I «cento fiori» della storiografia di Ferdinando Vegas

I «cento fiori» della storiografia GUIDA DI GIORGIO BORSA: DA CROCE ALLE ULTIME PROBLEMATICHE I «cento fiori» della storiografia La storiografia sta attraversando una rigogliosa stagione dei «cento fiori»: come orientarsi in tanta varietà? Prima ancora di entrare nel merito, di scegliere cioè un'opera secondo il suo argomento, il pregio, il nome dell'autore o secondo l'interesse del lettore, è forse ormai necessario porsi la domanda preliminare: che cosa si richiede a un'opera di storia? E prima ancora: che cosa è la storia? Risponde a questo interrogativo l'Introduzione alla storia di Giorgio Borsa (ed. Le Monnier), un piccolo volume, piano e insieme profondo, data la complessità dei problemi che deve affrontare. Il Borsa, docente all'Università di Pavia, specialista in storia dell'Asia orientale, è giunto a quell'età e a quella piena maturità che stimolano nello storico di vaglia la riflessione sul senso del proprio lavoro; tanto più se questo lavoro è l'insegnare storia e scrivere libri di storia, se esso investe, insomma, la ricerca d'un significato dell'intera vicenda umana e il modo migliore di trasmettere i frutti della propria esperienza alle nuove generazioni. L7n*roduzione è stata, infatti, concepita e scritta per gli studenti, ma non è un'opera meramente scolastica, va anzi annoverata tra le espressioni migliori di quell'indagine su storia e storiografia che è caratteristica della cultura italiana. Si coglie quindi nelle pagine del Borsa l'influsso della grande lezione di Croce, criticamente vagliata e accettata per quanto essa ha detto di decisivo sulla storia, tale da sembrare persino ovvio, appunto nel nostro mondo culturale. Un'altra grande e più recente lezione, quella delle Annales di Bloch, Pebvre, Braudel, è pure tenuta presente dall'autore, che però non cede alla «moda» che è invalsa sulla scia dei risultati innovatori raggiunti da questa scuola, ma sa acquisirne con buon equilibrio gli apporti fecondi. E ancora, da conoscitore qual è del mondo inglese, il Borsa valuta al giusto merito la storiografia pragmatica anglosassone, come viene per esempio teorizzata, se il termine non appare eccessivo, nelle Sei lezioni sulla storia di E. H. Carr, il famoso autore della monumentale storia dell'Unione Sovietica. Fondendo in una propria sintesi, per nulla eclettica, bensì organica, cosi diverse interpretazioni, il Borsa discute gli «eterni problemi» della storia, a cominciare dal primo e capitale, che cosa sia la storia e quale ne sia l'oggetto. «Tutto, egli dice, può essere oggetto di conoscenza storica», ma «nel senso più ristretto e pregnante noi riserviamo tuttavìa il nome di storia allo studio della realtà umana nel tempo», essendo «il tempo... il luogo della storia come lo spazio è il luogo della geometria». Non si tratta, ovviamente, di un tempo matematico, ma del «tempo sociale» (Braudel), che può essere breve (l'accadimento, il tempo della narrazione storica tradizionale) o lungo o anche lunghissimo (la storia delle strutture, economiche e sociali, come pure culturali). L'abilità dello storico consiste nel saper scegliere tra l'infinità dei fatti del tempo breve quelli significativi in relazione ai processi di lunga durata e cosi costruire la sua opera storica. Ma allora — ecco un altro e non meno fondamentale problema — esiste o non esiste la «oggettività e verità del sapere storico»'} Il Borsa, che cosi intitola la Conclusione del suo lavoro, sostiene giustamente che «l'oggettività storica è irraggiungibile... se con ciò si intende la soppressione del soggetto, cioè dello storico, nell'atto di fare storia»; ma non per questo ci si deve abbandonare allo scetticismo o relativismo storico, perché l'oggettività sussiste egualmente, purché le si dia il suo retto valore, «di una idea regolativa» per «realizzare... una visione sempre meno inadeguata della infinita varietà e complessità dell'esperienza umana». Ferdinando Vegas

Persone citate: Bloch, Braudel, Giorgio Borsa, H. Carr, Monnier

Luoghi citati: Asia, Unione Sovietica