Colpevoli di omicidio o martiri della fede?
Colpevoli di omicidio o martiri della fede? In appello genitori sardi testimoni di Geova Colpevoli di omicidio o martiri della fede? Lasciarono morire la figlia non sottoponendola alle trasfusioni di sangue - Condannati nel giudizio di primo grado DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE CAGLIARI — Assassini o martiri della loro fede? Il caso dei due genitori testimoni di Geova, accusati di aver lasciato morire la figlia non sottoponendola a trasfusione, si riapre domani davanti ai giudici d'appello del tribunale di Cagliari. Sul banco degli imputati tornano a sedere Consiglia e Giuseppe Oneda, i coniugi di Sarroch condannati in primo grado a 14 anni di carcere, perché giudicati colpevoli di omicidio volontario — non colposo o preterintenzionale — della loro piccola Isabella, morta a due anni e mezzo per talassemia acuta. I genitori, infatti, per obbedire ai precetti morali della loro religione, non sottoposero la bimba alle trasfusioni di sangue, l'unica cura anche se palliativa, disponibile in Italia contro quell'inesorabile morbo. I due testimoni di Geova sono in carcere ormai da due anni e mezzo. Stanno bene (lui un po' meno), avverte il loro avvocato; ricevono regolari visite di un ministro del loro culto; vedono ogni settimana la piccola Ester, l'altra figlia nata pochi giorni prima che morisse Isabella, e che da allora è affidata a una famiglia amica e della stessa fede. Gli Oneda hanno ricevuto, recentemente, anche la visita di uno dei massimi responsabili del Centro di Brooklin, die ha recato la solidarietà dei testimoni di tutto ti mondo. E continuano a ricevere lettere di conforto, centinaia ogni giorno. Lettere, più di 15 mila, sono giunte anche alla magistratura cagliaritana. Ancor di più, ne sono arrivate in questi mesi al ministero di Grazia e Giustizia, a Palazzo Chigi, al Quirinale. E i testimoni di Geova hanno distribuito in tutta Italia un lungo volantino, stampato in dieci milioni di copie. I testimoni di Geova chiedono giustizia per gli Oneda, vittime di una vera e propria persecuzione religiosa. E'fondata questa accusa? Vediamo i fatti. Quando i questo caso è sorto, c'erano tre imputati di omicidio colposo. Due sono stati condannati per omicidio volontario il 10 marzo scorso, il terzo fu prosciolto subito, in istruttoria. Quest'ultimo è il direttore sanitario della clinica pediatrica di Cagliari, al quale un'ordinanza del giudice minorile aveva imposto, mesi prima che la piccola talassemica ynorisse, di coordinare le diverse strutture (Comune e carabinieri) affinché la bimba venisse sottoposta alle trasfusioni. I genitori non si erano opposti (la loro fede veniva assolta dall'ordinanza), ma il servizio obbligatorio dopo un paio di volte fu sospeso. Il direttore sanitario si giustificò poi. scrivendo ai giudici che di talassemia in Sardegna muoiono tanti bambini ogni anno, con o senza trasfusioni; che le strutture sono insufficienti; e che quindi non gli era stato possibile organizzare con regolarità il servizio assistenziale per la piccola Oneda. Ciò bastò ai giudici, che ravvisarono invece nei genitori uno «stato di esaltazione e di cinismo», nascosto dietro un «comodo paravento di pseudo-convinzioni religiose». Eppure quello dei testimoni di Geova è un culto regolarmente riconosciuto dallo Stato. Ed è altrettanto certo che a tutt'oggi, le trasfusioni non guariscono i piccoli talassemici gravi, ma ne prolungano semplicemente l'agonia, i Si tratta di persecuzione re \l'9iosa? Molti giuristi rispon Idono che l'accusa è eccessiva e prematura, anclie se tutti trovano sproporzionata e troppo pesante la condanna inflitta agli Oneda. Giangiulio Ambrosini invece risponde di si, «perché non sono state rispettate le libertà fondamentali che la Costituzione riconosce ad un gruppo religioso». Da domani, al tribunale di Cagliari, si dovrà decidere se, gli Oneda sono i primi martiri italiani dei testimoni di Geova. Gianni Pennacchi i
Persone citate: Ester, Giangiulio Ambrosini, Gianni Pennacchi, Giuseppe Oneda
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