Due assassini ragazzi di Sandra Bonsanti

Due assassini ragazzi Due assassini ragazzi (Segue dalla 1* pagina) ti vogliono uccidere ti uccidono lo stesso... proprio come è avvenuto. Basta pensare al caso Moro. Comunque questo tipo di preoccupazioni, di atteggiamento preventivo era rimasto sempre fuori dai nostri discorsi, perché mio padre non aveva mai direttamente avuto a che fare con i terroristi, non aveva toccato con mano la loro realtà, pur essendo collaboratore del generale Dalla Chiesa-. Era molto legato al giudice D'Urso, sequestrato dalle Br? «Sì, moltissimo. Vidi mio padre il 12 dicembre, la sera del rapimento. Tornò a casa sconvolto-. E' vero che il generale ha lasciato un testamento importante? «Lo è certamente per noi e lo custodiremo con gelosia. Le posso solo dire che conferma la sua fiducia negli alti valori della Patria: la sua passione e la convinzione con cui faceva il suo lavoro-. Per i terroristi non è stata una gran fatica uccidere quell'uomo senza scorta, che si credeva protetto soprattutto dal non essere mai stato in primo piano. Aveva passato l'ultima giornata dell'anno facendo gli auguri ai vecchi amici. Nel primo pomeriggio aveva parlato col ministro Francesco Compagna a cui era legato da un'amicizia risalente al '42 e all'impegno antifascista. «Ci siamo dati appuntamento per la prossima settimana, volevamo parlare di D'Urso e dell'Asinara — dice Compagna —. Galvaligi era un uomo di profonda finezza, un grande democratico, senza alcun compiacimento esibizionista-. Poi il generale è uscito con la moglie per andare in chiesa. I terroristi hanno suonato una prima volta al citofono della palazzina di via Segato; il portiere, un ex carabiniere, ha detto loro di tornare più tardi. Non se lo sono fatti ripetere. Poco dopo le sei erano di nuovo 11, col loro pacco di otto bottiglie di vino piemontese, un torrone e il vischio. Un ex appartenente all'arma, ha visto tutta la scena: «Portavo fuori il mio cane — ci racconta — e ho visto tutto, benché fosse buio, una scena durata pochi secondi appena. Si trattava di gente molto giovane, molto "normale"». Alle 21 e quaranta un'auto scalcinata ha portato anche il generale Dalla Chiesa, avvolto in un giaccone di pelle, scurissimo in volto. Il lavoro in comune fra lui e Galvaligi era cominciato da tempo, quando Galvaligi era comandante della Legione di Torino (fu lui a guidare l'arresto di Renato Curcio) e Dalla Chiesa co¬ mandante della brigata. Nel '77 gli fu affidato l'incarico di coordinamento della sicurezza nelle carceri, e Galvaligi lo svolse con molta riservatezza tanto che cercava di non farsi vedere nelle carceri se non quando fosse assolutamente urgente. Soltanto pochissimi conoscevano il suo nome, ignoto persino ai diret tori delle carceri. Negli ultimi tempi, però, Galvaligi era diventato di casa anche al ministero di Grazia e Giustizia, nell'ufficio terzo diretto da D'Urso. Oggi, ai funerali del generale trucidato dalle Br, nella Basilica dei Santi Apostoli, ci sarà anche Sandro Pertini. Sandra Bonsanti

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