Il governo cinese fa l'autocritica «Abbiamo illuso la popolazione»

Il governo cinese fa l'autocritica «Abbiamo illuso la popolazione» Il Quotidiano del popolo sulle difficoltà economiche del Paese Il governo cinese fa l'autocritica «Abbiamo illuso la popolazione» NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE PECHINO — Il consueto editoriale di Capodanno pubblicato congiuntamente dal Quotidiano del popolo e dagli altri giornali cinesi ha que sfanno un tono grave, che ri flette le tensioni del regime. Dopo un breve richiamo all'opera compiuta nel 1980, l'arti colo insiste sulle gravi difficoltà, in cui si dibatte l'economia: deficit finanziario, aumento dei prezzi, inflazione (definita «eccesso di circolante»). Tutto ciò, prosegue '. editoriale, richiede misure energiche, in mancanza delle quali i progressi fatti finora saranno compromessi. La direzione del partito fa l'autocritica quando tenta di rispondere alla domanda: perché, quattro anni dopo la caduta della «banda dei quattro», esistono ancora problemi del genere? Agli argomenti abituali — errata valutazione dei danni causati dalla rivoluzione culturale e delle influenze «gosciste» — si aggiunge una confessione supplementare: la popolazione non è stata informata della situazione reale: in altre parole è stata illusa dai dirigenti. L'editoriale pone in rilievo il carattere fondamentale dell'impegno a risollevare l'economia «sulla base della stabilità e dell'unità*. D'ora innanzi, aggiunge l'articolo, il popolo sarà informato, al fine di ottenere «la sua comprensione e la sua cooperazione■. all'indispensabile politica di austerità. Da un punto di vista politico, l'articolo mira a rassicurare quegli importanti settori del partito — in parti¬ colare nell'esercito — che hanno dato di recente segni di inquietudine di fronte a certi orientamenti, in genere ispirati da Deng Xiaoping. nei quali leggevano uno slittamento verso un pericoloso «liberalismo*, una «regressione* sulla strada del socialismo. L'editoriale riprende un vecchio detto di Mao per spiegare che «la dittatura democratica popolare è la dittatura del proletariato*. E' un modo di chiudere il dibattito che. da qualche mese, sembrava essersi aperto su questo tema. Riaffermando la giustezza della linea fissata dal terzo plenum del comitato centrale (dicembre 1978) e che è stata all'origine dei tentativi di riforma più audaci, l'editoriale osserva: «Vogliamo dotare il nostro Paese socialista di un alto tasso di civiltà materiale, ma raggiungere anche un alto grado di civiltà spirituale*. In che modo? Sviluppando «la morale comunista-, «i principi rivoluzionari*, «le relazioni di fratellanza tra i popoli*. L'editoriale cosi conclude: « Oggi possiaìno dire di esserci sbarazzati davvero del giogo delle idee "gosciste", e di essere impegnati sulla strada di un sano sviluppo*. A prima vista questa affermazione fa da corollario all'appello all'unità: se il giogo delle idee «gosciste» è scomparso, ogni altra purga è inutile e inopportuna. Questa assicurazione sembra voler fugare i timori nati in parecchi ambienti cinesi su possibili strascichi del processo alla «banda dei quattro». . . . Alain Jacob C'op) righi I Monde e ptr l'Italia 1 ,a Stampa

Persone citate: Alain Jacob, Deng Xiaoping, Mao

Luoghi citati: Italia, Pechino