Marco Aurelio salvato dai roghi

Marco Aurelio salvato dai roghi VERITÀ' E LEGGENDE SUL MONUMENTO RIMOSSO DAL SUO PIEDESTALLO Marco Aurelio salvato dai roghi È l'unica statua bronzea di un imperatore romano che sia stata risparmiata dalle fonderie papali perché creduta di Costantino - Diventerà tutta d'oro il giorno del Giudizio ROMA — Non è la prima volta che Marco Aurelio e il suo cavallo scendono dal piedestallo. Gli è già successo durante la guerra. Dopo una lunga reclusione nell'antico Archivio imperiale, il Tabularium. tornò a dominare, olimpico e impassibile, sul colle capitolino ed a simboleggiare, conio nessun altro monumento, il messaggio di Roma. Era il 24 aprile del 1945. A seguito d'un rigoroso controllo del preventivo, la Giunta comunale autorizzò l'operazione di ripristino, che costò lire 60 mila. Lentamente, dolorosamente. Roma medicava le sue ferite; l'Italia iniziava la sua amara, inquieta rinascita. E' l'unica statua bronzea d'un imperatore romano, risparmiata dalle fonderie papali perché creduta quella del primo Princeps cristiano. Costantino. La tolse dalla Piazza del Laterano Michelangelo nel 1538 per ordine di Paolo III Farnese, e la pose su la piazza ancora in fieri, al centro della trama a dodici punte che segna sul pavimento forse le costellazioni, forse gli Apostoli. Da allora. Marco Aurelio volta le spalle al Foro, alla Curia, agli archi, ai templi della Roma pagana; guarda verso San Pietro. La Roma papale è ai suoi piedi: ad essa sembra rivolgere, pacato e maestoso, la sua adlocutio e riversare nella cultura cristiana la nobiltà severa della sua filosofia, lo stoicismo, religione laica dell'intel lighentsia romana. Ne condensò il succo nel volumetto mirabile dei suoi Ricordi: quel condottiero perennemente impegnato a respingere Sarmali, Quadi e Marco- manni. quel sovrano del mondo, la sera, nella sua tenda, scriveva: «La ragione, il senso morule, sono comuni a limi gli uomini; se è così, siamo limi cittadini della stessa comunità». Non pensava certo che la sua immagine pensosa sarebbe durata così a lungo, né lo sperava: «Time le cose, scriveva. non sono che ombre labili, che l'oblìo cancella...». La statua di questo santo laico pòsa su un piedestallo disegnato da Michelangelo, sul quale è inciso il suo elogio; ha subito anch'essa il processo de¬ generativo dei cavalli di Venezia, il cancro del bronzo, provocato dai miasmi delle esalazioni di nafta: e probabilmente anche i romani, come contropartita alla gioia di girare per il centro in automobile, dovranno adattarsi a veder issare al suo posto una controfigura, una copia che, per quanto perfetta, non avrà mai la vibrazione, le lumeggiature discontinue d'oro sul verde bruciato del bronzo, l'autorità misteriosa e remota che i millenni imprimono sulle cose. Ora. senza Marco Aurelio, la Piazza sembra cieca. La scomparsa del monumento che ne costituiva il cuore è una ennesima lacerazione al tessuto fragile dei ricordi, alla Roma interiore che ciascuno di noi porta dentro di sé. Si è sempre creduto che l'oro che traluce a chiazze lievi affiori da una massa d'oro interna; e che. quando tornerà a coprire tutto il monumento, cavallo e cavaliere, quel giorno canterà la civetta — il ciuffo di peli su la fronte del cavallo — e sarà il Giorno del Giudizio. Un alone soprannaturale illumina la figura dell'imperatore che ricevette il primo «miracolo», la pioggia concessa, come si vede sulla Colonna, da un Giove Pluvio che somiglia al Padre Eterno delle imminenti absidi cristiane, ai soldati assetati che l'avevano pregato: cristiani? I memorialisti non si sbilanciano. Sempre arguto e dissacratore, il popolino evoca l'immagine del re filosofo quando, di uno che sembrava irreprensibile ma pian piano ha svelato la sua natura malvagia, dice: «Scopre in oro come Marco Aurelio». I papi istituirono la carica di Curator per un nobile romano, incaricato di vigilare sul monumento: riceveva come salario poche once di cera, di pepe, e sei paia di guanti l'anno. E' sparita, di sotto alla zampa del cavallo, la figuretla bronzea del barbaro sottomesso e prono, usuale nella iconografia trionfalistica romana. Quella immagine, adottata dall'arte cristiana, è passata a rappresentare i re Magi che. nelle lussuose vesti barbariche, recano i doni dell'Oriente al piccolo Re. Lidia Storoni

Persone citate: Lidia Storoni, Marco Aurelio

Luoghi citati: Italia, Roma, Venezia