A Latina resta il fascino di un'architettura d'epoca

A Latina resta il fascino di un'architettura d'epoca A Latina resta il fascino di un'architettura d'epoca IL 18 dicembre Latina compie cinquant'anni. Battezzata da Benito Mussolini con il nome di Littoria che fu poi cambiato nel '45 in quello di Latina per sottolineare la romanità del posto e allontanare il ricordo del fascismo, la città era sorta per essere un borgo rurale di scarse diecimila persone, capace di amministrare la larga zona appena bonificata della pianura pontina. Per festeggiare questa ricorrenza che casualmente coincide anche con il centenario della nascita del duce, prese ormai le distanze, attraversò il tempo, da questioni come fascismo e antifascismo, Latina ha organizzato una mostra, inaugurata alla fine di novembre e aperta per tre mesi, con l'intenzione di raccontare questi suoi cinquant'anni di vita. La mostra, allestita dall'architetto Mariani, è sistemata in un capannone industriale, sulla statale dei monti Lepini, là dove le case finiscono per lasciare il . posto alla campagna taglia■ ta verticalmente da una fitta rete di canali. Anche questo è un segno della giovane età di Latina. Un altro segno sono gli oggetti esposti alla mostra: attrezzi rurali, una vecchia stufa, una vecchia automobile, un vecchio telefono, moltissimi lucidi di progetti urbanistici, moltissimi disegni con la pianta ottagonale della città, fotografie e ritagli di giornali d'epoca, qualche brutto quadro, un ousto di Mussolini con una enorme mascella a espri-: mere volontà e potere. Tutta la storia di Latina, ma soprattutto della zona intorno a Latina, è legata per un verso o per l'altro alle paludi: per secoli la palude, che si stendeva da Cisterna a Terracina per centomila ettari, ha condizionato e determinato le vicende del posto. La bonifica E' del 1918 il primo progetto modemo di bonifica basato sulle esperienze che in quegli stessi anni si facevano in Olanda e. in America, nello stato del Tennessee. La bonifica completata sotto il fascismo, fu un enorme sforzo sanitario tecnologico e umano con¬ dotto in tre direzioni da tre diversi enti: i consorzi di Latina e Pontina che si occuparono della rete idrica, l'opera combattenti che curò la parte agricola e l'istituto antimalarico che controllava la situazione sanitaria. A conclusione della bonifica erano state impiantate diciotto idrovore, costruiti sedicimlla chilometri di ca-' nali, edificate tremila case coloniche per gli oltre sessantamila lavoratori venuti dal Veneto, dal Friuli, dall'Emilia, fondate cinque nuove città, aperti una ventina di centri aziendali quelli che poi sarebbero diventati i borghi con i nomi delle località dove si era combattuta la prima guer¬ ra mondiale: Borgo Piave, Borgo Isonzo, Borgo San Michele. Latina come tutte le altre città della bonifica, fu disegnata a tavolino. La pianta ottagonale la pensò per lei l'architetto Oriolo Frezzot•to: piazze larghe, strade larghe tagliate ad angolo retto, giardini, edifici pubblici. Il centro, nonostante un accrescimento selvaggio, è praticamente intatto: i portici di piazza del Quadrato, gli archi della chiesa di San Marco, la torre del palazzo municipale. Forme semplici e squadrate, «come semplice e squadrata deve essere la dottrina fascista» dicevano. Architettura per eccellenza sociale, popolare, collettiva, che ispira, invece, sentimenti di solitudine, di impotenza, di metafisico abbandono come i quadri clie De Chirico ha dipinto sotto il nome di piazze d'Italia. Capolavoro di questa ar-; chitettura è il palazzo.della1 poste, disegnato da Angelo Mazzoni, con una grande scalinata ad arco stupidamente distrutta, una quindicina di anni fa, per far posto a un nuovo edificio. Ma la più bella delle città pontine, se di bellezza si può parlare per questi centri senza passato, è Sabaudla, nata in duecentotrenta giorni e sistemata tra il lago Paola e il mare, a pochi chilometri dal parco nazionale del Circeo, dove si è conservata una piccola traccia di quella che era la foresta del litorale. i Sabaudia conserva ancora le forme e gli spazi che le hanno dato gli architetti Piccinato, Montuor! e Candelotti: archi, torri, portici, viali, giardini. Quando è inverno e non c'è turismo, suggeriscono un senso di doloroso stupore che ha il suo fascino. Pochissime invece le tracce di architettuira fascista nelle altre tre città della bonifica Aprilia. Pomezla e. Pontinia. Trovatesi tra due fronti, quello di Anzio e quello di Cassino, sono state completamente distrutte nell'ultima guerra. La pianura pontina Più che le città è bello attraversare in automobile la pianura pontina con i suol lunghi canali, le sue strade uguali, le case gialle e basse a guardia del podere che la bonifica consegnò alle famiglie incanalate dal regime nell'emigrazione. Sull'orizzonte della pianura, dove è facile perdere l'orientamento, due soli punti di riconoscimento: il promontorio del Circeo dal profilo di, .donna e quello aspro di 'Monte San Salvatore a Terracina, sulla cui cima sta il tempio di Giove Anxur. Un legame tra la retorica romanità cui si rifaceva Mussolini e la romanità della storia cui costringe la memoria del luogo. Da visitare la idrovora di Mazzocchio, una delle più grandi in Europa, con le sue sette pompe, ognuna delle quali sposta seimila litri di acqua al secondo. Da visitare anche alcuni borghi con la loro piazza tonda e larga e le case basse di chiara impostazione padana. E poi si può percorrere l'Appia, alla ricerca delle tracce' della bonifica di Papa Pio VI, oppure dirigersi verso la Baia d'argento per vedere l'unico pèzzo di spiàggia intatto della costa, o arrampicarsi sui Lepini verso Cori. Norba, Sermoneta paesi che proprio perché fuori della palude conservano tracce di storia ininterrotta dai Volsci al Medioevo. La gastronomia Terra senza radici, paese nato per la volontà degli uomini, unico esempio in Italia di cosa possa essere l'America, la zona di Latina non possiede una tradizione gastronomica propria e originale. Come 11 dialetto vèneto coesiste con quello emiliano, cosi la cucina veneta coesiste con la bolognese, la romana, la marchigiana, l'abruzzese, la napoletana, frutto di successive migrazioni. Si mangia bene a Latina da «Il fiorettò» di Nilo e Nera in via dell'Agorà, un vecchio casolare dell'OperaTìa-^ zionale combattenti adattato a ristorante, da «Mimi» in via Isonzo, un ristorante alla portata di. tutti che fa la classica cucina all'italiana, è da" «U plcoliU in viale Michelangelo, dove si beve un buon vino friulano. Ma si mangia bene anche nei borghi, in mezzo alla pianura della bonifica, dove a fianco dell'agricoltura si è sviluppata la piccola e media industria. Il migliore di questi ristoranti è «aggetto» a Borgo Grappa famoso per il suo coniglio e la sua pasta e fagioli. Simonetta Robiony Vecchi casolari diventati ristoranti dove c'era la palude. Il dialetto veneto vicino a Roma. Terra senza radici, unico esempio italiano di «conquista del West» Km. Li U 8 10 Il podere numero 28, una delle case della «Provincia di Littoria». A destra carta stradale del '32

Persone citate: Angelo Mazzoni, Benito Mussolini, Cisterna, De Chirico, Mariani, Mussolini, Piccinato, Pio Vi, Simonetta Robiony