Animali suicidi è solo una leggenda

Animali suicidi è solo una leggenda Come si spiega la morte in massa di balene, lemming, gnu Animali suicidi è solo una leggenda QUALCHE anno fa fece grande scalpore la notizia che Sandra, l'elefantessa del ..Circo do Brasi!., si era lasciata morir,di fame, dopo che II suo domatore l'aveva •Improvvisamente abbandonata per fuggirsene con -una ragaz-, za. Naturalmente 1 cronisti' ci ricamarono soprn e ne venne fuori il romanzo patetico dell'animale che amore e gelosia avevano spinto al suicidio. j, Si legge di tanto in tanto sui giornali di cani fedelissimi che non sopravvivono alla morte del padrone, ri-, fiutando ostinatamente il cibo. L'anhp scorso, un episodio sconcertante in India: migliaia di uccèlli migratori notturni, provenienti dalle pendici innevate dell'Hlmalaya, «si suicidarono» in massa, gettandosi a capofitto contro I falò degli accampamenti e le luci dei villaggi assumiti. In Africa, liei Parco nazionale del Serengetl, si assiste ogni anno alla drammatica migrazione «suicida» degli gnu, le Ri-osse an-1 tilopi dalle grandi corna ricurve. E' uno spettacolo allucinante. Il muggito corale delle bestie in fuga, il ribollire delle acque fangose in. cui si scontrano e si calpestano l'una con l'altra trasformano il semplice guado di un tcrronte in una spaventosa tragedia collettiva. Sono, branchi immensi che galoppano su un periplo di circa duemilaclnquecento chilometri, seminando il percorso, di migliaia e migliaia di morti Fanno loro concorrenza 'le antilopi s'aitanti, oggl'tliminuitc di numero rispetto al passato, ma sempre impressionanti quando intraprendono migrazioni occasionali, saltando come forsennate col dorso inarcato e sollevando un fitto polverone. Anche qui le vittime non si contano e la schiera si assottiglia vistosamente lungo il percorso. E poi c'è la famosa moria collettiva dei lemming, i piccoli roditori artici, noti sin dall'antichità. In certe annate, si vedono valanghe di questi animaletti che si precipitano in ordine sparso lungo le valli, divorando tutto 11 dtvorabile, sommergendo e schiacciando quelli che indugiano o si attardano. Se un corso d'acqua sbarra loro la strada, lo attraversano a nuoto, se un ostacolo si frappone alla loro avanzata, lo aggirano e proseguono senza arrestarsi. Possono giungere cosi fino al mare, dove non esitano e gettarsi in acqua, e qui migliaia di lemming muoiono travolti dalle onde. Nel 1532 Zlegler di Strasburgo dava del fenomeno questa fantasiosa spiegazione: «I lemming cadono dal cielo in enorme numero durante i temporali e muoiono a migliala quando l'erba incomincia a crescere in primavera». Ma indubbiamente 1 protagonisti più noti di episodi del genere sono i cetacei: balene, orche, delfini che sempre più spesso vengono quasi deliberatamente ad arenarsi sulle spiagge nei punti più impensati della Terra, ora in Sud Africa, ora in Tasmania, ora in Australia, ora nel Nord America. L'ennesimo «suicidio» è avvenuto qualche settimana fa, quando 65 balene si sono arenate sulle secche della baia di Cod, nel New England. DI fronte a una casistica cosi ricca, non può non sorgere spontanea la domanda: è possibile che gli animali cerchino volontariamente la morte? Gli etologi lo escludono. Ogni individuo possiede uno spiccato istinto di con-' servazlone ed è fortemente attaccato alla vita. Prova ne sia la sua disperata ricerca di strategie per sopravvivere. Ma se una qualunque causa turba il gioco complesso di equilibri che si è stabilito tra esso e il mondo esterno, allora 11 suo comportamento diventa anormale. E' come se d'un tratto l'animale obbedisse a stimoli che lo spingono a sfuggire dal suo stalo, infrangendo le norme di sicurezza che normalmente rispetta. Un simile comportamento può portarlo a sua Insaputa alla morte. La scomparsa dell'.indi- viduo dominante», l'uomo, può segnare la rottura dell'equilibrio psichico del cane o dell'elefante da circo, abituati da lunga consuetudine al rapporto quotidiano con l'essere umano, e determinare quel rifiuto categorico del cibo che conduce alla morte. Quanto ai migratori notturni «suicidi» in India, si fanno solo delle congetture, ma la più attendibile è che la loro pazza carica contro le fiamme e le luci del villaggi possa essere stata provocata da un improvviso brusco sbalzo della pressione atmosferica, fattore ambientale a cui gli uccelli so,po particolarmente sensibili. Relativamente più facile e spiegare 11 comportamento degli gnu, delle antilopi saltanti e dei lemming, nelle rispettive migrazioni stagionali od occasionali. Qui .'iocano evidentemente due fattori: la mancanza di cibo conseguente all'Inaridimento del pascoli e l'eccessivo incremento demografico, in particolare nel caso dei lemming. Di qui la ricerca disperata di nuove fonti . di nutrimento, costi quel che costi in vite individuali. Brancoliamo Invece nel buio per quel che riguarda 1 sempre più frequenti arenamenti dei cetacei. Per la verità, in qualche caso si è potuto accertare che si trattava di una causa patologica. L'autopsia eseguita su alcune balene arenatesi sulle coste della Florida ha rivelato che nell'organo acustico delle vittime era annidato un minuscolo parassita, probabile responsabile di un disturbo del senso di orientamento. E si è anche ipotizzato che solo 1 capofila del branco fossero affetti dalla malattia e gli altri li avessero seguiti. In condizioni normali le balene, cosi come gli altri cetacei, posseggono un meraviglioso senso di orientamento e lo dimostrano nelle lunghissime migrazioni stagionali che le portano dai mari polari, ricchissimi di plancton — il loro cibo preferito — alle acqua tiepide o calde delle zone temperate o tropicali, dove avviene di solito la riproduzione. Certo. 11 fatto che le morie collettive di cetacei si ripetano negli ultimi tempi con tanta frequenza, dà a che pensare. Nei cetacei, come in ogni altro essere vivente, la sopravvivenza è legata a quel tale gioco di equilibri complesso e delicato tra individuo e mondo circostante di cui si è parlato poc'anzi. Se questo rapporto si altera, magari indli attamente, per il crescente tasso di inquinamento del mare o per qualche sconsiderato intervento umano, le conseguenze sono imprevedibili. Ecco perché c'è sempre da temere che dietro questi misteriosi «suicidi collettivi» dei cetacei ci sia la responsabilità dell'uomo. I. Lattes Coifmann Tullio Perìcoli, «Naufragio», 1973

Persone citate: Lattes Coifmann Tullio

Luoghi citati: Africa, Australia, Florida, India, Nord America, Strasburgo, Sud Africa