Walesa, che cosa è cambiato? «La vita diventa più giusta» di Bernardo Valli

Walesa, che cosa è cambiato? «La vita diventa più giusta» Intervista a Danzica al capo di Solidarietà Walesa, che cosa è cambiato? «La vita diventa più giusta» Il leader sindacale martedì sarà a Roma - «Non abbiamo il diritto di giudicare il governo» - Verso un nuovo braccio di ferro sul problema dei sabati liberi: i lavoratori rifiutano le proposte del vice premier Jagielski DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE DANZICA — Il braccio di ferro tra i sindacati indipendenti e il regime riprende in Polonia dopo la breve tregua natalizia, che sembrava avesse creato un equilibrio destinato a durare, sia pure tra conflitti minori. Il nuovo scontro è scaturito da una vertenza (la settimana corta) non certo essenziale anzi secondaria, per le due forze che si affrontano in un momento in cui una coesistenza pacifica appare una necessità vitale per il Paese. Il governo aveva riconosciuto in settembre il diritto ai «sabati liberi» chiesto dai minatori dell'Alta Slesia e poi esteso all'intera Polonia. Nei giorni scorsi i dirigenti di Varsavia hanno dichiarato quell'accordo inattuabile a causa della situazione economica disastrosa. Mercoledì sera il viceprimo ministro Jagielski ha fatto nuove proposte parlando alla televisione: due sabati liberi al mese oppure una settimana lavorativa di cinque giorni ma di quarantadue ore. Sotto la spinta della base, il sindacato «Solidarietà» ha risposto con un no secco. La parola d'ordine è: il governo deve rispettare gli accordi e soltanto gli accordi. Quindi, già da domani, gli operai di turno non si presenteranno in fabbrica, né gli impiegati negli uffici: si prenderanno cioè il primo «sabato libero», nonostante il rifiuto governativo di concederlo. Questa disubbidienza avrà altre conseguenze nel futuro immediato. A fine mese, infatti, i salari verranno decurtati e allora potrebbe esplodere una protesta massiccia, con nuovi scioperi, per recuperare, esigere le trattenute, legali per il regime e illegali per il sindacato e gli operai. La vicenda rivela le difficoltà di una cooperazione tra il governo, che detiene gli strumenti del potere, e «Solidarietà», che detiene le chiavi della società, la sua fiducia. Giustificando il loro rifiuto dei «sabati liberi» con le difficoltà economiche (in parte dovute al calo della produttività) i dirigenti di Varsavia si trincerano dietro argomenti obiettivamente validi. Ma i sindacati scorgono nel comportamento del governo il tentativo di venir meno agli accordi sottoscritti in autunno Ho assistito, qui a Danzica. ieri mattina, alla riunione della commissione nazionale di coordinamento sindacale, svoltasi sotto la presidenza di Lech Walesa: il «no» al governo è stato deciso, senza esitazioni. Anna Walentynowicz, uno dei capi storici degli scioperi d'agosto, mi ha spiegato la necessità di mobilitare «Solidarietà» e i suoi circa dieci milioni di iscritti sul problema dei sabati liberi. Dice l'ex operaia, che ha conosciuto più volte le carceri polacche: «Dal 16 dicembre la nostra attività si era quasi fermata. Il governo ne ha subito approfittato: ha proibito il film sugli scioperi, ha arrestato un capo del sindacato contadino, ha sequestrato cinquemila copie della rivista Robotnik». Il regime, insomma, sarebbe passato al contrattacco, come se fosse deciso a imporre di nuovo la propria autorità. I moniti lanciati quotidia- namente dal giornale delle forze armate sarebbero un sintomo da non trascurare. La questione dei sabati liberi si è dunque trasformata in una prova di forza che va ben al di là della vertenza sindacale. Il nuovo confronto avviene o si profila all'orizzonte proprio alla vigilia del viaggio a Roma di Lech Walesa e di un'altra decina di rappresentanti di «Solidarietà». La partenza è prevista per martedì, 13 gennaio. Walesa me ne parla nel suo ufficio, con il ritratto di Papa Wojtyla alle spalle e l'immagine della Madonna appuntata sul bavero della giacca. Il capo di «Solidarietà», non appare più preoccupato del solito. Il dialogo è nevrotico per il continuo andirivieni nella stanza angusta. Il linguaggio è bertoldesco, astuto ed evasivo, come sempre. Walesa non è mai uscito dai Bernardo Valli (Continua a pagina 2 in nona colonna)

Persone citate: Anna Walentynowicz, Lech Walesa, Papa Wojtyla, Walesa

Luoghi citati: Danzica, Polonia, Roma, Varsavia