Le giovani egiziane vogliono il velo anche se alla signora Sadat non piace

Le giovani egiziane vogliono il velo anche se alla signora Sadat non piace Ondata integralista nel primo paese dove le donne si scoprirono Le giovani egiziane vogliono il velo anche se alla signora Sadat non piace NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE IL CAIRO — Con le manifestazioni del novembre scorso nella città di Assiut, i militanti islamici egiziani chiedevano in particolare l'abolizione delle classi miste nelle scuole, sfottendo la moglie di Sadat; e migliaia di persone, fra le quali studentesse velate, scandivano lo slogan «Lasciate che le donne si velino». L'idea di una uniforme per le studentesse venne lanciata nel 1965-1966 dal quotidiano governativo Al-Gumhuria. All'inizio degli anni 70 venne ripresa da Gheddafi, che organizzò un concorso internazionale per trovare «un abito femminile islamico moderno». Di qui deriva la divisa da suora cattolica (precedente al Concilio Vaticano II). con l'aggiunta di una specie di mascherina di stoffa sul viso, che da cinque anni viene indossata da un nmnero sempre crescente di studentesse musulmane in Egitto. Benché una sura del Corano (in una traduzione riconosciuta dall'università coranica di El Azhar del Cairo) contenga questo versetto: «Di... alle mogli dei credenti di coprirsi con veli», la questione è controversa in questo Paese, dove, 60 anni fa. le donne furono le prime musulmane a togliersi il velo. Sadat ha liquidato le iraniane rivoluzionarie in chador con la battuta: «Tende ambulanti»; e sua moglie, Jihan, che insegna letteratura all'università del Cairo, ha detto: «Se vedessi una studentessa velata nella mia classe non le darei pace. La nostra religione non ordina di coprirsi in questo modo». Lo signora Sadat è fortunata, perché in altre facoltà dello stesso ateneo il numero delle ragazze velate è passato in tre anni dal 25 al 75 per cento. Costringere le studentesse a scoprirsi, come fecero Atatùrk in Turchia e lo Scià in Iran, sarebbe una forma di intolleranza. E ' vero die le giovani velate cercano di convincere le loro compagne in jeans e maglione che nelle università egiziane sono ancora in maggioranza. Ma una di queste ragazze vestite all'occidentale una volta mi ha detto: «Non oso più pettinarmi o truccarmi davanti a donne velate». E un'altra: «Il venerdì (giorno festivo dei musulmani) evito di passare davanti ad una moschea integralista se sono in jeans, perché ho paura che mi sputino addosso». La signora Sadat, discussa per il suo attivismo femminista in senso occidentale, è figlia di un'operaia inglese di Sheffield e di un funzionario provinciale egiziano. Non si può dire che la first lady d'Egitto sia stata influenzata dai suoi genitori: il padre era un ultratradizionalista, e la madre fu un esempio di perfetta integrazione nella società araba e islamica. Jihan non aveva ancora 16 anni quando sposò l'ufficiale Anwar Sadat, di 14 anni più vecchio di lei, già sposato e padre. Ha avuto da lui 4 figli, poi ha iniziato studi di arabo e di inglese ed ha incominciato ad occuparsi della condizione della donna in Egitto. Il ruolo della signora Sadat in favore della donna resta limitato, anche se unico fra le mogli di leader musulmani: al massimo Jihan ha ottenuto un po' più di umanità per le donne, nel contesto però della legge islamica. J.-P. Peroncel-Hugoz Copyright 1 a- Monde e per l'Italia La Stampa

Persone citate: Anwar Sadat, Gheddafi, Sadat, Sheffield

Luoghi citati: Egitto, El Azhar Del Cairo, Il Cairo, Iran, Italia, Turchia