Vertice segreto di giudici a Catanzaro Un viaggio-lampo di Pannella a Palmi di Liliana Madeo

Vertice segreto di giudici a Catanzaro Un viaggio-lampo di Pannella a Palmi Forse esaminata la decisione dei detenuti del supercarcere Vertice segreto di giudici a Catanzaro Un viaggio-lampo di Pannella a Palmi DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE PALMI — Un vertice interminabile e segreto. Gli alti rappresentanti della magistratura della zona si sono riuniti a Catanzaro, e hanno protratto il loro incontro dalla mattina fino a tarda sera. C'erano, fra gli altri, il giudice di sorveglianza del supercarcere di Palmi, Giacomo Foti, il presidente del tribunale di Palmi, Naccari, il procuratore della Repubblica di Reggio alabria, Tuccio, il procuratore generale. Carnovale. Sulla riunione non sono state date notizie ufficiali. Ma informazioni attendibili permettono di ricondurre l'incontro a fatti e scadenze precise: la situazione nel carcere di Palmi, il problema del sequestro del giudice D'Urso, il ruolo dei magistrati rispetto alle possibilità di salvare la vita dell'ostaggio. Nel tardo pomeriggio sono giunti a Palmi, da Roma, i deputati radicali Pannella e De Cataldo. Dopo essere stati per circa due ore a colloquio coi detenuti del supercarcere si sono limitati a dire che la loro visita era connessa al loro ruolo di parlamentari. Non hanno voluto aggiungere altro e, in serata, sono ripartiti. L'Associazione nazionale dei magistrati, martedì scor¬ so, aveva affrontato tale questione. I membri della giunta dell'Associazione avevano confermato la linea della fermezza come unica risposta al ricatto delle «Br» e, nello stesso tempo, l'impegno a fare tutto il possibile — nel rispetto della legalità — per salvare la vita di D'Urso. Avevano ribadito che avrebbero agito secondo le indicazioni che lo stesso D'Urso aveva dato nella lettera inviata nei giorni precedenti al consigliere Sisti, direttore degli istituti di prevenzione e pena: tra l'altro, D'Urso sottolineava l'opportunità di favorire frequenti visite nelle carceri di giornalisti, ossia di consentire ai detenuti di trasmettere comunicati che non siano di rilevanza penale o di pregiudizio alla sicurezza, sempre nell'ambito della normativa vigente. Su questi temi, secondo le indiscrezioni raccolte, il giudice di Palmi e quelli del comprensorio hanno analizzato le competenze previste dagli ordinamenti e le iniziative che — senza venir meno ai propri compiti istituzionali — possono prendere per umanizzare il trattamento carcerario e privilegiare il recupero del detenuto. L'obiettivo sarebbe quello di allentare la tensione esi¬ stente nel carcere, d'individuare precisi problemi e singole situazioni che meritano equi interventi (a Palmi, ad esempio, c'è il caso di Prospero Gallinari cui manca una parte della scatola cranica), rispondendo in modo costruttivo alle pretese dei detenuti. L'iniziativa era in gestazione. E' maturata dopo i recenti avvenimenti, primi fra tutti: le lunghe discussioni fra le rappresentanze dei «politici» e il giudice di sorveglianza, e il pronunciamento dei detenuti a favore della liberazione di D'Urso. TI lungo vertice, svoltosi in località diversa da quella dove abitualmente i partecipanti lavorano, sottolinea anche la gran mole e complessità dei problemi che restano tuttora aperti. Apparentemente, però, la quiete è tornata nell'edificio. Niente visite di familiari né presenze assidue di difensori. Misurata la presenza di cani poliziotto e pattuglie di perlustrazione. Sempre inavvicinabile ai cronisti il direttore. Per chi è rimasto fuori dai cancelli controllati con congegni elettronici, quella di ieri al penitenziario è stata una giornata qualsiasi, tranquilla. Forse di attesa? Liliana Madeo