Wagner 100 anni Cavalcata delle memorie di Giorgio Pestelli

Wagner 100 anni Cavalcata delle memorie Wagner 100 anni Cavalcata delle memorie UN 'pellegrinaggio ai luoghi wagneriani, lungi dal limitarsi al richiamo turistico di Bayreuth, dovrebbe portare il visitatore in lungo c in largo per l'Europa e per la terra tedesca in particolare; anche se qui, nella maggior parte dei casi, i luoghi wagneriani sono ormai ideali: tutto essendo mutato, strade, case, teatri. A Lipsia, dove Wagner nacque il 22 maggio 1813, poco o nulla ricorda il compositore: la casa natale, al n. 3 del vecchio Brulli, con un leone bianco e rosso scolpito sul portone, era già stata demolita nel 1885; FUniversità, in cui Wagner diciottenne fu immatricolato ai corsi di filosofia e estetica come Studiosus musicus, non è più quella: colpita dalle bombe, oggi è un enorme edificio moderno intitolato a Karl Marx; distrutto anche il teatro in cui il giovane si. infiammò per Oleron e per Fidelio, decidendo il suo destino di musicista. • Dopo gli anni difficili passati in teatri tedeschi di provincia e quelli di miseria nera a Parigi nel sobborgo di Meudon fra il 1839 c il '42, l'altro polo della carriera wagneriana dovrebbe essere Dresda, il primo campo della sua contrastata aftermazione. Nel Teatro di Corte a Dresda ebbero luogo le prime del Rknzi. dell'Olandese volante, del Tamihduser, e .durante sei anni di attività Wagner vi diresse Mozart e Beethoven, animò illustri compagnie teatrali, potenziò l'orchestra, che definì «arpa magica», reputandola la migliore di tutta la Germania. Questo celebre teatro (che la Repubblica Democratica Tedesca sta ricostruendo per una prossima inaugurazione) fu distrutto da un incendio nel 1869; tutta la città, compresa la casa di Wagner al numero 6 della Ostraallee, sarà poi an¬ nientata dal bombardamento alleato del 13 febbraio 1945, a guerra .finita. La situazione migliora decisamente volgendo ì passi verso la pacifica Svizzera. A Enge, vicino a Zurigo, ecco l'imponente villa della famiglia Wesendonk e a pochi passi il rustico (lo «Asyl») dove abitarono i due Wagner, marito e moglie esiliati dopo la rivoluzione del 1848-49. In quel ritiro, al rezzo di quelle piante, Wagner scrisse il libretto del Tristano e Isotta, trasfigurazione del suo romanzo d'amore (cioè uno scandalo) con Mathilde Wesendonk. Lucerna e Ginevra furono attraversate dalla tormentosa esistenza di Wagner in modo saltuario: ma fortunatamente, per tutti questi anni cruciali (dal 1850 al 1875 circa), soccorre con ampia documentazione uno dei musei wagneriani di maggiore i.-.iportanza, il Museo Richard Wagner di Tribschen, allestito nella villa sul Lago dei Quattro Cantoni abitata da Wagner dal 1866 al 1872. Tribschen si raggiunge da Lucerna, tre o quattro chilometri in direzione Sud, verso Kastanienbaum; il Museo, salvo nel periodo da ottobre ad aprile (in cui è chiuso il lunedì, mercoledì e venerdì) è aperto tutti i giorni ed è ricchissimo di quadri, stampe, strumenti, lettere, oggetti significativi: una colonna sonora di musiche wagneriane accompagna il visitatore, con un ricatto sentimentale un po' facile che avrebbe fatto infuriare l'ospite più assiduo di Tribschen negli anni wagneriani, Federico Nietzsche. Nella Germania ricostruita, due le mete principali (a parte Mainz, dove l'editore Schott ha varato da anni l'edizione critica delle opere): Mònaco e Bayreuth. A Monaco si può ammirate il National Theater, visitarne il museo e ricordare che in quel perimetro avvennero (1865-69) le prime esecuzioni di Tristano, Oro del Reno, Valchiria; distrutto dalla guerra, il teatro è stato rifatto meticolosamente com'era, di fuori e di dentro e in qualunque periodo uno ci capiti può sentire opere di Wagner. Con l'autostrada o con comodi treni verso il confine con la Cecoslovacchia, in un'ora si arriva a Bayreuth, capitale dell'industria dello spettacolo wagneriano: il celebre teatro sulla verde coHina ha subito modesti danni durante la guerra, più gravi quelli di villa Wannfried nel cui giardino Wagner è sepolto vicino a Cosima. Oggi Wahnfried, al centro della cittadina, ospita il più importante museo wagneriano esistente. E l'Italia? Rifulge naturalmente il nome di Venezia: Palazzo Giustiniani prima di tutto, dove il musicista sì. rifugiò nell'agosto 1858 troncando i grovigli sentimentali con i Wesendonk: vi rimase fino al marzo 1859 scrivendo la musica del secondo atto del Tristano, vanto supremo per una 'città che già tanto aveva dato all'arte. E poi l'ultimo soggiorno, Palazzo Vendramin Galergi, fra Canal Grande e il Rio di S. Marcuoia, oggi sede invernale del Casino: il canapè dove Wagner spirò il 13 febbraio 1883 (e dal quale poche ore prima aveva ancora letto alla famiglia Undine di La Motte-Fouqué) fu donato al Museo Wagner di Bayreuth (Wahnfried). A venezia sono rimasti il basco e la bacchetta dell'ultimo concerto, in una vetrina del Conservatorio Benedetto Marcello; ed è rimasta soprattutto quell'ombra tristaniana, notturna, disperata, sempre in agguato fra il funebre scivolare delle gondole. Giorgio Pestelli