Il giudice popolare mestiere a sorpresa

Il giudice popolare mestiere a sorpresa Chi è e quali sono i suoi compiti Il giudice popolare mestiere a sorpresa La nomina avviene per estrazione sulla base di un elenco che comprende 172 mila persone - Alla preoccupazione subentra l'interesse per i meccanismi della giustizia Il giudice popolare, questo sconosciuto. Potrebbe essere il titolo di un opuscolo che informi sulle funzioni e sui doveri di chi è chiamato a far parte dei collegi giudicanti nelle corti d'assise. Non sarebbe certo una novità: da anni un libretto simile è diffusissimo negli Stati Uniti. E in Italia? Quanti conoscono questo personaggio cosi importante per la giustizia? Chi sa come viene scelto? E i suoi doveri, i suoi problemi? Ammettono in tribunale: «Pochi ne sono informati e chi viene estratto arriva qui disorientato, accetta l'incarico di malavoglia, quasi come una punizione». Tra pochi giorni (il 6 gennaio per la seconda sezione d'assise, il 7 per la prima) verranno estratti i giurati che formeranno il collegio, con i giudici togati, per i prossimi tre mesi, per la prima sessione dell'81. I magistrati Giovanni Padovani e Umberto Giordano, rispettivamente presidente e giudice a latere in seconda corte d'assise, hanno colto l'occasione per chiarire, in una conferenza stampa, i molti lati oscuri sul «mestiere» di giudice popolare. Innanzitutto i requisiti: cittadinanza italiana, età dai 30 ai 65 anni, buona condotta morale, titolo di studio di scuola media statale di primo grado (terza media). In assise d'appello è richiesta la scuola media superiore. Come avviene la scelta? Una commissione comunale (formata dal sindaco e da due consiglieri) dopo aver invitato 1 cittadini ad iscriversi, stila un elenco di chi può fare il giurato (elenco che viene aggiornato ogni due anni). Quello attuale, per Torino e provincia, comprende 172 mila persone. La lista viene controllata in pretura, resa pubblica e poi smistata al presidente del tribunale dove ha sede la corte d'assise. Qui avviene la prima grossa selezione, si estraggono quelli che potranno essere chiamati a fare, nei due anni successivi, i giurati popolari. A Torino sono 1800: costituiscono il serbatoio a cui i presidenti delle due assise attingono per formare i collegi (ogni tre mesi). Tra i 1800, in apertura di sessione, se ne estraggono 50 che vengono convocati in aula, i primi sei idonei formeranno la giuria. Chi, regolarmente convocato, non si presenta, senza una valida giustificazione, oppure rifiuta la nomina, rischia fino a sei mesi di reclusione. Chi viene esonerato dall'incarico? Gli appartenenti all'ordine giudiziario, alle forze armate, polizia, ministri del culto e chi può far valere un leggittimo impedimento. Indennità. Fino al '78 era di 2 mila lire. Ora le cose sono migliorate. Per i lavoratori dipendenti (che in genere continuano a percepire la retribuzione) è di 10 mila lire a udienza, ma si arriva alle 25 mila con un'indennità di missione per chi abita fuori Torino oltre i 10 chilometri. I lavoratori autonomi e, in genere, chi non ha uno stipendio fisso, hanno 20 mila se di Torino, 25 mila se vengono da fuori città. Per la missione i giurati sono paragonati ai presidi, ai professori universitari, ai colonnelli. L'incarico può creare problemi per i giurati, ma, spiega Padovani, tenendo le udienze quasi sempre solo al mattino restano varie ore libere per chi viene estratto. Le resistenze tuttavia non mancano. Giordano: «C'è chi arriva qui e dice: "Sono onorato di far parte della giustizia" e poi tira fuori tanto di certificato medico». Padovani: «La maggior parte dei giurati è formata da impiegati, insegnanti, alcuni pensionati. E' chiaro che non può farlo il professionista, il commerciante che magari lavora da solo nel negozio. Sono situazioni di cui teniamo conto. Le donne sono più franche, più sincere». Una domanda che fanno tutti appena arrivano in aula : «Ci sono in sessione processi ai terroristi?». Ammette Giordano: «E' comprensibile che chi si vede presentare in casa l'ufficiale giudiziario, magari mentre sta pranzando, per essere convocato, non lo accoglie con un sorriso. Anche perché pensano che già tre giorni dopo debba cominciare il processo, in realtà passano almeno due settimane per il giudizio». Padovani: «Bisogna cercare di instaurare un dialogo con chi è restio. Un giurato costretto con la minaccia della sanzione ad accettare la nomina non sarà mai un buon giudice. Dopo qualche giorno, poi, la maggior parte si appassiona al caso». Giordano: «Occorre spiegare i lati tecnici, di diritto; in genere, il giudice popolare va subito al sodo. Che pena è prevista? Chiedono subito. Trovano, ed è comprensibile, qualche difficoltà con il gioco delle aggravanti, delle attenuanti e con tutte le questioni processuali. Qualcuno dice: "Cosa sono queste complicazioni, questi cavilli?"». Giurati uomini o donne, chi è più bravo? Padovani: «In genere, le donne, sono più sveglie, più comprensive». Nino Pietropinto

Persone citate: Giovanni Padovani, Nino Pietropinto, Padovani, Umberto Giordano

Luoghi citati: Italia, Stati Uniti, Torino