Oggi (quasi certo) Begin si dimette Israele verso elezioni anticipate di Giorgio Romano

Oggi (quasi certo) Begin si dimette Israele verso elezioni anticipate Il governo di Tel Aviv dilaniato dalle lotte di corrente Oggi (quasi certo) Begin si dimette Israele verso elezioni anticipate La polemica tra due ministri per gli aumenti agli insegnanti ha fatto precipitare la situazione - Secondo i sondaggi sono favoriti i laboristi NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE TEL AVIV — E' ormai quasi certo che oggi il governo Begin si dimetterà. Sebbene sia ancora possibile che il primo ministro riesca a tamponare le molte falle apertesi nel suo ministero, gli osservatori ritengono che preferirà presentare le dimissioni piuttosto che ricevere un voto di sfiducia alla Kenesetfu Entro l'estate potrebbero tenersi elezioni anticipate. Negli ultimi giorni alcuni avvenimenti hanno rivelato la disgregazione del governo e la profondità dei dissensi all'interno del partito di maggioranza. A questo qccumularsi di episodi, di sospetti e delazioni, più che a un singolo avvenimento, si deve la crisi attuale, che è crisi di sfiducia nella capacità di Begin di dominare la situazione interna e affrontare i problemi esterni. Negli ultimi mesi, l'inflazione ha raggiunto nuovi vertici, le lotte tra gli esponenti della coalizione governativa hanno impedito la nomina del ministro della Difesa e hanno tolto autorità al premier, che ha subito pesanti attacchi da parte di membri del suo gabinetto. T tagli al bilancio della Difesa, che secondo lo stato maggiore mettono a repentaglio la sicurezza del Paese, e lo scandalo scoppiato intorno al ministro dei Culti, accusato di malversazioni, hanno aggravato la situazione. Infine, l'improvviso siluramento del capo della polizia da parte del ministro degli Interni, ha suscitato nuove polemiche, con minacce di nuovi scandali, e richiesta di inchieste parlamentari e giudiziarie. In questo quadro, un pro¬ blema relativamente secondario, la polemica tra il ministro dell'Istruzione Hammer e quello delle Finanze Hurwitz, ha fatto precipitare le cose. Hurwitz si oppone all'aumento degli stipendi agli insegnanti, appoggiati da Hammer, ritenendo che ciò provocherebbe rivendicazioni di altre categorie. I due ministri hanno minacciato entrambi di dimettersi se le loro richieste non saranno accolte. Si ha l'impressione che specialmente Hurwitz voglia cogliere l'occasione per abbandonare un dicastero scomodo. Da un punto di vista formale, le dimissioni del ministro delle Finanze (il secondo dell'attuale legislatura) farebbero perdere a Begin i tre voti della fazione Rafi, di cui è ca- po; quelle del ministro dell'Educazione, con ogni probabilità, gli toglierebbero l'appoggio dei quindici deputati del partito nazional-religioso. Sono stati fatti molti tentativi per trovare un compromesso; è stata anche contemplata la possibilità di un governo di minoranza. Ma tutto lascia credere che ragioni di dignità e opportunità politica indurranno Begin a dimettersi; .con lui si dimetterebbe l'intero gabinetto. In questi giorni si sono incontrati pili volte esponenti dei partiti governativi e dell'opposizione laborista. si è cercato anche di indurre Dayan e Weizman, a rientrare nei ranghi del Likud. Tra le più ferme dichiarazioni di fedeltà a Begin sono state quelle dei ministri David Levi, Moshe Nissim e Ttzhak Shamir; tra coloro che si sono mostrati favorevoli a elezioni anticipate ci sono stati il vice premier Yadin e i ministri Moday, Burg e Katz. In caso di elezioni anticipate, secondo gli ultimi sondaggi la maggioranza andrebbe al partito laborista. Giorgio Romano

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