ma forse ci riuscirà il gelo dell'Irpinia Un rigidissimo inverno infierisce nelle zone sconvolte dal sismo La paura del terremoto non li ha vinti ma forse ci riuscirà il gelo dell'Irpinia La gente di montagna resta attaccata alla propria terra, ma i disagi crescono -1 senzatetto si chiudono nelle roulottes o nelle tende mal riscaldate - Solo i bambini non sopportano questa penosa «vita in scatola» e affrontano il freddo all'aperto - Aumentano le malattie - Ogni attività è cessata: il ghiaccio ha cristallizzato anche le macerie DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE AVELLINO - Schiacciati contro gli oblò delle roulottes, volti attoniti guardano la crosta di gelo che tutt'attorno ha cristallizzato il terremoto, le sue devastazioni, ed anche le paure di quel terrificante 23 novembre. Ecco l'istantanea dell'Irpinia. oggi, con oltre 10 gradi sotto zero ed un vento sferzante che ha trasformato in marmo la neve precipitata a tormenta fino a ieri notte. E' un'immagine estenuata. Ma neppure Zamberletti sa dire se è giunto il momento di riproporre un piano totale di sgombero, al quale non si è rinunciato definitivamente. Il commissario straordinario, ieri mattina, si è presentato a Lioni, dove le prime famiglie sono entrate negli alloggi prefabbricati allestiti da «La Stampa». Sta cercandone di simili per le altre decine di migliaia di senzatetto che se ne stanno tappati nei loro precari rifugi di plastica, o. peggio, sotto le tende. Ma l'enormità del fabbisogno non fa che aggiungere altri ritardi a quelli già accumulati. La necessità di un trasferimento in massa dei sinistrati verso una sistemazione provvisoria, nei centri vicini e sulla costa, potrebbe diventare inevitabile da un momento all'altro. Sebbene attenuate, le resistenze tuttavia continuano; la gente preferisce stare dove sta. ma chiede case. Su gueste montagne tra il Sele e l'Ofanto le scosse di assestamento delle ultime ore sono state avvertite debolmente, la terra ha avuto appena qualche fremito. La gente uscita dalle case è stata in piedi, vi è presto rientrata spinta dal freddo, più forte del timore di nuovi crolli. Dai rifugi di plastica, dai capannoni di lamiera, dalle tende riscaldate alla meglio, sgattaiolano fuori soprattutto i bambini, insofferenti della vita in scatola alla quale sono costretti. Ma pagano un prezzo caro per questa libertà: il reparto pediatrico dell'ospedale civile di Avellino non ha più un posto letto libero e non si contano i ricoverati per malattie all'apparato respiratorio. Donne e uomini si avventurano all'aperto soltanto a tarda mattinata, con un sole biancastro che improvvisamente si è fatto spazio, ieri mattina, nella bruma che saliva densa dalle valli. Corrono a rovistare nelle macerie delle loro abitazioni, con il rischio di venirne travolti, per recuperare un'altra coperta, un indumento pesante, della legna con cui riscaldarsi: oppure vanno a rifornirsi di viveri che il razionamento assicura a sufficienza, ad eccezione dei cibi freschi. Poi rientrano e si chiudono come possono, in attesa del giorno seguente. Gli operai, quasi tutti solitamente occupati nell'edilizia, senza altro da fare che aiutare le loro mogli; i contadini sempre dietro alle bestie o a sistemare le piante del loro fazzoletto di terra. «Cosa volete che faccia dopo che ho lavorato tutta la t'ita da manovale e adesso non c'è lavoro, in questa stagione per noi non ce n 'è mai in Irpinia. Viviamo in sei in una roulotte e al mattino non ci possiamo neppure lavare la faccia, perché l'acqua è ghiacciata. Ho solo un paio di scarpe e cominciano ad entrarci il fango, me ne avevano assegnato uno nuovo, ma al magazzino non ci sono. Mia moglie, la guardi, sta nelle stesse condizionu. dice Antonio D'Amato, rientrato l'anno passato dopo una mezza vita trascorsa in Svizzera. «Ci stiamo consumando i pochi risparmi accu¬ mulati, perché noi alla mensa comune, con sei bambini, non ci possiamo andare. Così ci dobbiamo arrangiare nella roulotte, con i soldi nostru. aggiunge la moglie. Entrambi guardano con invidia la famiglia Finelli. padre, madre e sei figli, che stanno sistemandosi in un prefabbricato del villaggio Specchio dei tempi», a Lioni. Sperano di poterne avere presto uno anche loro: ma sono preoccupati, perché hanno sentito già delle polemiche, «delle voci» dicono loro, sui prefabbricati che dovrebbero essere costruiti a Lioni e in altre zone. Su una loro massiccia ed estesa costruzione non tutte le forze politiche locali sarebbero d'accordo. «Certo, ma si tratta di una falsa polemica: i prefabbricati dovrebbero portarli piuttosto tutti gui in montagna, ini'ece di lasciarne parte sulla costa dove hanno soluzioni alternative*. afferma l'avvocato Francesco Quagliariello, ex dirigente comunista e ora consigliere regionale del partito repubblicano. Quella che Zamberletti ha definito la «seconda fase» dell'intervento, cioè una sistemazione meno precaria per tutti gli sfollati, procede a ri- lento: mentre la definitiva ricostruzione è già una sorda battaglia politica. A S. Angelo dei Lombardi non sono ancora stati completati gli accertamenti geologici in base ai quali stabilire se ricostruire il paese dove stava, in cima alla collina, oppure farlo scivolare a valle. Ma molti parenti delle vittime di edifici costruiti irregolarmente hanno incaricato l'avvocato Quagliariello di avviare un'azione legale contro i costruttori e gli amministra¬ tori pubblici, che non li hanno fermati in tempo. Non è soltanto un'iniziativa giudiziaria, è anche un'anticipazione del terreno sul quale in questa zona si combatteranno le diverse tendenze politiche. Livio Zanotti Avellino. Terremotati davanti alla roulotte sostano infreddoliti sulla neve (Telefoto Ansa)

Persone citate: Antonio D'amato, Finelli, Francesco Quagliariello, Quagliariello, Zamberletti

Luoghi citati: Avellino, Lioni, S. Angelo Dei Lombardi, Svizzera