Anche per i feriti palestinesi la coda nei reparti ortopedici dell'ospedale

Anche per i feriti palestinesi la coda nei reparti ortopedici dell'ospedale Hanno fatto la stessa fine dei cittadini che non riescono mai ad essere ricoverati Anche per i feriti palestinesi la coda nei reparti ortopedici dell'ospedale Trapelate voci di disservizi - Dal loro arrivo, i 52 feddain sono ospitati in una palazzina dell'ospedale psichiatrico di Collegno - La Croce rossa ha supplito alla disorganizzazione Sono atterrati a Caselle il 21 novembre scorso: 52 palestinesi tra Ì16ei30 anni reduci da Beirut assediata dagli israeliani. Su iniziativa del sindaco di Torino Diego Novelli una delegazione del Consiglio comunale si era recata in Libano e poi l'ex capogruppo del pei. Giuliano Ferrara, era rimasto per preparare la missione, definita umanitaria anche se inevitabilmente non priva di risvolti politili: curare negli ospedali torinesi i feddayn feriti. ^ Da più di 20 giorni i palestinesi sono alloggiati in una palazzina, trasformata In casa d'albergo, dell'ex ospedale psichiatrico di Collegno ospiti dell'Usi 24. Nessuno ne ha più sentito parlare sinché nei giorni scorsi non sono trapelate voci di disservisi proprio dagli ospedali e dai reparti ortopedici in cui la quasi totalità ha doimto recarsi perché necessitante di protest agli arti. Raggiunto telefonicamente all'interno della casa albergo il dottor Shammut Abdel Lati), medico arabo che vive a Roma e rappresenta la «mezzaluna rossa- dei palestinesi (l'equivalente della nostre Croce rossa) si è limitato ad accennare «a problemi subito risolti grazie alla cooperazione e alla buona volontà del dottor Sammartano, presidente dell'Usi 24, e delle infermiere della Croce rossa». Di diverso parere sono invece i volontari della Croce rossa impegnati in prima persona nell'opera di assistenza. Dice Cesare Roccati, ispettore provinciale Cri: «La situazione è piuttosto difficile perché le cose non stanno andando come annunciato e previsto dai politici. Quei ragazzi sono rimasti "parcheggiati" una quindicina di giorni a Collcgno perché negli ospedali non erano preparati a sostenere l'urlo dei 52 e non si trovavano i posti per curarli. Noi stessi dovevamo intervenire come "struttura di supporto" ed invece per far andare avanti le cose, l'impegno è dovuto triplicare. Basti dire che le delegazioni di Chivasso, Rivoli e Beinasco, incaricate dei trasporti iti ambulanza, hanno rischiato il tracollo pur di poter continuare svolgere nel frattempo il solito servizio riservato ai cittadini. Mancava la coordinazione, si andava a prendere i feriti alle 8 del mallino e non si trovavano. Di qui la necessità di ritornare, mentre le corse si sono moltiplicate». Alla disorganizzazione iniziale negli ospedali che fatino capo alla Regione, hanno supplito il personale dell'Usi di Collcgno, incaricato del vitto, e le infermiere volontarie della Cri. Dice il professor Sergio Pettinali, presidente della Croce rossa torinese: «Abbiamo aderito all'iniziativa del Comune per scopi umanitari e non politici. Per noi che siano palestinesi o indiani non importa, è umanità che soffre. Abbiamo cercato di lavorare con le infermiere volontarie, per la parte ospedaliera ed assistenziale, e con i "volontari del soccorso" per 1 trasporti. In effetti le crocerossine, da 4 o 5 che dovevano essere, sono aumentale a 10 ò 12 a seconda delle necessità: oltre a curare le ferite c'era anche da rifare i letti e provvedere alla pulizia. Inoltre lo scompiglio iniziale negli ospedali dove i posti letto ortopedici sono molto richiesti ha fatto siche la Croce rossa torinese, qualche trasporto fosse a vuoto. ;-1 La Croce rossa torinese, insomma,'da *WUttu>a'<il supì»Ffó,n;'sVve ItSSrtìflnata in" "struttura di base".'». Attuai inente una decina di feddayn Ha potuto e'iser ricoverala nelle corsie dove di solito i tetnpi d'attesd-per i mutuati bisognosi di un intervento sono di parecchi mesi, anche sei, a meno di «sanli'in paradisoo di un ricovero d'urgenza, strada molto seguita per saltare in parte lecode. Per la fine "-dell'anno una ventina di palestinesi, i meno gravi, potranno rientrare a Damasco. Gli ditti, se le festività, com'è prevedìbile, non ritarderanno ■ulteriormente il loro recupero e la fabbricazione delle protesi, (l'officina del Maria Adelaide è la più impegnata e oberata di lavoro) dovranno accontentarsi di saltare di tanto in tanto, come già avviene malgrado la sorveglianza della polizia che teme complicazioni, il muro dell'ex, ospedale psichiatrico': I baristi della zona hanno écoperto che anclic i palestinesi, nonostan le la religione professata da alcuni di loro, apprezzano la birra. Marco Vaglietti L'arrivo dei 52 palestinesi all'aeroporto di Caselle il 21 novembre

Persone citate: Cesare Roccati, Diego Novelli, Giuliano Ferrara, Sammartano, Sergio Pettinali, Shammut Abdel Lati, Vaglietti

Luoghi citati: Beinasco, Beirut, Chivasso, Collegno, Damasco, Libano, Roma, Torino