Di nuovo interrogato Scialoja L'Espresso replica alle accuse

Di nuovo interrogato Scialoja L'Espresso replica alle accuse SILENZIO DALLA «PRIGIONE» DEL GIUDICE RAPITO Di nuovo interrogato Scialoja L'Espresso replica alle accuse Nessuna indiscrezione sul colloquio - Un comunicato del settimanale concordato dal direttore coi tre membri ancora in carica del «Comitato dei garanti» ROMA — Nuovo, lungo interrogatorio per Mario Scialoja nel carcere di Regina Coeli: l'incontro tra il giornalista ed il giudice Sica, più volte rinviato nei giorni scorsi, pare sia stato, secondo le pochissime indiscrezioni trapelate, abbastanza teso e spesso ha assunto toni drammatici. Alla fine dell'interrogatorio né il magistrato né il difensore dell'imputato, l'avvocato Flammini Minuto, hanno voluto rilasciare dichiarazioni. Il riserbo più assoluto è stato mantenuto sulle domande e sulle contestazioni mosse dal giudice a Scialoja. Flammini Minuto all'uscita dal carcere ha lasciato solo capire che il giornalista si è difeso bene rispondendo alle domande con puntualità e. sicurezza senza peraltro discostarsi dalla primitiva versione fornita al magistrato all'indomani del suo arresto, Il giornalista, in sostanza, ha ripetuto a Sica il racconto, già noto, di come venne in possesso dell'intervista alle Br e del verbale di interrogatorio e della foto polaroid del giudice D'Urso: casualmente, cioè, e non attraverso «stabili contatti- come ha scritto invece il magistrato nell'ordine di cattura. La persona che si presentò da Bultrini il 19 dicembre e che lui incontrò il giorno successivo e rivide dopo poche ore per consegnargli le domande dell'intervista, lui — sostiene Scialoja — non la conosceva. Né la incontrò mai più dal momento che il plico venne recapitato a Bultrini Diversa è invece la posizione dell'accusa. Sica ha due certezze: da una parte non crede al contatto casuale dell'ignoto emissario che si presenta in casa di Bultrini e dall'altra è convinto che il plico con l'intervista sia giunto nelle mani dei due redattori non il 29 dicembre, ma prima. E ciò non solo in seguito ad argomentazioni logiche — sostiene — ma anche sulla scorta di elementi più concreti. Quali siano questi elementi, però, nessuno lo sa: neanche gli imputati ed i loro difensori. Una cosa, comunque, è certa: specialmente dopo l'interrogatorio di Bultrini il magistrato sta puntando sulla possibilità di identificare l'ignòto emissario. Sulle condizioni in cui è de- tenuto Scialoja i deputati radicali Melega e Tessari hanno diffuso ieri un polemico comunicato, dopo una visita nel carcere di Regina Coeli. Scialoja è stato arrestato la notte di San Silvestro. Da allora — riferiscono i due deputati — ha potuto vedere i propri avvocati soltanto in occasione di un interrogatorio. Ha chiesto altre due volte di essere ascoltato dal giudice Sica, ma non ha avuto risposta'. « Quali che possano essere — sostengono Melega e Tessari — t reati commessi da Scialoja, noi protestiamo fermissimamente contro le inumane e inutilmente vessatorie condizioni della sua detenzione e contro la decisione del magistrato di non interrogarlo nonostante le richieste che egli ha avanzato». L'Espresso, intanto, nel prossimo numero pubblicherà un editoriale per precisare che il settimanale non è disposto a fare da cassa di risonanza dei documenti delle Brigate rosse. La notizia è contenuta in un comunicato diffuso ieri da Guido Calogero, Furio Diaz e Paolo Sylos Labini, i tre membri superstiti del comitato dei garanti dopo le dimissioni di Alessandro Galante Garrone. L'iniziativa è scaturita dall'incontro di mercoledì con il direttore Zanetti e con il condirettore Ajello. Al termine della riunione i tre garanti decidevano di non dimettersi in cambio, probabilmente, di tale impegno. Calogero. Diaz e Sylos Labini, infatti, in un comunicato diramato ieri «manifestano il loro netto dissenso dalla decisione dell'Espresso di pubblicare comunicazioni e interviste che in qualche modo, contro le sue stesse intenzioni, possano servire alla propaganda che i terroristi intendono svolgere». Significativo è anche il fatto che il comunicato sia stato firmato da Alessandro Galante Garrone: «Il quale — è detto nel documento — pur confermando le proprie dimissioni dovute a motivi di carattere personale concorda pienamente con lo spirito di questo comunicato». Nessuna conferma ufficiale, infine, è giunta sulla candidatura di Giuseppe Galasso, attuale presidente della Biennale di Venezia, a nuovo membro del «Comitato dei garanti» al posto del dimissionario Alessandro Galante Garrone. Interpellato sull'argomento Galasso ha dichiarato: «Accetterei volentieri poiché penso di poter proseguire nel solco già tracciato da Galante Garrone. Al di là di passi falsi ed erronei il settimanale L'Espresso rappresenta una voce molto importante fra le voci della cultura democratica italiana. E'quindi estremamente positivo per la democrazia del nostro Paese che esso continui in un ruolo di cui nessuno può sottovalutare l'importanza in tanti anni di milizia del giornale». r.c.

Luoghi citati: Roma, Venezia