Il Rio delle Amazzoni ha due bocche per dire: sono Padre e Dio

Il Rio delle Amazzoni ha due bocche per dire: sono Padre e Dio Cesar Calvo, antropologia e romanzo Il Rio delle Amazzoni ha due bocche per dire: sono Padre e Dio IN America Latina, dove il viaggio è quasi sempre un «trip», là cultura, per risalire alla propria identità, sceglie a volte luoghi e strumenti privilegiati, che offrano una meraviglia diversa e autentica, non deviata dall'ammirazione fatale dei conquistatori, uno sguardo fatto più di paesaggi che di concetti, comprensivo del passato ma presago anche dell'avvenire. Uno di questi luoghi magici può essere il percorso attraverso il Gran Pajonal, -centomila cìiilomctri quadrali di seli'a piana, un altopiano infinito in mezzo ai grandi boschi e fiumi die confinano con la selva dell'alto Rio delle Amazzoni, in direzione di Cusco». Là vivono guerrieri Indomabili, gli «Ashaninka», vale a dire «gli uomini», che i bianchi dilaniarono «campa... Là essi respinsero 1 conquistatori «inda» e quelli spagnoli. Si conservano ancora i segreti dei fattucchieri amazzonici, i maghi verdi. E là rinacque, rapito da uno stregone «amawaka», il figlio tredicenne di un raccoglitore di caucciù, trasformatosi in «Ino Moxo», Pantera Nera, che insegnò l'uso delle armi da fuoco al suo nuovo popolo, agli antropofagl destinati a scomparire. Ma come ritrovare segreti e saggezza? In un viaggio spericolalo, «sfidando su una piroga i capricci del clima e dei fiumi» oppure con uno stregone superstite, nella sala da pranzo dell'Hotel Tariri a Pucallpa. «migliala di casupole di legno basse e fitte»? Oppure, dovunque è possibile «convincere il tempo», «fiume a tre sponde» e «riportarlo a svolgere il suo ruolo primigenio»? Lo stregone ha «gli occhi chiusi in piena notte di "ayawaskha"» e il viaggiatore, lo scrittore, Cesar Calvo, ritrova la prima sensazione della droga sacra, amazzonica, provata a tredici anni e .la mano del Rio delle Amazzoni appare sulla porta, e dalla bocca, dalle sue due bocche, esce la voce: 'Pacliakamalte è Pawa, Padre e Dio, e vive sul fiume...". Un'ascesi, dunque, creata non dal¬ la coscienza di voler cedere all'ineffabile, ma dall'abbandono, per «vedere più in là», perché la Storia appaia in modo simultaneo. Ma non è neppur vero questo, perché le differenze non si cancellano neppure nella droga. Anche lo stregone sa che «ogni cosa ha un nesso con l'altra» e qui, nella selva, «ancora di più» e perfino nella visione rimane la prospettiva: si andrà da Ino Moxo, ma ci sarà anche il capo Juan Santos Atao Walpa, che non è mal morto e tornerà un giorno a vendicare il suo popolo, e comparirà anche lo scrittore peruviano Arguedas che Interpretò questi miti e queste feste di sangue. Prova eccezionale del giovane scrittore peruviano, Cesar Calvo, «Le tre metà di Ino Moxo e altri maghi verdi» crea davvero, a un certo punto, attraverso la scrittura, il suo stesso «humus» letterario, un incanto di «poesia», a contrasto con alcune, poche pagine di «non-poesia». Ma l'effetto allucinogeno, suadente e coinvolgente, più che dal sonno dell'antica droga sacra sembra nascere altrove. Dalla coscienza opposta, e cioè che sonno vero non è, soltanto dormiveglia, e non esiste ritorno possibile al passato. Soltanto una meravigliosa fusione di fiumi, quale avvenne durante l'amplesso del primo uomo, Narowè, che penetrò nella prima donna, Kaametza (che l'aveva creato), «con tutte le tempeste del suo corpo, andando indietro, mentendo, ritornando, insistendo-. Angela Bianchini Cesar Calvo: «Le tre metà di Ino Moxo e altri maghi verdi», trad. di Angiolina Zucconi e Luisa Pranzetti, Feltrinelli, 298 pagine, 14.000 lire.

Persone citate: Angela Bianchini Cesar, Arguedas, Cesar Calvo, Feltrinelli, Juan Santos, Luisa Pranzetti

Luoghi citati: America Latina