Che anno nero per gli sceicchi!

Che anno nero per gli sceicchi! Che anno nero per gli sceicchi! Il 1982 ha ridotto drasticamente i redditi dei paesi esportatori di petrolio - Ma l'Occidente non può dormire sugli allori - Abbandonando le ricerche andiamo versò un terzo «choc» petrolifero PARIGI — II 1982 si sta' chiudendo all'insegna dello -sconforto- per i paesi produttori di petrolio. Dopo dieci anni di continui aumenti di prezzo (in media il 35 per cento) la depressione che ha colpito il mercato della produzione del greggio ha ridotto drasticamente i redditi dei paesi esportatori minando anche seriamente la coesione dell'organizzazione mondiale dei produttori. Per i paesi consumatori il ribasso del prezzo, circa il 6,8 per cento in media (da 36,7 a 342 dollari al barile), nel 1982 rispetto al 1981 alleggerisce il deficit del loro commercio estero anche se rimette in discussione il problema dell'approvvigionamento energetico a lungo termine. Sotto l'effetto della recessione internazionale (nella sola zona dell'Oced — organizzazione dei paesi più industrializzati — la percentuale è stata di —0,5) si è dovuto giocoforza fare economia di energia e ridurre ancor più die nel 1981 i consumi di petrolio^ (—4,5 nell'Oced e —3,8 nei paesi in via di sviluppo). Questa forzata economia internazionale ha preso in contropiede i paesi produttori di petrolio i quali sulla spinta dei forti rialzi imposti nel 1973-74 e '78-79 si erano avventurati in grandiosi progetti di ammodernamento industriale delle infrastrutture. Ne è nata così una corsa all'accaparramento dei mercati di sbocco da parte dei produttori fatta a suon di sconti e ribassi che hanno raggiunto punte di sei dollari a barile. Eppure, proprio per evitare di dilaniarsi tra loro, i paesi produttori erano riusciti nel mese di marzo a organizzarsi per un contingentamento. Malgrado tre tentativi, a Quitti In maggio e due volte a Vienna a luglio e a dicembre, l'organizzazione dei prodvt'r ri non è più riuscita a ristabilire la disciplina interna che si era imposta a marzo, e si è avviata gradatamente, come afferma il suo analista più attento, il ministro del Kuwait sceicco Ali Khalifa Al Sabati, verso lo sgancio, pagando cosi il proprio tributo a una recessione mondiale che essa stessa ha contribuito a provocare. Ma il marasma internazionale sul mercato petrolifero non ha colpito solo i paesi produttori ma anche se in modo dverso incide anche sui paesi grandi consumatori di energia. Negli Stati Uniti, ad esempio, sono entrati in crisi i grandi progetti di ricerca di fonti alternative di energia, progetti die erano stati avviati con grande Impegno finanziario nel 1978-1979 sulla spinto del forte rialzo del prezzi del petrolio. Rassicurate da una situazione di abbondante disponibilità di petrolio le grandi compagnie cominciano Infatti a contrarre i loro investimenti nelle ricerdie sperando di poter tornare alla situazione di prima del 1978. E' un errore che a lungo termine l'Occidente potrebbe pagare assai caro e che potrebbe portare, alla fine del decennio, ad un terzo -choc- petrolifero. Gli arabi si sa lianno pazienza e se progetti come quello della Solilo per la liquefazione del carbone, o della Exxon per le ricerche sulle scisti bituminose, dovessero essere abbandonati si rischia di tornare in breve tempo alla dipendenza totale dal-re-petrolio.

Persone citate: Ali Khalifa Al Sabati

Luoghi citati: Kuwait, Parigi, Stati Uniti, Vienna