L'«Istituto Luce» contro la Regione

L'«Istituto Luce» contro la Regione E' l'ente elei «cinegiornali» ùei fascismo L'«Istituto Luce» contro la Regione Da Roma una diffida: «1 notiziari li dovete fare con noi» Una vecchia legge, largamente inosservata, lo prevede L'Istituto «Luce» diffida la Regione. «Film, documentari, rotocalchi, riviste-tv, li dovete fare solo con noi-. Sorpresa e stupore In piazza Castello. Frettolosa consultazione di codici e leggi. Succede la mattina del 18 novembre. Il fulmine inatteso arriva per posta, da Roma dove un ufficiale giudiziario ha consegnato ai funzionari piemontesi tre fogli fitti di leggi, premesse, richiami e intimazioni. Insomma è un «alt» in piena regola» col quale l'Istituto (del quale molti ricordano 1 famosi «cinegiornali») vuole riprendersi ciò che dovrebbe essere suo,, almeno secondo una legge del 4 novembre 1965 n. 1213. Il presidente Enrietll chiama gli avvocati. Scartabellando tra libri e documenti si scopre che 11 comma quarto dell'articolo 12 delle norme rispolverate «per vie legali» dice: «Le amministrazioni dello Stato, gli enti pubblici, le società a prevalente partecipazione statale debbono affidare all'Istituto Luce la produzione e la distribuzione del film da essi comunque finanziati, anche se prodotti per la diffusione a mezzo della televisione nel caso non vengano realizzati direttamente dalla Rai». Ma allora il settimanale-tv «Qui Regione- prodotto da una televlsone privata e distribuito ogni settimana alle emittenti del Piemonte è fuorilegge. Non solo ma qualunque «spot» pubblicitario su qualsiasi iniziativa, documentari, o audiovisivi pagati dalla Regione Piemonte ma realizzati da privati non hanno piti ragion d'esistere? Sembra proprio di si. L'Istituto «Luce» lo sostiene citando leggi e regolamenti, rovesciando sul presidente Enrietti una buona pagina di lamentele. «Tali disposizioni — sostiene—indistintamente obbligatorie per tutti gli enti pubblici risultano essere state ricorrentemente disattese ;Tant'è che al riguardo c'è già stata una sentenza della Corte Costituzionale nel '77. Pochi però sembrano rispettarla. «Infatti sono molte le produzioni documentarie, audiovisive e cinematografiche commissionate a privati da parte di ministeri, Regioni, Province, Comuni, enti pubblici e società a prevalente partecipazione statale: Di qui l'offensiva dal sapore Inatteso perché il marchio «Luce» torni ad apparire su tutti i teleschermi d'Italia. La battaglia, ricca per ora soltanto di carta bollata inviata a quasi tutte le Regioni, è de» stinata a creare non poco baccano. Alle diffide seguiranno le azioni giudiziarie, i processi e tante polemiche. Cosa succederà? La «mos» sa» a sorpresa dell'istituto romano potrebbe di fatto bloccare tutte le attività di informazione televisiva e cinematografica degli enti pubblici. Basterebbe che il commissario di governo bocciasse le delibere non in linea con la vecchia legge. Perciò i presidenti dell'Italia delle autonomie vogliono intervenire. Sostengo¬ no che le Regioni sono nate dopo la legge cui s'aggrappa l'istituto Luce e quindi tutto è da discutere. . La questione—spiega- Ezio Enrietti — è più politica che giuridica. L'Istituto Luce ha i problemi che conosciamo. Ma non è pensabile che possano essere supcruli o comunque, ridotti obbligando ancora una volta la mano pubblica a committenze onerose ed indiscriminate, tanto più errate quanto più va sfumando la teoria dello Stato assistenziale-. -Se fossimo obbligati a rispettare le norme del "65—avvertono in piazza Castello — dovremmo coprire costi enormi per produzioni che realizzate a Roma, richiederebbero oneri altissimi. A meno che l'istituto non disponga di personale, sedi e attrezzature almenain ogni Regione-. i/d «grana» prima di approdare in tribunale arriverà al ministero delle Partecipazioni statali che controlla l'Intero pacchetto azionario della casa cinematografica. Ma intanto è guerra. Per ora soltanto a colpi di lettere, telefonate e carla bollata colorate e da qualche battuta di sottile ironia. Gian Mario Ricciardi

Persone citate: Enrietti, Ezio Enrietti, Gian Mario Ricciardi

Luoghi citati: Italia, Piemonte, Roma