In un clima di polemiche si è concluso il dibattito di Alberto Rapisarda

In un clima di polemiche si è concluso il dibattito In un clima di polemiche si è concluso il dibattito I capigruppo dopo lunghe controversie procedurali hanno deciso che il governo potrà spiegare mercoledì prossimo la sua linea - Il psi (difensoredejlatesi «umanitaria») ha dato una scossa all'esecutivo ROMA — «Un'atmosfera di ambiguità e di sospetto è ancora diffusa, nonostante il proclama di fermezza pronunciato alla Camera del ministro Sarti-. Il presidente del pli Bozzi sintetizzava cosi ieri a Montecitorio la conclusione del dibattito sul terrorismo; esprimendo una sensazione che sembrava largamente diffusa, al di là delle dichiarazioni ufficiali fatte in aula. Anche la seduta di ieri erastata infatti costellata da in cidenti e si era aperta con polemiche procedurali. L'obiettivo di tutti i partiti di opposizione era di costringere il presidente del Consiglio Forlani a spiegare nell'aula della Camera come potevano convivere la proclamata fermezza del governo di fronte ai terroristi enunciata da Sarti, e la pubblicazione di un proclama dei terroristi su un quotidiano di un partito che fa parte del governo d'Avanti!, organo socialista). Forlani precisava fin dal primo mattino che la richiesta «di aprire ora un nuovo dibattito sullo stesso tema, senza concludere quello in corso, non trova ragioni plausibili per poter essere accolta-. Successivamente si. riunivano i capigruppo, dopo lunghe controversie procedurali, e decidevano che il governo potrà spiegare la sua reale posizione sul terrorismo mercoledì prossimo. Per quel giorno i erano già previste comunica- zioni del governo sulle dimissioni del ministro Bisaglia. Se Forlani lo riterrà opportuno, potrà parlare anche di altro. Il presidente del Consiglio ha assicurato che entro lunedi deciderà. Con il comunicato dei capi gruppo poteva considerarsi di fatto conclusa la seconda giornata del dibattito, tant'è vero che la maggior parte dei deputati se ne andava a casa e solo una decina resistevano sino alle 15.30, quando la seduta veniva tolta. Ma nessuno era tranquillo, anche per- che ben poco risultava completamente chiarito circa la strategia effettiva dei partiti di governo verso i terroristi. La posizione autonoma che i socialisti hanno assunto in questa occasione, facendosi paladini della soluzione cosiddetta «umanitaria» sul problema della liberazione del giudice D'Urso. aveva indubbiamente dato una forte scossa al governo. Tra venerdì e ieri si era parlato insistentemente di una possibile crisi. Confessava ieri alla Camera il segretario della de Piccoli: «La pubblicazione di un documento dei terroristi sul quotidiano socialista, sia pure in forma di sintesi, con ragioni umanitarie e non politiche, può obiettivamente innestare manovre disgreganti per la maggioranza». Ancor più esplicito, il capogruppo repubblicano Mamml dichiarava: «La strada del cedimento unilaterale è senza fine e senza sbocco. La scelta è trattare o non trattare — dice va rivolgendosi ai socialisti e allo stesso governo — ogni al tro impasticciato o gesuitico atteggiamento consente ai terroristi di avanzare richieste sempre più inaccettabili-. I socialisti, che in queste ore si sentono guardati con sospetto non solo dai partiti dell'opposizione ma anche da una parte dei partiti di governo, reagivano con durezza a quanti in aula (comunisti e missini in testa) avevano chiesto chiarimento sulla pubblicazione del documento «Br» da parte delMDanti/. Il governo può esprimere il suo giudizio politico in Parlamento quando gli pare e piace, ammoniva il capogruppo del psi Labriola rivolgendosi implicitamente a Forlani «naturalmente, ne siamo assolutamente convinti, non si sfiorerà neppure il delicato punto dell'autonomia e della libertà di stampa, che spettano a tutti i giornali in modo pari tarlo ». Era un modo per tagliar corto sulla polemica che si era accesa in inizio di seduta. E i comunisti stavano al gioco. Il capogruppo del pei Di Giulio affermava che Forlani doveva riferire non tanto sugli stralci di documento pubblicati Aa.ll'Avanti!, «quanto sull'invito fatto dal quotidiano socialista alla stampa di pubblicare i documenti dei terroristi-. E aggiungeva: «La mia richiesta non mira a creare lacerazioni tra le forze politiche, ma a ristabilire quella chiarezza che consenta il massimo di coesione fra le forze politiche-. Appariva così evidente che il pei non ha attualmente intenzione di forzare la già difficile situazione, col rischio di far cadere il governo proprionel momento in cui deve affrontare il ricatto dei terroristi. Anche il capogruppo della de. Bianco, che incontravamo nel «transatlantico», valutava in questo senso le dichiarazioni di Di Giulio. Ma nessuno si sentiva per questo più tranquillo. La dichiarzione del segretario del psi Craxi diffusa nel pomeriggio, l'invito alla «mobilitazione nelle prossime ore- lanciato dal pei finivano col drammatizzare ulteriormente una situazione già molto confusa. «A quale approdo potrà condurre questa situazione?- si domandava il liberale Bozzi, e con lui i deputati che lasciavano Montecitorio stringendosi nei loro cappotti Alberto Rapisarda

Luoghi citati: Roma