La fusione con la forza di Alfredo Venturi

La fusione con la forza OSSERVATORIO La fusione con la forza Decisamente la Libia gli va stretta: e così da undici anni, da quando la rivoluzione lo ha portato al potere a Tripoli, il colonnello Gheddafi insiste nel voler modificare le carte geopolitiche d'Africa e d'Oriente. L'annuncio dei giorni scorsi sulla decisione di unire la Libia e il Ciad in una sola Jamahiriya è soltanto l'ultimo capitolo di una lunga storia di progetti fusionistici. Cominciò, nel dicembre del '69, con la «carta di Tripoli»: Libia, Egitto e Sudan (e più tardi la Siria) s'impegnano a realizzare per tappe la fusione in un unico grande Stato arabo di 60 milioni di abitanti. Ma nel '73 Sadat attacca Israele senza consultare Gheddafi, e la frontiera libico-egiziana diventa rapidamente una frontiera calda. Svanito il sogno orientale, Tripoli guarda ora a Ovest: nel '74 si annuncia la fusione Libia-Tunisia, subito dopo sconfessata da Bourguiba. La scorsa estate, nuovo annuncio libico: faremo un solo Stato con la Siria. Damasco nominalmente accetta, ma il progetto si trascina stancamente, e Gheddafi chiede ai siriani di scioglier il partito Baath, non previsto dalla sua ingegneria costituzionale. Falliti tutti i tentativi in direzione di Paesi arabi, la Libia si rivolge ora verso un Paese, il Ciad, che arabo non è, se non per l'assimilazione culturale delle popolazioni nomadi che ne percorrono la metà settentrionale desertica. Nemmeno si può dire che il Ciad sia un Paese islamico, se non al 40 per cento. E' un Paese storicamente diviso, questo sì. Una volta si parlava di Dar el-Jslam e Dar el-Abid. la terra àeWIslam e la terra degli schiavi, condizione comune a tutti quei Paesi della fascia subsahariana che hanno la testa a contatto con il mondo arabo mediterraneo e i piedi radicati nell'Africa Nera. Ma l'elemento tecnicamente decisivo è un altro. L'annuncio della fusione Libia-Ciad viene poco dopo che le truppe libiche hanno, come si dice a Tripoli, «riportato l'ordine a Ndjamena». Che questo tipo di ordine non sia gradito a tutti, che in particolare non piaccia né alla fazione settentrionale sconfitta, le Forze Armate del Nord di Hissene Habre, né ai sudisti del colonnello Kamougue, é cosa in fondo secondaria, visto che assieme alle truppe del presidente Weddeye i libici controllano saldamente il Nord, il Centro e la capitale. Ma certo non è finita, da quelle parti, la lunga guerra civile: si profilano, anzi, un'alleanza Habre-Kamougue e giorni difficili per i «pacificatori» scesi da Tripoli. Anche per questo, forse, il governo di Ndjamena non ha ancora dato l'annuncio ufficiale della fusione. Certo dev'essere stato imbarazzante per Weddeye, che era andato a ringraziare Gheddafi dell'aiuto militare, sentirsi rivolgere l'invito fusionista e dovere inserire questa novità nel comunicato congiunto. Per quanti limiti possa avere in un Paese come questo il concetto di opinione pubblica, non sarà molto facile spiegare alla gente che i soldati libici, venuti per aiutare generosamente il capo dello Stato a rimanere in sella, non se ne torneranno a casa, perché in un documento diplomatico c'è scritto che a casa ci sono già. Alfredo Venturi

Persone citate: Bourguiba, Gheddafi, Sadat