Kafka trasforma la malattia in comicità di Renato Barilli
Kafka trasforma la malattia in comicità Un disegno di Kafka Un saggio di Barilli Kafka trasforma la malattia in comicità PER esaminare la «comicità di Kafka», Renato Barilli prende le mosse da Freud. Prima di discutere le opere dello scrittore praghese, cerca di puntualizzare, in una lunga introduzione, Il pensiero del fondatore della psicanalisi sul problema estetico. Secondo Barilli, esso oscilla fra due opposte concezioni: quella dell'artisiavate, che opera per ispirazione divina, e quella dell'artista ricercatore e dispensatore di verità. Va da sé ette la bilancia trabocchi verso la seconda concezione, più moderna e più fertile di sviluppi interessanti, ira i quali particolarmente importante, nel caso specifico, l'origine del comico. Seguendo questo filo conduttore. Renato Barilli vede svilupparsi la comicità in Kafka, dalla rappresentazione della malattia, o di quella che i «sani» considerano malattia. L'artista si crea una sorta di immunizzazione di fronte alla malattia mentale rappresentandola, e proiettandola, quindi a distoma di sicurezza («distanza critica» la chiama Barilli). Per e),etto stesso di questa distanza egli trasforma il comportamento diverso, il gesto strano, alienato, in gesto e comportamento comici. Nascono cosi certi personaggi-manichino di Kafka, certi atteggiamenti da marionetta che si trovano sparsi un po' dovunque, ma con particolare frequenza nel Castello e nel Processo e che anticipano tratti tipici del cinema espressionista e persino del Dadaismo. Il punto d'osservazione adottato da Barilli muta il rapporto tra esperienza personale e rappresentazione nelle opere di Kafka, riducendo molto l'incidenza dell'autobiografico, della confessione di sé. Esemplare è l'analisi della famosa Lettera al padre, in cui si sottolinea l'elemento «gioco», il condurre cioè il lettore per una ina die non è quella percorsa nella realtà dal personaggi del componimento. Laura Mancinelli Renato Barilli: «Comicità di Kafka. Un'interpretazione sulle tracce del pensiero freudiano», Bompiani, 192 pagine, 14.000 lire.
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