Br e giornali di Vittorio Gorresio

Br e giornali Br e giornali Quale debba essere il comportamento dei giornali di fronte alle richieste delle Br è in queste ore inevitabile materia di dibattito. Silenzio stampa, black-out totale su ogni informazione relativa al terrorismo, oppure cernita condotta con attenta intelligenza? La prima soluzione — a suo tempo proposta dal defunto filosofo canadese Marshall Me Luhan secondo il quale basterebbe -staccare la spina» per ottenere nel giro di due mesi l'esaurimento del terrorismo in mancanza dell'ossigeno che gli darebbe la pubblicitaria diffusione delle sue imprese — non appare accettabile. Allo stato delle conoscenze che abbiamo circa le radici e le motivazioni del terrorismo in Italia è ingenuo illudersi che a non parlarne in televisione o sulla stampa scritta se ne possa stroncare l'attività. Sarebbe troppo bello immaginare che la politica del silenzio abbia tale efficacia; anche nella persuasione popolare l'atteggiamento dello struzzo che nasconde la testa nella sabbia per ignorare il pericolo è un espediente di comodo, tutto sommato abbastanza vile perché rinunciatario. La soluzione è un'altra, quella del caso per caso, ed è da ricercare secondo intelligenza politica e coscienza morale. Quando dai loro covi le Br si fanno avanti ad intimare agli organi di stampa e di tv di dare la più ampia indiscriminata diffusione delle loro concezioni ideologiche, esse commettono ovviamente un peccato di abuso in quanto esigono dai loro naturali avversari (i mass media del cosiddetto regime) una volonterosa e supina collaborazione del tutto impropria. Si proclamano «in guerra» contro di noi e tuttavia vorrebbero che noi facessimo propaganda a loro vantaggio. Nessun belligerante in nessuna guerra ha mai preteso tanto dalla propria controparte. Ciò detto quanto alla sostanza delle esose richieste delle Br (che nemmeno una virgola sia censurata nei loro testi propagandistici) c'è da chiarire il senso delle soluzioni da adottare «caso per caso». Noi, organi di stampa, rinunceremmo ad esercitare la funzione che è propria del giornalismo e che consiste nel dare conto della realtà, se mancassimo al dovere di informare sulle mosse, le iniziative, e sui delitti dei nemici, quelli che Marco Pannella ha chiamato ieri con allucinante espressione -i compagni assassini». Dobbiamo far sapere in che mondo si vive, bisogna che la gente ne abbia nozione. Il black-out, cioè il buio, non giova in nessun caso, tanto meno alla causa democratica. Noi de «La Stampa», non da oggi ci siamo posti questo problema e il terrorismo ce lo siamo trovato drammaticamente in casa. La nostra posizione è stata sempre netta e chiara: quella di un giornale che respinge l'alternativa da altri prospettata fra lo scoop e il black-out, e che ritiene la propria funzione ispirata al servizio dell'insopprimibile dovere di informazione senza cedimenti ad alcun ricatto di natura esosa e criminale. Vittorio Gorresio

Persone citate: Marco Pannella

Luoghi citati: Italia