Montecristo, isola «proibita» di Omero Marraccini

Montecristo, isola «proibita» Dichiarata riserva naturale e integrale dal Cnr Montecristo, isola «proibita» Vi si può approdare con i panfili; è vietato, però, scendere a terra senza essere scortati - Nell'ex villa Savoia un museo raccoglierà piante, fossili, animali NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE MONTECRISTO — Sbucò dall'abisso sette milioni di anni fa, in un ribollire di maremoti, mentre la costa di fronte si rattrappiva e «crescevano» le colline Metallifere della Maremma, l'Amiata, il monte Capanne dell'Elba, in un cataclisma che completava la marcia, di venti milioni di anni, compiuta dal nuovo mini-continente Sardegna-Corsica, staccatosi dalla Francia e dalla Spagna per avvicinarsi, ruotando, alla penisola. Un cuneo di roccia enorme, «espulso» dall'accavallarsi degli strati profondi con la piattaforma, Montecristo, l'isola più solitaria dell'Arcipelago Toscano, misteriosa anche oggi, bella ma ostile, vista dal mare con la sua punta aguzza e le scogliere a strapiombo. Fredda, imponente e minacciosa. I greci la chiamavano Oglasia, ma i romani, gente che teneva volentieri i piedi a terra, quando se la trovarono di fronte ebbero paura e, per precauzione, la dedicarono a Giove: Monte di Giove, appunto, come poi facilmente i cristiani la ribattezzarono Monte di Cristo. Non suscita angoscia, seguendo la costa a Nordovest, l'aprirsi di Cala Maestra, verde e serena fra rupi di granito, la «culla» delle civiltà che sono passate per l'isola. I primi abitatori arrivarono 50 milioni di anni fa ed hanno lasciato qualche preziosa selce ai paleontologi. Più vistose le tracce degli etruschi, grandi forgiatori di ferro e dissacrante il passaggio dei romani che si mangiarono intere fette di scogliera per costruire le ville dell'Argentario e della vicina Giannutri. E sono rimasti i ruderi — bontà della Marina militare, che non molti anni or sono si diverti a farci il tiro a segno — della grande abbazia benedettina sorta dopo che San Mamiliano si stabili in una grotta in cima al monte, ben conservata anche oggi e impiastricciata di ingenui ex voto di marinai. Proprio alla presenza secolare dei benedettini è legata la fama dell'isola perché i frati, secondo una leggenda, oltre a lavorare la terra, costruire sentieri e canali per l'acqua, misero assieme anche quel favoloso tesoro che costò loro morte e schiavitù nel 1553, per mano dei pirati dell'algerino Dragut e che, secondo la fantasia di Dumas, avrebbe più tardi arricchito Edmondo Dantes. Che sia vera questa storia del tesoro nascosto? A crederlo, anche oggi non sono in pochi. D'altra parte Giacomo Obrial, divenuto proprietario dell'isola, dove importò varie specie di animali e creò colture, parlò del tesoro all'amico Dumas dopo aver letto documenti dei principi di Piombino, che raccomandavano ai frati di nascondere i loro preziosi e di rafforzare le mura. Al tesoro fa riferimento anche uno scritto di Cosimo I Medici. L'isola, pur così arcigna, ebbe sempre nei secoli un suo fascino particolare. Napoleone esiliato all'Elba non resistè alla tentazione di visitarla; un inglese, Giorgio Taylor, innamorato di Cala Maestra vi costruì una villa, che rimane, e vi portò piante esotiche come gli alberi del pane, del burro, del pepe. A Montecristo approdò anche Davide Lazzeretti, il «santo eretico» dell'Armata. Ci veniva spesso anche Vittorio Emanuele III a sparare sulle capre selvatiche (una specie autoctona dell'isola) e sui cinghiali che vi aveva importato per combattere le vipere che infestavano le rocce. Buoni ultimi, ma con tante idee per la testa approdarono anni fa, a Montecristo, anche i cento supernababbi della società Oglasa, che volevano comprare tutto dal Demanio, costituire il più esclusivo yachting club della costa, fare opera di «valorizzazione», cioè costruire ville vicino alle quali — si disse — non ci sarebbe stato male un casinò, per rompere la monotonia della navigazione alla clientela di Montecarlo. Tutti progetti per fortuna finiti nel nulla, grazie all'intervento di organismi per la protezione della natura e soprattutto grazie all'Università di Siena che con l'equipe del professor Baccetti. con fondi del Cnr e del ministero dell'Agricoltura, ha fatto si che Montecristo fosse dichiarata riserva integrale naturale. Oggi a Cala Maestra si può approdare, ma è proibito inoltrarsi, se non scortati dal personale, nell'isola. Si può fare rifornimento d'acqua per la barca dalla sorgente che viene dalla grotta di San Mami¬ liano, ma non si possono cercare tesori. I tesori che gli studiosi del Cnr cercano, sono piccole cose, apparentemente senza valore, insetti, animali vari, uccelli, arbusti tenacissimi che si fanno strada fra le rocce. Raccolgono pietre e quant'altro parli della vita millenaria dell'isola. Presto, nella villa che fu dei Savoia, sarà costituito un museo. Cosi gli studiosi difendono l'isola, meglio di quanto non seppero fare i benedettini, dai «Dragut» dei nostri tempi. Omero Marraccini

Luoghi citati: Francia, Montecarlo, Piombino, Sardegna, Savoia, Spagna