Si chiude alla Cee la non ruggente era di Roy Jenkins di Renato Proni

Si chiude alla Cee la non ruggente era di Roy Jenkins Si chiude alla Cee la non ruggente era di Roy Jenkins Quattro Commissari saranno sostituiti, otto conserveranno il posto (tra questi l'italiano Giolitti) - Un rappresentante di Atene DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — Dopo quattro anni. Roy Jenkins e i suoi dodici commissari sono alla fine del loro mandato. Quattro commissari tornano in patria, gli altri otto restano. Arriva anche il quattordicesimo commissario, un greco. Jenkins torna a Londra, dove forse riuscirà in un'impresa mai tentata in un secolo: attuare la scissione del partito laborista. un po' perché sta andando a sinistra, un po' perché Roy ha grandi ambizioni. Il posto di Jenkins sarà preso da Gaston Thorn. il jolly della politica lussemburghese ed europea. A Palazzo Berlaymont è. dunque, il momento di tirare le somme e di preparare i programmi. Jenkins. per 150 milioni di lire di stipendio nette all'anno, poteva fare qualcosa di più. Non ha saputo coordinare il lavoro dei suoi commissari, ha «complottato» con i governi, e in special modo con quello inglese, si è disinteressato degli aspetti tecnici dei problemi, non ha ispirato l'opinione pubblica europea. Tuttavia, con il discorso a; Firenze, ha rilanciato l'idea dell'unione monetaria che poi condusse alla creazione del sistema monetario europeo, ha concluso la convenzione di Lomé con i Paesi del Terzo Mondo, ha spianato la strada all'ingresso della Grecia nella Comunità, ha ottenuto di parlare ai vertici mondiali economici. Ha pesato sulla Commissione Jenkins la crisi economica mondiale e la Cee ha fallito miseramente nell'elaborare programmi per alleviare la dipendenza energetica e la disoccupazione. La Commissione europea — in ogni caso — non è la Cee: i meriti, come i demeriti, sono soltanto parzialmente suoi. Questa, per fortuna, è ancora una comunità largamente dominata dai governi e non dai commissari da loro nominati e che da loro, in ultima analisi, dipendono. I governi hanno fatto lo Sme e hanno accolto la Grecia, come hanno bloccato ogni altro progresso verso l'unificazione. I governi, nella cooperazione politica, hanno dimostrato fantasia e decisione, trovando basi di accordo per un progetto di pace nel Medio Oriente, per reagire all'invasione sovietica dell'Afghanistan, alla minaccia sulla Polonia, agli avvenimenti in Iran. Governi e Commissione sono egualmente responsabili degli sperperi agricoli, ormai arrivati a livelli intollerabili per gli effetti su un bilancio dalle risorse limitate. E questo, infatti, sarà il primo problema che la Commissione di Thorn dovrà affrontare. Il cammino sarà lungo e doloroso ma prima o poi l'Europa degli agricoltori (ricchi) dovrà lasciare il posto anche ad altre forme di cooperazione e di integrazione. Un altro problema per Thorn sarà quello del bilancio. Se non si aumenta il i gettito dell'I per cento sull'Iva che affluisce dai dieci Paesi alle casse comunitarie, tra un anno non ci saranno i de' nari per sovvenzionare gli agricoltori e ancor meno per le altre attività della Cee. Nella Commissione di Jenkins. gli uomini chiave sono stati Davignon. Giolitti (che ha aumentato grandemente la dotazione del fondo regionale). Orioli (per lo Sme). Gundelach (per l'agricoltura) e Tugendhat (per il bilancio). Renato Proni