Quando lo scoop è discutibile di Vittorio Gorresio

Quando lo scoop è discutibile Quando lo scoop è discutibile Nella condotta di Mario Scialoja è da vedere una cattiva interpretazione, sbagliata, non tanto della libertà di stampa quanto della libertà di iniziativa del giornalista nell'esercizio della professione. La libertà di stampa in questo caso non c'entra, né si può in alcun modo invocarla in presenza dell'ordine di cattura emesso dal sostituto procuratore della Repubblica a Roma, dottor Sica. E' in questione un reato di diritto comune — supposto favoreggiamento di terroristi criminali — e di tale reato un giornalista è chiamato a rispondere come qualunque altro cittadino. I capi dell'accusa restano per il momento nell'ambito indiziario ma non si può non riconoscere che gli indizi sono pe¬ santi. Primo dato di fatto è una veramente sconcertante realtà: per la durata di dieci giorni un libero cittadino è stato in contatto con un anonimo emissario dei terroristi sequestratori e carcerieri del giudice D'Urso, senza sentire l'obbligo di dare all'autorità inquirente informazione alcuna di tale suo rapporto che chiameremo privilegiato, anche volendolo supporre puramente casuale. La cosa è d'una eccezionale gravità, ed i motivi addotti da Scialoja a spiegazione del proprio comportamento non appaiono molto persuasivi. Avendo aderito alla proposta di un collegamento con le Br. egli afferma di non averle attribuito eccessivo credito in quanto che. dichiara, «sono abituato a veder circolare spesso mitomani o speculatori che offrono "affari' del genere». Suo preciso dovere era, comunque, di segnalare la «proposta» all'autorità giudiziaria inquirente alla quale soltanto spetta in esclusiva di vagliare la consistenza di speculazioni e mitomanie. A cjuesta sua funzione sono tenuti a dare il proprio contributo collaborativo tutti i cittadini, giornalisti o non giornalisti che siano. 11 desiderio di uno «scoop», di un clamoroso colpo a successo, non legittima alcuna connivenza obbiettiva con una banda criminale. La nostra professione, se vuol godere di qualche credito, deve tenersi dentro i limiti deontologici dell'osservanza del diritto comune. Del resto è poco convincente la versione fornita da Scialoja circa la natura dei rapporti avuti con l'anonimo emissario delle Br. Egli dice di essersi limitato a redigere un questionario al quale i terroristi avrebbero fornito le risposte: «In realtà — egli dice — non c'è stato ovviamente alcun dialogo», ma soltanto un incrocio a distanza fra domande e risposte. Dell'intervista da lui avuta si conoscono domande e risposte strettamente connesse secondo una logica discorsiva vivacissima e precisa: e E' perché i brigatisti — ha affermato Scialoja — hanno riscritto alcune domande, concatenando fra loro domande e risposte». Se così fosse veramente, dovremmo riconoscere ai brigatisti una singolare abilità ai rewriters. la quale appare sorprendente a tener conto delle caratteristiche tipiche della letteratura usuale loro propria. Il magistrato non ha prestato fede alle affermazioni di Scialoja. imputandolo di falsa testimonianza oltre che di favoreggiamento personale. E' una giornata nera per la stampa italiana. Guai per la nostra professione se qualcuno di noi approfittando degli ovvi privilegi del mestiere si riduce a prestarsi a far da confidente della polizia (e qualche caso ne abbiamo dovuto deprecare in questi anni). Ma guai, del pari, se avvalendosi degli stessi privilegi al fine di uno scoop quanto mai discutibile qualcuno si presta a far da portavoce dei cnmrrralirniancaiido"drfor nire alle autorità dello Slato la conoscenza di elementi che potrebbero contribuire al salvataggio della vita di un uomo. Vittorio Gorresio

Persone citate: D'urso, Mario Scialoja, Scialoja, Sica

Luoghi citati: Roma