Il giudice revoca la libertà e Caltagirone torna in carcere

Il giudice revoca la libertà e Caltagirone torna in carcere H costruttore arrestato mercoledì scorso a Roma Non aveva comunicato il suo nuovo domicilio - Camillo Caltagirone era libero dall'ottobre dello scorso anno - La storia di una malleveria Il giudice revoca la libertà e Caltagirone torna in carcere DALLA REDAZIONE ROMANA ROMA — Camillo Caltagirone è tornato in carcere. Gli è stata revocata la libertà provvisoria concessagli all'inizio dell'ottobre scorso. E' stato arrestato il 31 dicembre su mandato di cattura emesso nella stessa giornata dal tribunale di Roma. Le manette sono scattate negli uffici del commissariato di polizia, dove Caltagirone aveva l'obbligo di presentarsi quotidianamente. Negli ultimi giorni aveva cambiato domicilio e di ciò non aveva dato alcuna comunicazione al magistrato. Di qui la revoca della libertà provvisoria. Camillo Caltagirone. coinvolto nel crack finanziario delle imprese edilizie di proprietà del gruppo immobiliare che gestiva insieme con i fratelli Gaetano e Francesco, era stato arrestato nell'aprile scorso a Santo Domingo, dove si era rifugiato per sfuggire al mandato di cattura per bancarotta fraudolenta. Espulso dallo Stato centro-americano, in pratica era stato consegnato alla polizìa italiana. Il 24 aprile era atterrato all'aeroporto di Fiumicino, e di U era stato condotto direttamente a Regina Coeli. Ne era uscito il 1" ottobre scorso. Il giudice istruttore Antonio Alibrandi, titolare dell'inchiesta sul fallimento delle 29 società del gruppo imprenditoriale capeggiato dal clan dei palazzinari romani, aveva firmato il provvedimento di libertà provvisoria. L'unico obbligo imposto all'imputato era quello di presentarsi ogni giorno negli uffici del commissariato «Salario Parioli» per firmare il registro dei sorvegliati speciali. La soluzione adottata dal magistrato era il risultato di una lunga trattativa con il difensore del costruttore. Alibrandi aveva concesso la libertà provvisoria chiedendo in cambio la sottoscrizione di una malleveria pari a mezzo miliardo di lire. In pratica una garanzia in denaro per mettere la giustizia al riparo dal pericolo di una fuga dell'imputato. Non potendo Camillo Caltagirone fornire direttamente una cauzione perché tutti i beni Caltagirone sono sotto sequestro. Alibrandi aveva fatto ricorso alla malleveria, cioè all'impegno di un risarcimento da parte di qualcuno dei facoltosi amici della famiglia Caltagirone. Alla fine il giudice si era accontentato dell'obbligo di presentarsi ogni giorno in commissariato. Qualche tempo prima lo stesso Alibrandi gli aveva concesso la libertà provvisoria, ma in relazione ad un altro procedimento nel quale è tra gli imputati, quello per i fondi bianchi» dell'Italcasse. l'istituto dal quale le società dei Caltagirone ottennero prestiti agevolati per centinaia di milioni. Camillo Caltagirone era responsabile soltanto di cinque delle 29 società dichiarate fallite dal Tribunale di Roma. Come i suoi fratelli, ha sempre sostenuto che le imprese utilizzavano i finanziamenti ricevuti dalle banche per realizzare i fini sociali, cioè per costruire case. Il costo degli immobili costruiti, secondo l'imputato, corrisponde all'entità dei mutui ottenuti e. in ogni caso, il valore reale del patrimonio supera di gran lunga l'esposizione del deficit complessivo.

Persone citate: Alibrandi, Antonio Alibrandi, Camillo Caltagirone

Luoghi citati: Caltagirone, Roma, Santo Domingo