«All'Avana ho parlato soltanto in una fabbrica» di Livio Zanotti

«All'Avana ho parlato soltanto in una fabbrica» Pajetta dopo il Congresso del pc cubano «All'Avana ho parlato soltanto in una fabbrica» ROMA — Le polemiche volano più veloci dei «jet» e hanno preceduto il rientro di Giancarlo Pajetta da L'Avana, dove è andato a rappresentare il pei al II congresso del partito comunista cubano. Il suo mancato intervento alla tribuna del pcc ha sorpreso, sollevando nuovi interrogativi sui rapporti tra i partiti comunisti. — On. Pajetta, hanno parlato i delegati francese e portoghese, lei no. Perché, cosa è stato questo congresso? «Il congresso è stato caratterizzato da una larga rappresentanza di partiti comunisti di ogni parte del mondo; forse come non mai è stata folta in un congresso comunista la presenza di altre forze politiche. I socialisti svedesi, danesi e francesi, quelli spagnoli, i laburisti inglesi, per l'Europa; e per l'America latina tutta la sinistra, per il Messico anche il partito del presidente Portino. Hanno testimoniato la comune consapevolezza dell'importanza di Cuba nel continente americano e non soltanto in questo. Queste presenze costituiscono di fatto il riconoscimento del pluralismo esistente, forze che nei rispettivi Paesi polemizzano tra loro hanno trovato a Cuba un momento di incontro». — A lei però non è stato consentito di accedere al podio. •E' stato seguito il criterio di dare la parola prima ai partiti al potere: tra i comunisti irakeni e il "Baath" è stato preferito quest'ultimo. E negli altri casi sono stati scelti i partiti le cui posizioni erano più vicine a quelle cubane». — Un criterio significativo. Al congresso erano presenti i «Montoneros» argentini e il «Mir» cileno. Si è parlato di lotta armata? «Qualche osservatore straniero ha domandato, anche polemicamente, se è possibile parlare di un ritorno aV'guevarismo". La risposta è stata asciutta: la cosa non ha nessuna attualità. Per il Cile, si sono volute accentuare le forme di lotta dura; ma non si è parlato neppure di guerriglia. In Brasile e in Uruguay, dove i regimi militari sono in evidente difficoltà, l'importanza dei processi di massa è stata sottolineata. La lotta armata è stato un tema per il Nicaragua, dove ha vinto con il Fronte popolare, e in Salvador, dove si stacombattendo». — Quando ha saputo che non l'avrebbero lasciata parlare al Congresso? «Quandosono arrivato». — Cosi l'hanno dirottata in una fabbrica, insieme al delegato congolese e a quello del Giappone. Perché, c'erano dei tabù, l'Afghanistan, la Polonia? «Ho parlato in una fabbri- ca, e ho detto ciò che avrei detto al congresso. Ho toccato anche temi sui quali le nostre posizioni divergono da quelle dei compagni cubani. Come ha letto su l'Unità mi sono riferito a lungo alla Polonia: non solo ho espresso la nostra fiducia, il nostro consenso all'azione dei compagni polac chi, che consideriamo un adeguamento alla realtà e non un cedimento, ma ci rammarichiamo, semmai, che tale azione non sia venuta prima Consideriamo inammissibile un intervento esterno e ho detto che la solidarietà internazionale è indispensabile, c condizione che non rappre senti un'interferenza». Cosa dicono i cubani della presenza dei loro soldati in Africa? «Castro stesso, al Congresso, ha sottolineato l'importanza di quella che ha definito una presenza internazionali sta, cioè non solo militare bensì ancìie scientifica e tecnica. Ha fatto la cifra di oltre 100 mila cubani che, avvicendandosi, hanno conosciuto l'esperienza africana». — Si apprestano ad andar sene? «I militari, ha detto Castro verranno ritirati solo nei tempi e nei modi concordati con governi dei Paesi in cu stanno». — Castro, nel '68, approvò l'invasione della Cecoslovacchia di Dubcek. Cosa dice adesso della situazione in Afghanistan e in Polonia? «Noi abbiamo illustrato le nostre posizioni, che sono diverse, su alcuni punti contrastanti. Abbiamo espresso preoccupazione in generale, per la pace, per il processo della distensione, oltre che per le situazioni di crisi più immediate e difficili. In questa ottica abbiamo parlato del nostro viaggio in Cina». — I cinesi sono stati però attaccati una volta di più dalla tribuna del congresso. «SI; i cubani ci hanno risposto che sono ben lontani dal pensare ad iniziative analoghe a quelle del pei». Livio Zanotti

Persone citate: Castro, Dubcek, Giancarlo Pajetta, Pajetta