L'uomo non è nipote degli extraterrestri

L'uomo non è nipote degli extraterrestri L'uomo non è nipote degli extraterrestri LA Terra cominciò a formarsi, con gli altri pianeti del sistema solare, circa 4560 milioni di anni fa, da una vasta nube di polvere interstellare e gas. Il processo di condensazione dovuto alla forza gravitazionale fu accompagnato da un forte aumento della temperatura, che causò la fusione e la decomposizione di molti del componenti solidi. Alla fine di questo periodo; che durò circa 580 milioni di anni, la Terra era un corpo perfettamente sterile, perché ogni eventuale forma di vita pre-esistente o arrivata da fuori sarebbe stata sicuramente distrutta dalle condizioni fisiche esistenti sul pianeta in formazione. Ma già nei 170 milioni di anni che seguirono (un periodo molto breve nella scala del tempo geologico) comparvero le prime elementari forme di vita: piccoli organismi costituiti da una sola cellula, in grado di nutrirsi dei composti orga-, nlci che si erano nel frattempo formati. La «subitanea» comparsa degli esseri viventi sulla Terra ha suggerito a qualcuno che la vita sia arrivata sul nostro pianeta dallo spazio. La difficoltà di questa ipotesi, prima che sperimentale, è concettuale: per cercare la vita al di fuori della Terra occorre avere un'Idea almeno approssimativa di cosa cercare. L'idea di vita che noi abbiamo è confinata alla nostra esperienza terrestre, e anche sul nostro pianeta abbiamo notevoli difficoltà a darne una definizione precisa. Sappiamo naturalmente distinguere un esse- re vivente da uno non vivente, ma facciamo ciò intuitivamente, non in base a rlgoros. criteri di classificazione: il confine tra vivente e nor. i'1-^nte non è preciso e fissa/iu- uno significa compiere una scelta arbitraria nella scala della complessità dà!'" rganizzazione degli aton -a molecole e di queste in -urture funzionali. Una definizione abbastanza soddisfacente, valida per la vita terrestre, è che «vivente è ogni essere formato da cellule In grado di replicarsi»; definizione che però relega i virs (che non sono cellule) tra gli esseri non viventi. Una definizione più precisa potrebbe essere la seguente: «La vita è l'espressione e la trasmissione di informazione genetica codificata da un acido nucleico (Dna o Rna)». Entrambe le definizioni si adattano agli esseri viventi sulla Terra, ma sono probabilmente troppo anguste per comprendere tutte le forme di vita possibili. Non è difficile infatti, con un po' d'immaginazione, ipotizzare diverse combinazioni di atomi per formare molecole analoghe alle «molecole padrone» (Dna, Rna e proteine) che dirigono e fanno funzionare le nostre cellule. Spingendo più avanti l'immaginazione, è veramente indispensabile un'organizzazione in cellule per formare un essere vivente? E' necessaria l'acqua, che è il solvente di tutte le forme di vita terrestri? E' impensabile una vita anidra? Gruppi di atomi e molecole organizzati cooperativamente, capaci di «sentire» l'ambiente circostante e reagire ad esso in modo autonomo, dovrebbero essere considerati come esseri viventi? E come riconoscerli? E se tutto l'Universo «pensasse» in questo modo? Come si vede, l'immaginazione può portare molto lontano e per non cadere nel vago è opporuno fissare alcuni punti essenziali. Innanzitutto è bene convincersi che nessuno potrà mai descrivere con esattezza come avvenne l'inizio della vita sulla Terra, perché le condizioni iniziali sono cambiate irreversibilmente e non potranno mai più ripresentarsi sul nostro pianeta. Dobbiamo quindi basarci su indizi e sui pochi dati a nostra disposizione. E' probabile che gli «inizi di vita» siano stati moltissimi, anche se uno solo, quello appunto basato su Dna, Rna e proteine (non necessariamente il migliore) ebbe un seguito. Si sa anche che le condì- zioni fisiche e chimiche sulla Terra circa quattro miliardi dì anni fa erano favorevoli per la formazione di entità organizzate di potenziale valore biologico. Molecole organiche scalici, tra cui i componenti principali delle nostre «molecole padrone», erano presenti in grande abbondanza nelle acque degli oceani primitivi ed è ragionevole pensare che In moltissimi siti e in moltissime occasioni (i tempi sono pur sempre nell'ordine delle centinaia di milioni di anni) si siano create le condizioni per una loro concentrazione (probabilmente per evaporazione), polimerizzazione, in presenza di opportuni attivatori e catalizzatori, e inclusione in strutture protocellulari, i famosi «coacervati» di Oparin. Uno di questi coacervati, (o forse più di uno, ma allora tutti identici, poiché 11 codice genetico è lo stesso per tutte le specie) fu in grado di sopravvivere e duplicarsi, Innescando cosi un processo destinato a condizionare la natura della superficie terrestre, dei mari e dell'atmosfera: l'evoluzione biologica. L'ipotesi di un'origine '«endogena» della vita sulla Terra è quindi perfettamente giustificata e più cheplausibile; dobbiamo per questo escludere che la vita sia stata importata sulla Terra dallo spazio? Come' sempre, in scienza niente può essere rigorosamente escluso: l'ipotesi sembra però poco probabile. Sembra strano che la o le forme di vita «piovute» sulla Terra fossero proprio del tipo adatto a sopravvivere e crescere in quelle particolari (e transitorie) condizioni primitive: più precisamente, queste ipotetiche forme di vita esogene dovevano essere sufficientemente primordiali da vivere in un'atmosfera priva d'ossigeno e da nutrirsi unicamente delle molecole organiche presenti hi quel periodo sulla Terra. Dovevano, in altre parole, essere 11 più possibile simili a forme di vita che si fossero sviluppate direttamente sul nostro pianeta. Resta la domanda: è possibile che altrove nell'Universo si siano verificate condizioni simili a quelle della Terra di quattro miliardi di anni fa, e che abbiano dato origine a esseri che si adattino alla nostra definizione di vivente? I grandi numeri ci insegnano che quando una cosa è possibile (e noi ne siamo la prova), avviene: vale quindi la pena di continuare a cercare. Gabriele Milanesi

Persone citate: Gabriele Milanesi, La Terra, Oparin