Il Pm al processo Moro chiederà 30 ergastoli
Il Pm al processo Moro chiederà 30 ergastoli Da stamattina la requisitoria che durerà tre giorni Il Pm al processo Moro chiederà 30 ergastoli Sarà ricostruita la storia delle Br a Roma che dal 1977 al '79 hanno ucciso 17 volte - Quali condanne per i terroristi «pentiti»? POMA — Nicolò Amato, pubblico ministero del processo Moro, lo stesso magistrato che ha indagato sui brigatisti rinviati a giudizio, inizia oggi la sua requisitoria. Ha molto da dire, e parlerà tre giorni, da questa mattina a mercoledì sera. Chiederà alla corte d'assise almeno trenta ergastoli, avrà il compito di ricostruire, ripercorrere, raccontare, analizzare il terrorismo delle Urigate rosse che a Homo, dal 1977 al 1979, hanno assassinalo 17 voi te. Toccherà anche al giudice Amato rispondere agli avvocati della parte civile, che insistono e vogliono tutta la verità sul delitto più clamoroso e non chiarito: il sequestro e l'assassinio di Aldo Moro. E' molto attesa la requisitoria di Nicolò Amato. Non si tratta soltanto di irriducibili terroristi che lasciano cadere le accuse, non rispondono alle domande, non ammettono e neppure negano. Si tratta alleile, e su questo aspetto l'attenzione è notevole, di terroristi come Antonio Savasta, Emilia Libera, Carlo lìrogi. Massimo Cianfanclli, Ave Maria Pellicola: i cosidetti -pentiti-, gli imputati che dopo l'arresto hanno accettato di collaborare con la magistratura inquirente. Poche settimane fa, il p.vi. del processo alle Unità comuniste combattenti aveva tirato un rigo sulla legge a favore del «pentiti-, aveva chiesto e poi ottenuto pene assai severe. Come si regolerà il pubblico ministero Nicolò Amato? Seguirà la linea di Margherita Gcrunda, che per i «pentitidelle Unità comuniste combattenti aveva sollecitato la non applicazione della legge favorevole ai «pentiti-, giac- che tali non li aveva ritenuti? Amato, giudice che quella legge ha sostenuto e difeso, non dovrebbe insistere sulla linea del p.m. Gcrunda. Conosce bene le vicende di questo processo ed è in grado di valutare l'importanza delle deposizioni di Savasta, Libera e compagni che li hanno seguiti. Forse — almeno cosi si lascia intendere dal palazzo di giustizia — Amato con la sua requisitoria darà una risposta, spiegherà come quella legge va applicata. Il p.m. Amalo non avrà difficoltà nel chiedere ergastoli per Mario Moretti, Prospero Gallinari, Rocco Mica-letto e Franco Boriiseli. Potrebbe averne, invece, per Valerlo Moriteci e Adriana Faranda, die certamente non sono «pentiti-, ma non sono più brigatisti, e neppure lo erano quando Aldo Moro è stato assassinato. ..Anzi — fa sapere il loro difensore — appunto in quel momento decisero di abbandonare l'organizzazione». Tuttavia, se questa spiegazione può avere un valore per chi valuta questo processo in termini politici, di resa, o di dissenso dalle Br, o ancora di abbandono di un gruppo terroristico, non può ottenere identico valore per la corte. Le ultime udienze del processo Moro, terminato l'interrogatorio dei pochi imputati disposti a rispondere e dei molti testimoni die si sono rivelati — almeno secondo la corte d'assise — poco utili per l'accertamento di verità ancora ignote, sono slate occupate dalle arringhe degli avvocati della parte civile. Alcuni, più che dichiararsi soddisfatti per l'esito del dibattimento — e sono la maggioranza — si sono affidati al verdetto della corte d'assise. Altri — e tra questi i legali della famiglia Moro e gli avvocati Fausto Tarsitano e Giuseppe Zupo — hanno elencalo i loro dubbi, le perplessità, gli interrogativi ancora da risolvere, le lacune del processo. Lacune, in realtà, ce ne sono non poche. g. c.
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