Riapparso come un fantasma l'Ibis del Giappone

Riapparso come un fantasma l'Ibis del Giappone Riapparso come un fantasma l'Ibis del Giappone LO zoologo cinese Liu Yinzeng si è messo in testa di scovare ancc,ra vivo in Cina un uccello che sta per scomparire dalla scena del mondo, l'Ibis del Giappone (Nipponia nippon). E ci è riuscito. Nel giugno dello scorso anno una nota d'agenzia riportata da tutti i giornali annunciava la morte di uno dei sei superstiti della specie, tutti allevati artificialmente in Giappone, nell'Isola di Sade in uno speciale centro per la protezione del raro uccello. Liu Yinzeng ha scoperto due coppie nidificanti con i piccoli. E' un ritrovamento di grande importanza, perché la specie si considerava estinta da un pezzo in Cina, come nel resto del suo habitat primitivo. Questo splendido uccello, lungo un'ottantina di centimetri, ha il piumaggio candido, la testa rossa e il lungo becco nero arcuato verso il basso, tipico della famiglia degli Ibis (Treschlornitidl) a cui appartiene. In Giappone lo chiamano «Tokls», in Cina «Zhu Lu» o ..Ibis rosso» e ne fa menzione la più antica enciclopedia cinese che risale a circa duemila anni fa, descrivendo 1 suol stormi maestosi che si posano al suolo come creature fatate discese dolcemente dal cielo. A quell'epoca, il volo dei grandi uccelli doveva essere uno spettacolo piuttosto consueto e ha continuato ad esserlo fino al secolo scorso, quando la specie era ancora diffusa in Giappone, In Cina, in Siberia e In Corea. Poi, un po' alla volta, le cose sono cambiate e le condizioni di vita si sono fatte difficili per il Nipponia nippon. L'uno dopo l'altro scomparivano quel begli acquitrini dove gli eleganti Ibis si posavano per frugare nel fango con il lungo becco sottile alla ricerca delle prede preferite, pesciolini, insetti, molluschi, anfibi, vermiciattoli. E scomparivano, abbattuti dalla scure dell'uomo, gli alberi secolari su cui gli uccelli da tempo lm- memorabile costruivano 1 loro nidi. La popolazione umana cresceva a vista d'occhio e aumentavano le sue esigenze. Di conseguenza, disboscamento in grande stile, bonifica di acquitrini e di paludi ed estensione ad oltranza delle zone coltivate. Si cancellava cosi definitivamente l'habitat naturale della specie. Gli ecologi hanno incominciato abbastanza tardi a prendere coscienza della drammatica situazione che si era andata creando. Solo nel 1960 il problema fu affrontato pubblicamente nel Consiglio Internazionale per la Protezione degli uccelli riunitosi in quell'anno a Tokyo e dovevano passare altri vent'annl prima che si desse vii au un progetto mirante a salvare dall'estinzione gli ultimi superstiti della specie, uno sparuto nucleo di sei individui, per i quali fu creato il centro dell'isola di Sado. Morta una femmina lo scorso anno, gli Ibis sono rimasti soltanto cinque. Quando si toccano cifre cosi basse, le prospettive di salvezza sono molto scarse. Tuttavia si è voluto tentare ugualmente, nella speranza che gli ultimi rappresentanti della specie riescano a riprodursi in cattività. Intanto però l'Istituto di Zoologia dell'Accademia Cinese delle Scienze ha dato 11 via ad un programma di ricerca del rarissimo uccello in Cina. Ed è proprio nel corso delle spedizioni organizzate nell'ambito di questo programma che Liu Yinzeng ha scoperto in natura due nidi di ZhuLu. Il compito dello zoologo cinese è stato tutt'altro che facile. In mezzo a mille disagi, ha percorso ventimila chilometri attraversando nove province cinesi e finalmente nella provincia di Shaanxi, nella Cina centro - settentrionale, il fortunato e fortuito ritrovamento. A circa due chilometri di distanza runa dall'altra, due coppie nidificanti di Nippo- ' nia nippon. Tutt'e due avevano scelto, per costruirci il nido, vecchissime querce dal tronco grosso e dalla folta chioma ospitale, in zone estremamente tranquille ricche di alberi e di risaie colme d'acqua tutto l'anno. L'ideale per una specie che nidifica sui grandi alberi e trova il cibo nei terreni paludosi. Una delle due coppie aveva tre nidiace!. Nel periodo In cui l'equipe cinese 11 teneva sotto controllo, un piccolo si dimostrò più maldestro o più birlcchlno dei suoi fratelli. Un bel giorno, non si sa come, si allontano di una quarantina di metri dal nido. La madre se ne accorse e se lo riportò pazientemen- ' te a casa. Ma la cosa si ripetè. Un'altra volta 11 piccolo discolo cadde dal nido situato a oltre dodici metri di altezza dal suolo e questa volt? la madre non corse in suo aluto. Lo abbandonò al suo destino. Alla nostra mentalità di uomini un simile comportamento sembra «contro natura». Ma in effetti non lo è affatto. Quando il piccolo è troppo gracile per sopravvivere, la madre preferisce lasciarlo morire per potersi dedicare completamente agli altri figli, quelli che hanno maggiori probabilità di raggiungere l'età riproduttiva e di continuare la specie. Perché quel che conta nel mondo animale è appunto la'soprawlvenza della specie, non quella dell'Individuo. Nel caso del nostro Ibis dunque, furono gli scienziati che si accorsero due giorni dopo della sua presenza. Lo trovarono mezzo morto di fame, lo rifocillarono e lo riportarono nel nido. Ma evidentemente si trattava di una creaturina troppo debole, che cadde molte altre volte, e sarebbe morta sicuramente se alla fine gli studiosi non avessero deciso di trasportarla al sicuro nello zoo cinese di Beijing, dove ha potuto essere salvata. • ■ Cosi oggi la popolazione superstiti dei Tokis, o Zhu Lu o Ibis del Giappone che dir si voglia, conta complessivamente nel mondo dodici esemplari. Cinque vivono in cattività nel centro di Sado, in Giappone quattro adulti (due maschi e due femmine) volano liberi nei cieli della Cina e tre piccoli, due in libertà, 11 terzo amorosamente allevato nello zoo di Beljng, stanno per iniziare la difficile avventura della vita. Se troveranno ancora paludi per cibarsi e alberi per nidificare, forse grazie a loro la rarissima specie potrà scongiurare l'estinzione. C'è ancora un filo di speranza. I. Lattes Colf marni

Persone citate: Lattes, Liu Yinzeng, Sado