I due avvocati di Curcio: «Non ci sono previsioni su cosa accadrà a D'Urso» di Sandra Bonsanti

I due avvocati di Curcio: «Non ci sono previsioni su cosa accadrà a D'Urso» I due avvocati di Curcio: «Non ci sono previsioni su cosa accadrà a D'Urso» I detenuti del supercarcere calabrese non fanno alcuna richiesta - Ipotesi sulle trattative ROMA — Il documento dei detenuti di Palmi è una «garanzia» di vita per il giudice D'Urso? «Noi non possiamo garantire niente» ha risposto Renato Curcio agli avvocati Di Giovanni e Lombardi durante il lungo colloquio nel carcere. Previsioni per la liberazione del prigioniero? «Nessuna» ha detto il capo storico delle Br. E ha spiegato: «La realtà di Trani non è omogenea, per noi resta un punto interrogativo; non sappiamo cosa succede là dentro, cosa pensino gli autonomi. Così mentre posso dire che fio condiviso il sequestro del magistrato perché lo ritengo il maggiore responsabile del circuito delle carceri speciali, confermo che gli obiettivi del sequestro sono già stati raggiunti». Il giorno dopo l'incontro con Renato Curcio. gli avvocati parlano, a Roma, della loro missione, del documento dei detenuti che hanno però lasciato nelle mani del direttore del carcere, e della decisione di recarsi oggi stesso a Trani e parlare con i leader della colonna romana delle Br: Bruno Seghetti. Franco Piccioni e Salvatore Ricciardi. Sono considerati i «duri» delle Br, i «militaristi» ad oltranza, e si pensa che possano essere informati anche sugli organizzatori del sequestro Il filo principale che lega gli inquirenti (in questo caso la Procura di Roma) ai brigatisti detenuti sembra proprio quello affidato agli avvocati Edoardo Di Giovanni e Giovanna Lombardi. I due legali si muovono senza trovare alcun ostacolo di carattere burocratico; appena arrivati a Roma sono andati a «riferire» al procuratore capo Gallucci e sono rimasti nel suo studio a lungo. Proprio alla fine del loro colloquio si è saputo che la «missione» continua col viaggio a Trani. L'interpretazione di questi «contatti» è varia: c'è chi parla di trattative segrete coordinate dalla magistratura romana; chi parla di trattative avviate dai radicali (col benestare del ministero di Grazia e Giustizia) che hanno pagato la pubblicazione del comunicato di Trani su «Lotta Continua»; chi. infine, sostiene che anche il giudice di sorveglianza di Palmi ha avuto una parte non del tutto chiara nella vicenda. Di sicuro, però, abbiamo per ora soltanto il resoconto del documento dei detenuti di Palmi, come ci è stato fatto dai due legali. E il contenuto del documento di Trani, datato 5 gennaio, che i radicali hanno distribuito a Trani e a Roma, ma che i magistrati ri- tengono «un po' vecchio, anche se non negativo». Una certa impressione ha fatto a Roma anche la notizia della liberazione del professore Faina, gravemente ammalato, per decisione della corte di appello di Firenze. Proprio mercoledì i radicali avevano attribuito ai detenuti di Trani l'intenzione di chiedere che il capo di Azione Rivoluzionaria potesse finire a casa i suoi giorni. Gli avvocati Di Giovanni e Lombardi hanno comunque confermato che i detenuti di Palmi non fanno alcuna richiesta. «Non parlano nemmeno di pubblicazione integrale del loro documento» di-, ce Giovanna Lombardi «ma di renderlo pubblico, così come quello dei detenuti di Trani. Quando il giudice di sorveglianza ha domandato a Curcio se volessero anche la diffusione per radio e tv, Curcio ha detto: a noi importa soltanto che sia reso pubblico». Cosi gli avvocati, avendo informato ampiamente sul contenuto del documento e smentendo di condurre «trattative» di qualsiasi genere ritengono di aver adempiuto al loro incarico. Confermano che durante il colloquio con Curcio. il leader delle Br ha parlato a lungo del black-out: «Ma i giornalisti non ìianno capito un bel nulla di Mac Luhan» ha detto. «Io lo studio da dieci anni. Chiederemo comunque il diritto di parola sui giornali, perché i giornali non sono proprietà delle singole testate ma sono un bene sociale». Poi Curcio ha anche sentito che le Br stiano passando un momento di crisi e ha spiegato: «Il punto centrale della nostra lotta resta la fabbrica, non è giusto parlare soltanto delle carceri». E' sembrato restio a chiedere miglioramenti per i detenuti: « Ce li concedono oggi perché c'è un magistrato in mano nostra e domani ce li possono togliere. Abbiamo ottenuto la chiusura dell'Asinara, creata per l'abolizione fisica dei detenuti». Anche Curcio ha parlato a lungo di Faina, che stava a Palmi e fu curato per reumatismi mentre aveva un tumore. Sembra che i sanitari del carcere avessero da tempo domandato di ricoverarlo altrove per eseguire accerta menti. Oltre a Faina è stato fatto il nome di Lucio Spina, considerato un Br della colonna marchigiana. Anche Spina è malato e adesso si trova nel centro clinico del carcere di Fossombrone. Ma in che termini sono stati citati questi due casi? La scarcerazione di Faina avve nuta proprio ieri è soltanto una coincidenza? Risposte, per adesso, non se ne hanno e tutto l'argomento «trattativa» resta avvolto nel segreto. Sandra Bonsanti