A Trani i detenuti cambiano idea «Liberate D'Urso senza condizioni» di Giuseppe Zaccaria

A Trani i detenuti cambiano idea «Liberate D'Urso senza condizioni» A Trani i detenuti cambiano idea «Liberate D'Urso senza condizioni» I reclusi si sono allineati alla posizione di Curcio: «I nostri scopi sono raggiunti» - Per la rivolta 65 ordini di cattura - I br si autoaccuseranno per scagionare gli autonomi DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE TRANI — La «linea Curcio.. è passata anche nel carcere della rivolta: per i terroristi rinchiusi a Trani. gli stessi che fino a ieri subordinavano la liberazione di D'Urso alla pubblicazione del loro comunicato, il giudice adesso può essere «rilasciato» senza altre condizioni. Ancora una volta, l'emergere di questa posizione ha coinciso con la visita al carcere di un legale dei brigatisti, l'avvocato Giovanna Lombardi, autorizzata dall'ufficio istruzione del Tribunale di Roma: «I nostri scopi sono stati già raggiunti», le hanno detto ieri, in colloqui separati, i bierre della «colonna romana» Bruno Seghetti. Francesco Piccioni e Salvatore Ricciardi. Gli elementi di quella che. a loro giudizio, sarebbe una vittoria consistono nella chiusura dell'Asinara, nella scarcerazione di Gianfranco Faina, nei contrasti fatti emergere nel mondo politico e nella magistratura, nella «rottura del fronte del black-out» (inteso non solo come il rifiuto di alcuni giornali alla pubblicazione di ogni messaggio dei terroristi, ma anche come atteggiamento dell'intera stampa italiana sui problemi delle carceri e l'attività dei «comitati di lotta»). Prima di esprimeri in questo modo. però, i bierre di Trani hanno chiesto alla Lombardi lunghi chiarimenti su quanto era uscito dal carcere di Palmi, sulla posizione di Curcio. su quello che il «capo storico» delle brigate rosse aveva detto alla donna e all'avvocato Eduardo Di Giovanni durante il lungo colloquio di mercoledì scorso. La decisione finale è giunta solo quando Seghetti e gli altri hanno raggiunto la certezza che neanche Curcio. pur avendo presentato un documento, ne aveva chiesta la pubblicazione come condizione perché la «grazia» divenisse operante. La liberazione di Giovanni D'Urso. dunque, potrebbe essere un fatto praticamente certo, se anche sulle comunicazioni dal carcere non si fosse innestata la sconcertante polemica di queste ore tra deputati radicali e legali dei brigatisti detenuti. I primi, affermano che parlare di «grazia», a Trani come a Palmi, è una mistificazione: la richie sta di pubblicare i comunica'ti. dicono, rimane come condì zione determinante. Giovanna Lombardi, ieri sera, a Trani. ha negato pacatamente queste affermazioni: «A Seghetti e agli altri, ho ri- petuto quanto Curcio ci ha detto a Palmi. Di Giovanni gli aveva chiesto chiaramente se la mancata pubblicazione del messaggio avrebbe significato, per D'Urso, il pollice verso. Curcio avelia risposto di no: i nostri obiettivi, aveva detto, sono stati già raggiunti». La Lombardi ha fatto seguire al chiarimento anche un giudizio sul ruolo che i radicali hanno svolto in questa vicenda: secondo lei «inizialmente hanno tentato il doppiogioco, poi però si sono comportati molto correttamente». E per eliminare ogni dubbio sulla definizione, ha aggiunto che il «doppiogioco» lei lo intende come attività condotta a scopi soprattutto propagandistici. Ormai solo la liberazione di D'Urso potrà risolvere definitivamente questi dubbi: ma intanto è più opportuno cercare di capire perché i brigatisti, attraverso un avvocato di loro piena fiducia, hanno par lato di una «vittoria... e soprattutto se ne hanno parlato con convinzione. Cosa pensano di aver otte nuto. dunque, i «proletari prigionieri»? Giovanna Lombardi, ieri, ha fornito anzitutto un'importante conferma: fra le richieste dei reclusi di Tra ni. nel primo comunicato (quello consegnato al direttore del carcere durante la rivolta, e mai reso noto) c'era fra le altre quella della liberazione di Gianfranco Faina, il leader di «Azione rivoluzionaria» che. gravemente ammalato, ha ottenuto in effetti a Milano la libertà provvisoria. Obiettivo più generale della «campagna D'Urso». hanno continuato i bierre di Trani, era la chiusura della sezione di massima sicurezza dell'Asinara, avvenuta anche questa. L'impresione è. insomma, che. nel carcere di Trani. superati loro malgrado dalle decisioni emerse in altre carceri, i brigatisti detenuti abbiano elaborato frettolosamente una posizione che non divergesse, o che ancor più chiaramente potesse coincidere, con quella espressa a Palmi da Curcio. Ma a Trani. ieri, i brigatisti hanno detto anche dell'altro: proprio l'altra sera la procura aveva contestato a 65 dei detenuti nella sezione di massi ma sicurezza ordine di cattura per la rivolta con le accuse di sequestro a scopo di terrò rismo, danneggiamento. Fra gli accuati ci sono brigatisti, autonomi, detenuti comuni: Seghetti. Abatangelo. Picchiura. Lapponi. Baura gartner. Toni Negri. Vesce. Ferrari-Bravo. «In quell'elenco — hanno detto i brigatisti a Giovanna Lombardi — mancano alcuni capi della rivolta e sono compresi invece molti detenuti che non c'entrano. Noi abbiamo aperto le celle: gli altri, una volta usciti, non potevano che rimanere li». Presto, hanno concluso Se ghetti. Piccioni e Ricciardi, dal carcere uscirà un altro comunicato: qualcosa che. in termini giuridici, sarà per i bierre una specie di autodenuncia, e per molti degli autonomi il tentativo di allontanare lo spettro di una nuova condanna. Giuseppe Zaccaria