Un concerto di fuoriclasse
Un concerto di fuoriclasse Tutto esaurito ieri pomeriggio al Conservatorio Un concerto di fuoriclasse Riuniti insieme Salvatore Accardo, Maria Tipo e il Trio di Trieste In memoria dei Solisti di Torino scomparsi giusto dieci anni fa durante una tournée in Bulgaria, l'Unione Musicale ha organizzato un concerto straordinario in cui alcuni fra i migliori musicisti di oggi, allora amici ed estimatori dei colleghi torinesi, sono convenuti a Torino. Si tratta di Salvatore Accardo, di Maria Tipo e del Trio dì Trieste che hanno suonato con l'Orchestra da camera italiana, le cui file sono zeppe di amici e colleghi degli scomparsi Lessona. Forte, Moffa ed Egaddi. Niente di funebre e di commemorativo nella sala gremitissima del Conservatorio, ma unicamente la commozione e la felicità per la musica eseguita benissimo. Il programma era d'altronde improntato a serenità, ad una serenità che senza retorica sconfigge tutti i pensieri neri. Per cominciare il radioso Concerto in sol maggiore K. 216 per violino e orchestra di Mozart suonato e diretto da Accardo con la perfezione di sempre e nell'Adagio con una rara tenerezza. Seguiva il Concerto per pianoforte e orchestra K.503 di Mozart, solista Maria Tipo e direttore Accardo, che ci ha messo di fronte al Mozart più splendido e avvenirista. Il dialogo del pianoforte con l'orchestra si svolge secondo linee concertanti che chiamano in causa i vari strumenti con funzioni contromelodiche ma su ogni cosa prevale il fluidissimo movimento delle masse armoniche che suscitano echi, aloni, improvvise e magiche dilatazioni dei piani sonori, queste veramente moderne ed abbaglianti. Per concludere sono entrati in scena 1 tre del Trio di Trieste, Dario De Rosa, Renato Zanettovich e Amedeo Baldovino, per suonare il Triplo concerto di Beethoven. E' un best-seller talmente logorato dalla routine che quasi non lo si può più ascoltare, ma con i tre grandi musicisti è venuto fuori cosi fresco e iragrante che sembrava inventato 11 per 11. Tecnica infallibile, bellezza di suono, ben calcolati «rubati» sui tempi agili e scattanti e nel Largo centrale una poesia e una delicatezza di fraseggio, una naturalezza nell'lntrecciare i fili del dialogo che avrebbero incantato l'ascoltatore più rude e disavvezzo ai piaceri della musica. Enzo Restagno
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