«Il malessere dei giudici non diventi esasperazione»

«Il malessere dei giudici non diventi esasperazione» Resa nota dai magistrati una lettera a Pertini «Il malessere dei giudici non diventi esasperazione» Chiedono la riforma del settore, aumenti economici e organici adeguati - Caso D'Urso: «Faremo di tutto per salvargli la vita» - Confermati «non senza amarezza e preoccupazione» i 4 giorni di sciopero ROMA — La necessità di immediati interventi per risolvere i problemi della giustizia è stata sottolineata in una lettera che la giunta esecutiva dell'«Associazione nazionale magistrati» ha inviato il 30 dicembre scorso al presidente della Repubblica Sandro Pertini. Il contenuto del documento, con il quale si conferma al Capo dello Stato che i magistrati sciopereranno nei giorni 14. 26. 27 e 28. gennaio prossimi, è stato reso noto durante una conferenza stampa svoltasi ieri al palazzo di giustizia con la partecipazione del presidente della giunta esecutiva dell'Anni. Adolfo Beria d'Argentine, del segretario generale Salvatore Senese e del consigliere Germano Abbate. Durante l'incontro con i giornalisti i tre magistrati, a proposito del rapimento del giudice Giovanni D'Urso. hanno ribadito che l'Associazione nazionale magistrati si adopererà in tutti i modi per salvargli la vita e che il sodalizio agirà secondo le indicazioni che lo stesso D'Urso ha dato nella lettera inviata nei giorni scorsi al consigliere Ugo Sisti, direttore degli Istituti di prevenzione e pena. Tra l'altro, nella lettera, D'Urso sottolineava l'opportunità di favorire frequenti visite nelle carceri di giornalisti, ovvero di consentire ai detenuti di trasmettere comunicati che non siano di rilevanza penale o di pregiudizio alla sicurezza, sempre nell'ambito della normativa vigente. Nella lettera dei magistrati a Pertini si rileva che la decisione di scioperare è stata presa «non senza amarezza e preoccupazione, poiché la grande maggioranza dei magistrati italiani avverte la drammaticità dei problemi che oggi travagliano il Paese e l'istituzione giudiziaria e che caricano di una tensione tutta particolare uno sciopero della magistratura, già di per sé, in ogni momento, grave e delicato». «La violenza dell'attacco terroristico, la crescente degradazione delle condizioni ordinamentali generali e di gestione di importanti uffici, la progressiva mortificazione dei livelli retributivi — si legge nella lettera — rappresentano altrettanti elementi non scindibili di una crisi profonda, che ha da tempo investito l'ordine giudiziario, inducendo un diffuso malessere ed un acuto disagio, per il cui superamento sarebbero state necessarie risposte pronte e non dilatorie». L'Anm osserva che per la salvaguardia dell'incolumità dei magistrati vi sono stati stanziamenti di mezzi e l'avvio di misure puramente passive, ma manca un piano organico, articolato secondo criteri di opportuna flessibilità che tentino di prevenire agguati. «Non possiamo esimerci — si legge nel documento — dal rilevare come l'alto tasso di rischio connesso all'incarico del giudice D'Urso fosse a tutti evidente e come ciò nondimeno egli non costituisse nemmeno oggetto di misure meno appariscenti, ma forse più efficaci della scorta e dell'auto blindata». Per quanto attiene alle misure intese a restituire funzionalità al servizio giudiziario. l'Anm rileva «come sia mancato a tutfoggi qualsiasi apprezzabile intervento di potenziamento delle squadre e dei nuclei di polizia giudiziaria. Tra l'altro, non si è avvertita l'esigenza di riformare il sistema elettorale dei consigli giudiziari in senso proporzionale. Acuta, e tuttora senza risposta, è anche l'esigenza di una modifica dell'ordinamento giudiziario fascista nella parte relativa alla gestione degli uffici giudiziari la cui sottrazione ai condizionamenti di ogni centro di potere è parte della più generale questione morale». Nella lettera si manifestano poi preoccupazioni per i ritardi nell'approvazione delle nuove norme in materia di depenalizzazione e dell'aumento della competenza penale del pretore, e timori per i richiesti provvedimenti relativi al trattamento economico dei magistrati. «Nella nostra responsabilità di rappresentanti della magistratura associata — si legge nella lettera — siamo fermamente impegnati ad operare perché il malessere dei magistrati non precipiti in forme di esasperazione o in atteggiamenti di pericolosa abdicazione dal ruolo. Questo sforzo non potrà essere coronato da successo senza il concorso degli altri poteri dello Stato».

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