L'Homo è sapiens. E poi?

L'Homo è sapiens. E poi?Tra evoluzione genetica ed evoluzione culturale L'Homo è sapiens. E poi? MAI come in questi ultimi tempi, in occasione del centenario della morte di Darwin, si è parlato di evoluzione e lo sguardo si è rivolto al passato a ripercorrere la strada che a.partire dal primati non umani ha portato all'Homo sapiens. . Può darsi clic in qualcuno sia rimasta la convinzione che l'Homo sapiens rappresenti l'ultima tappa dell'evoluzione, sia, cioè, un punto fermo senza ulteriori possibilità di evoluzione. In realtà questa concezione statica di uomo Immutabile nel tempo è stata superata; oggi infatti si sa, ed è da tutti ammesso, che la specie umana non è stata sempre la stessa e che non sarà per sempre la stessa. Esiste per l'uomo, anche al nostri giorni, la possibilità di evolversi e anche tale evoluzione :»rk ancora un adattamento all'ambiente che si manifesterà attraverso la selezione. Rispetto al passato però le cose sono diverse e più complicate: oggi infatti è l'uomo che modifica l'ambiente in cui Uve e queste modificazioni Sonò forse più rapide e si attuano più velocemente di quanto egli stesso non possa evolversi*'' -biologicamente. Al contrarlo di quanto avviene per gli altri organismi viventi che si adattano ai diversi ambienti solo attraverso la selezione delle loro costituzioni genetiche differenti, l'uomo, grazie agli apporti culturali e tecnologici, riesce a modificare il proprio ambiente per adeguarlo alle sue componenti genetiche. Pur tuttavia, come per gli altri animali, l'evoluzione dell'uomo dipende ancora in gran parte dalla sua struttura biologica, 1 suoi geni continuano cioè a mutare cosi come hanno sempre- fatto in passato. Le unità ereditarle rappresentano perciò il prerequisito essenziale affinché "possa instaurarsi un qualunque processo evolutivo; la variabilità genica, attraverso le sue ricombinazloni e modificazioni, costituisce la base sulla quale può agire la selezione nei suoi diversi aspetti (naturale, sociale, culturale, sessuale). La ricombinazione, la mutazione e la selezione sono 1 meccanismi che hanno •)>orlato alla comparsa dell'Homo sapiens e che hanno agito nel delineare l'evoluzione darwiniana; ancora oggi gli stessi meccanismi , operano nei processi di microevoluzione nell'ambito delle- diverse popolazioni umane e nei processi di adattamento attuale dell'uomo all'ambiente.- che va inteso come equilibrio tra l'essere vivente e ciò che lo circonda. In conclusione, se si può capire che la variabilità genetica è importante nel delincare il processo evolutivo, si comprende anche che la variabilità . assicurata dalle mutazioni e dalle ricombinazloni non è ancora sufficiente a garantire l'c'voluzione: quest'ultima Infatti consiste di due momenti successivi, la comparsa di qualcosa di nuovo e la sua stabilizzazione in molti o in tutti gli individui di una popolazione. 1.A «mutazione» (un cambiamento casuale nella disposizione dell'Informazione genetica) ha nella maggior parte del casi un effetto nocivo; talora però 11 danno provocato dalla mutazione è piccolo o nullo, o può addirittura accadere' clic la mutazione abbia effetto positivo. Può infatti succedere che l'ambiente — in cui l'individuo vive — sia tale da avvantaggiare un gene che in un ambiente normale è dannoso; un esemplo di questo tipo di mutazione è . quello responsabile della talassemia. La talassemia (due le sue forme conosciute: la major, o 7/iorbo di Coo/ep/plù grave, rappresentata dallo slato omozigote; la ?nfnòr, cor¬ ri srondente 'àr_ genotipo eterozigote» consiste nella incapacità da' parte degli individui che ne'Sono affetti di produrre l'emoglobina, A dell'adulto. I portatori di emoglobina F, di tipo'fetale. sono svantaggiali e preseli-, tano, soprattutto se omozigoti, una forma di anemia grave, mentre sono avvantaggiati in ambiente malaricojxiiché le emazie alterate non sono propizie allo sviluppo del parassita. Perciò, in zone malariche,gli ^individui portatori di emoglobina normale sono più esposti agli effetti letali della malaria che non gli individui 'talassemlcl. La popolazione si arricchisce cosi di portatori di emoglobina F, fino ad avere proporzioni elevate di tali individui che possono raggiungere il 20% dell'Intera popolazione. Ciò si. spiega con la selezione naturale eh? favorisce gli individui più Idonei all'ambiente in cui vivono. Da quanto si è détto è facile comprendere che le mutazioni possono avvenire spontaneamente e hanno In tal caso frequenze assai basse; è anche possibile, tuttavia, provocare le mutazioni per mezzo di agenti mutageni di natura fisica o chimica. Anzi, esiste ormai una stretta correlazione tra agenti ambientali mutageni, di cui è ricco l'ambiente artificiale che l'uomo moderno sta creando, e modificazioni sostanziali delle strutture genetiche degli individui. Il carico genetico, dovuto all'accumularsi di geni sfa- vorevoli e svantaggiosi, minaccia l'equilibrio genetico delle popolazioni e tende ad abbassare lo stato di adattamento ottimale o di «benessere, delle popolazioni. Oggi che la popolazione terrestre deve far fronte a situazioni di estrema gravità derivanti dal fenomeno dell'esplosione demografica e dall'alterazione dell'equilibrio ecologico, la visione del futuro dell'umanità si carica di riflessioni pessimistiche. Inoltre i recenti risultati delle ricerche biologiche e della Ingegneria genetica fanno temere che si possa domani giungere ad una umanità composta di esseri nuovi tutti uguali e superdotati. In termini biologici non ha alcun significato la ricerca e la selezione deil'uomo più bello, più forte, più intelligente, in quanto in futuro, come sempre è avvenuto in. passato, la selezione agirà a favore dell'individuo più adatto al proprio ambiente. Il progresso scientifico dovrà invece porsi lo scopo, nell'ambito delle prospettive di sviluppo della biologia, di fornire all'uomo le Informazioni utili per conoscere la natura e le dimensioni del carico genetico, al fine di valutarne le possibilità di intervento e di prevenzione. Emma Ilabino Massa là la bassa statura del pigmeo è un adattamento al1 dima equatoriale. I.a maggior superficie corporea dd negro nilotico facilita la dispersione del calore; al contràrio, la cc.stitii/ìone dell'esquimese disperde menò calore (.adattamento al etimi- freddi)

Persone citate: Emma Ilabino