Una partita? No, una truffa

Una partita? No, una truffa Erano venuti in 77 mila credendo di vedere Inter-Juventus Una partita? No, una truffa Doveva durare 90 mintiti, in realtà se ne sono giocati solo 45 o 46 - E l'arbitro ; si è reso «complice» delle malefatte dei calciatori - Una lunga serie di falsi dal nostro Inviato G. P. ORMEZZANO MILANO — Ieri a Milano, in località San Siro, 77.189 persone sono state vittime di una colossale truffa. Hanno sborsato 848 milioni 665.700 lire, record del campionato italiano, credendo di acquistare, con biglietti di vario prezzo, e comprati per tempo, il diritto di assistere ad una grande partita tra Inter e Juventus, le due regim dell'Italia del pallone. Hanno offerto ore e ore del Iòi'ò tempo: lo stadio era pieno assai prima dell'inizio del match». Hanno preso del freddo, perché il sole era quello falso di Natale. Alcuni di questi spettatori sono stati ulteriormente raggirati dai bagarini: fino a 200 mila lire per un pasto di tribuna. Ma non osano sporgere denuncia: come chi compra un tartufo a 100 mila lire l'etto e poi si accorge che è una patata tenuta a lungo dentro un calzino sporco. La partita doveva durare 90 minuti, ma nel primo tempo sono stati giocati appena 23 minuti e 35 secondi, nel secondo tempo due o tre minuti di più. L'arbitro Longhi è stato .partner in crime», cioè un po' complice dei giocatori nel truffare la gente con gli .stop» alle azioni. E' stata una partita tutti di falsi. Falsa la sua durata. Falso il gioco, che non è mai diventato vero football. Falso lo spirito del gioco, visto che al massimo s'è trattato, per la lenta conquista del terreno fallo dopo fallo, di football americano. Oppure di rugby, per l'abbondanza dei passaggi all'indletro. Falsi anche i falli, dal momento che la sceneggiata prevaleva sulla verità, tutti sembravano vicini alla morte e un minuto dopo riprendevano a correre, anzi a camminare, cioè a comportarsi come prima. Falsi i campioni di nome celebre usati per richiamare la folla. Per un MUller che ha giocato e bene, un Boniek e un Platini che si sono fatti sostituire da controfigure maldestre, ignave, goffe. E quanto a Juary, era proprio lui. e qui sta il tragico: perché chiunque altro avrebbe fatto di meglio, almeno non sarebbe cad ■■ Xo ogni volta che Gentile sì soffiava il naso e faceva passare un po' d'aria attraverso 11 fazzoletto. D'altronde questo Juary dà l'impressione di esistere solo in quanto atterrato. in quanto abbattuto: che puta caso uno in campo lo trattasse bene, lui sarebbe costretto a giocare a football e allora non esisterebbe pro- prio più. False le distanze sui calci di punizione, mai 9 metri e neppure 8 e neppure 7 e neppure 6. L'inferno degli arbitri Italiani è questo, come contrappasso: promettere ad Ornella Muti una crociera su una barca di 9 metri, lei accetta, ma quando vede la barca e scopre che i 9 metri sono quelli che gli arbitri misurano per le barriere sui calci di punizione, sono 5 cioè, rifiuta seccamente la vacanza e se ne va magari a nuoto con un calciatore, per esempio Orlali che ieri, per avere chiesto la giusta distanza, è stato ammonito. Falso il nervosismo, esibito soltanto per offrire alla gente almeno qualche brivido: alla fine 1 giocatori si sono stretti la mano e sembravano strette da complici, non da sportivi. In fondo tutto quello smaniare, tutti quei fallettl, ha significato football in meno, furto di minuti. Falso il tabellone, anche: quando è entrato Beccalossi, chiamato a gran voce dalla folla nerazzurra (ma come si fa a scandire con fierezza guerriera «E-va-ri-sto»?) 11 tabellone ha sfrigolato, con i suoi puntini luminosi,la scrit-< ta «gol!». Ma forse una partita cosi trae in inganno anche i congegni elettronici, che pure sanno quasi tutto.

Persone citate: Beccalossi, Boniek, Longhi, Muller, Ornella Muti

Luoghi citati: Italia, Milano