Uccidere per rapina a 15 anni di Giorgio Martinat

Uccidere per rapina a 15 anni Uccidere per rapina a 15 anni I carabinieri hanno arrestato gli assassini dell'orefice Albino Allena, ucciso per rapina l'altro ieri nel suo negozio a Torino Mirafiori. E hanno spalancato una finestra sull'abisso. Sono tre ragazzi di 14.15 e 17 anni e una giovane donna, Annamaria Boncristiano di 23 anni. Attorno a lei si era aggregata questa banda di ragazzi disperati: «Un fenomeno nuovo — dice il criminologo Duccio Scatolero. in servizio presso il carcere minorile "Ferrante Aporti" — nel panorama della delinquenza minorile. Le bande di adolescenti sono una malattia sociale endemica in tutto il mondo industriale. Ma l'inserimento di un adulto lo abbiamo registrato fino ad ora soltanto in Italia, e soltanto nell'ultimo anno. Per i ragazzi ha aspetti gratificanti, come riconoscimento della loro importanza. Ma aggrava la loro capacità criminosa: i piccoli furti, i vandalismi, le aggressioni gratuite per le strade diventano rapine organizzate, a mano armata. E omicidi'. Tutti i giovani assassini dell'orefice vivono nel quartiere che ha ispirato il film-inchiesta «La ragazza di via Millelire». Il quartiere dell'emarginazione, dove gli alti edifici con le scale scrostate. le finestre rotte, gli atri lerci e i campanelli strappati si ergono su prati disseminati di rifiuti e aiuole devastate. Dicono i carabinieri: «Annamaria è stata violentata dal padre quando era poco più che una bambina. Ed era l'amante dei tre della sua banda». Uno dei quali, il quattordicenne Luciano, è suo fratello. Una ragazza alta, dai capelli rossi, bella malgrado la magrezza emaciata: «Ha le braccia e i polsi — dicono i carabinieri — che fanno paura. Pieni di bu¬ chi». Non si sa quando abbia cominciato a drogarsi. Si sa che aveva bisogno di almeno un grammo di eroina al giorno: due. trecentomila lire. Il 30 settembre, poco più di tre mesi fa. è stata giudicata in tribunale. Aveva derubato un cliente occasionale che, quando aveva tentato di protestare, era stato bastonato da tre giovani. Con Annamaria, sul banco degli imputati, l'amico del cuore: Giovanni Stoppelli, 15 anni. Figlio di un operaio, esce da una famiglia onesta. Davanti ai giudici la madre, Rosa, ha urlato: «E' lei, è quella ragazza che me l'ha rovinato». Ora Rosa Stoppelli è tornata al suo paese, in Basilicata: rischiava di impazzire nella grande città che le aveva portato via il figlio. E Giovanni, anche lui, da due mesi si droga. E' stato lui a uccidere l'orefice. Lo ha confessato, urlando e rotolandosi sul pavimento della stazione carabinieri: «Non volevo, non volevo. Il colpo è partito per disgrazia». Fuggendo dall'oreficeria, il fratello di Annamaria gli ha gridato: «Imbecille, non sai che il fucile ha il grilletto più sensibile di una pistola?». Dicono i carabinieri: «Luciano è il più giovane, ma il più duro. Freddo e deciso come un adulto». Il padre è in carcere per ricettazione, la madre è uscita di prigione dieci giorni fa. Non si sa bene a chi appartenessero le armi che hanno adoperato. Erano custodite in una cantina. Fuori, sulla strada, due Alfette rubate, con targhe false: «A disposizione —sostengono gli inquirenti — di chiunque volesse fare una rapina». Pare che fossero una trentina, nel quartiere, i ragazzi che ne conoscevano l'esistenza. Non si sa quanti le abbiano usate. Giorgio Martinat Arrestati a Torino i quattro assassini dell'orefice di Mirafiori

Persone citate: Annamaria Boncristiano, Duccio Scatolero, Giovanni Stoppelli, Stoppelli

Luoghi citati: Basilicata, Italia, Torino